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" La cecità dell'Occidente di fronte alla violenza islamica " L'islam è una religione tollerante: tolleriamo i fanatici, i kamikaze, l' "opera pia" dei terroristi ...e le donne, a malapena Cari amici, Attaccherà? Non attaccherà? Attaccherà solo un po', non per ottenere qualche cosa, ma per “punire” i cattivi, come all'asilo? Sono state superate tutte le sue linee rosse? Ma forse non erano rosse, solo rosa scuro... C'è stato il gas, non c'è stato? Deciderà lui, come dice di essere in diritto di fare? O seguirà “il consiglio” del Congresso? E se non saranno d'accordo, chi deciderà? Quando? Ma qualcuno si può fidare di quest'uomo, che un tempo riteneva Assad una persona con cui collaborare, tanto che ci aveva ripreso i rapporti diplomatici sospesi da tempo e gli aveva mandato un ambasciatore, che dopo un po' ha ritirato? Ma non era anche “amico” di Mubarak, che poi fece cadere? Terribile avere un sior tentenna a guidare la potenza leader dell'Occidente, quella da cui in ultima istanza dipende la nostra libertà, dato che non siamo più capaci di pagare il prezzo e di farlo da noi...
Per esempio, lo sapevate che il cristianesimo è una forma di sionismo? Non sto parlando di quel libro molto interessante che si chiama “Zealot: The Life and Times of Jesus di Nazareth”, un best seller negli Stati Uniti che argomenta con grande capacità di scrittura e notevole comepetenza filologica e storica la vecchia tesi secondo cui la figura di Gesù va inquadrata nelle numerose vicende analoghe di predicatori itineranti che interpretavano il rifiuto del popolo ebraico per il dominio romano alla luce della Torah, e che in sostanza è stato ucciso dai romani in quanto patriota ebraico, cioè sovversivo. Oltre alla documentazione e all'ottima esposizione, la particolarità di questo libro è quella di essere stato scritto da uno studioso di origini musulmane, Reza Asian: un caso raro di incrocio critico di tradizioni religiose, che vi consiglio caldamente di procurarvi on line, se leggete l'inglese. No, non pretendo di divertirvi con un tema storicamente centrale, ma culturalmente assai complesso come le implicazioni politiche e intellettuali delle origini ebraiche del cristianesimo. Parlo di questioni più terra terra, cioè in sostanza del pretesto scelto da un tribunale iraniano per condannare dei cristiani. In realtà non è un gran problema per loro. Pensate alla povera Asia Bibi, condannata a morte (http://www.segnideitempi.org/asia-bibi-condannata-a-morte-per-un-sorso-dacqua/cultura-e-societa/asia-bibi-condannata-a-morte-per-un-sorso-dacqua/ )per aver attinto un sorso d'acqua a una fonte che si pretende riservata ai soli musulmani; e fra l'altro pensate a quanto sia velenosamente unilaterale quel movimento internazionale, una specie di cinque stelle su scala mondiale, che non nomino per decenza e che fa girare una storia tutta deformata sull'arresto di un arabo vicino a Hebron, non per aver portato acqua da bere alla sua famiglia, come insinuano, ma per aver rubato all'acquedotto con un impianto clandestino l'irrigazione dei suoi campi, per evadere il canone. Ve ne ho parlato due o tre settimane fa: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=50272 . Ma questa è cronaca quotidiana,a sia la persecuzione dei cristiani, sia l'antisemitismo dei benpensanti “progressisti”. Quel che è straordinario, e su cui vale la pena di spebndere un sorriso, è la sentenza di un giudice di Teheran, tal Pir-Abassi, presidente di una “corte rivoluzionaria n. 26” che ha punito un certo Mohammad-Hadi Bordbar convertitosi alla religione cristiana evangelica non solo per il grave reato di apostasia, ma anche per reati contro la sicurezza dello stato, sentenziando che il cristianesimo è un'organizzazione sionista. Il poveraccio si farà un bel po' di galera, se nel frattempo non l'ammazzeranno per apostasia, come è d'uso da quelle parti.
Ma a parte la bestialità storica, vale la pena di riflettere su questo episodio. Spesso i leader religiosi integralisti ripetono lo slogan “prima il sabato, poi la domenica”, intendendo con ciò che si propongono di fare i conti prima con gli ebrei e poi con i cristiani. Certo, vi sono nel Corano prescrizioni di tolleranza nei confronti delle due religioni monoteiste da cui Maometto ha assunto temi e figure per la sua narrazione religiosa - ma a patto che si sottomettano, che paghino una tassa speciale, che siano “dhimmi”, cioè in una posizione di emarginazione sociale e politica. Ma prevalgono le indicazioni di ostilità e di rifiuto: ebrei e cristiani avrebbero “falsificato” le scritture, per esempio i Cristiani non solo dicendo che Gesù sia morto sulla croce, cosa che i Musulmani rifiutano, ma parlandone come del “figlio di Dio”, che per loro è un abominio. La tolleranza è provvisoria, una tattica o una concessione; l'ostilità è strutturale, perché lo scopo dell'Islam è la sottomissione di tutto il mondo. E in effetti questo doppio comportamento nella storia ha funzionato, perché l'Islam si è imposto nei secoli in territori tradizionalmente cristiani (Nordafrica, Siria, Mesopotamia, Turchia ecc.) conquistati da minoranze guerriere, con il sistema di non impedire la religione originaria ma di rendere difficile la vita di chi la praticava e molto conveniente la conversione. Solo nuclei molto forti, come i Copti in Egitto, gli Armeni in Anatolia, i Greci, gli assiri e naturalmente gli ebrei hanno saputo resistere a queste pressioni, spesso subendo stragi e veri e propri genocidi per questo. E' il caso in questo momento dei cristiani di Siria, dell'Iraq e della Nigeria, o dei copti in Egitto. La cosa che mi meraviglia moltissimo è la sottovalutazione di questi episodi, la scarsissima difesa che il mondo cristiano fa dei suoi fratelli in pericolo. Decine, centinaia di chiese e di monasteri, naturalmente inermi e apolitiche, sono state distrutte e bruciate programmaticamente dagli islamisti durante i disordini egiziani delle ultime settimane e la guerra civile siriana; religiosi sono stati sequestrati e uccisi, persone e proprietà dei fedeli severamente attaccati. La reazione dell'Europa e dell'America sono state flebilissime, mentre grande è stato lo scandalo contro la repressione degli islamisti che stavano compiendo queste atrocità (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4420590,00.html ). Che senso ha rivendicare le “radici cristiane” (o “giudaico-cristiane”, un'espressione che non amo affatto) dell'Europa, se non si è in grado di esercitare una solidarietà efficace? Vi immaginate se in qualunque paese del mondo, non dico in Israele, ci fosse stata una simile caccia all'uomo a causa della sua religione? E in fondo, a guardar bene, non è profondamente razzista questo atteggiamento? Come se gli islamisti non fossero responsabili di quel che fanno. In conclusione: se a favore di Asia Bibi o di Mohammad-Hadi Bordbar, dei copti o dei cristiani dell'Iraq - inermi, pacifici, colpevoli solo della loro fede - ci fosse un decimo della solidarietà che c'è per i terroristi palestinesi, se l'America ne chiedesse la liberazione come ha preteso per i macellai di Al Fatah e di Hamas, se si organizzassero boicottaggi del Pakistan e degli altri paesi che perseguitano i cristiani come lo si fa nei confronti di Israele che non solo rispetta tutte le religioni, ma riconosce la libertà politica ai propri espliciti nemici politici, come i partiti palestinisti rappresentati nel suo parlamento, se gli aiuti occidentali ai ribelli in Siria e ai paesi della ex primavera araba fossero condizionati a un minimo di libertà religiosa - be' forse questo non rappresenterebbe solo un aiuto concreto per questi perseguitati, ma anche un atto di giustizia. E invece in alto, molto in alto nelle scale religiose e politiche dell'Occidente, si parla degli islamici come fratelli (senza completare l'espressione con la rima che sarebbe giusta, fratelli coltelli) o li si adula con false attestazioni sul loro contributo al progresso mondiale, come fece Obama al Cairo in un discorso allora lodatissimo e che oggi tutti farebbero bene a rileggere alla luce delle conseguenze che ha portato la politica dichiarata allora di appoggio all'islamismo “moderato”. Ugo Volli |
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