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" E' Israele, non Terra Santa "
Oggi la rubrica Dialogo del TG 1 curata da Roberto Olla ha presentato un servizio da Israele girato in occasione della partita degli Under 21 giocata in giugno. Bellissimo servizio, niente da dire, Roberto Olla , che parlava da Gerusalemme, Israele, e’ un bravo e serio giornalista. Claudio Pagliara, collegato da Tel Aviv, Israele, e’ altrettanto bravo, altrettanto serio. Entrambi i giornalisti parlavano da Israele e lo dicevano chiaramente, molto chiaramente: Israele!
Il terzo interlocutore era Padre Enzo Fortunato dei Frati di Assisi che invece era convinto di essere in collegamento colla Terra Santa, paese sconosciuto. Ho cercato inutilmente sulla carta geografica ma non ho trovato nessuna nazione con questo nome. Padre Fortunato non ha mai pronunciato la parola Israele, fedele alle antiche e ormai millenarie direttive della Chiesa. Eppure nel 1993 il Vaticano ha ufficialmente riconosciuto Israele, si, un po’ tardino, dopo 45 anni, ma alla fine c’è riuscito e allora non si capisce il motivo per cui tanti religiosi sono così restii a pronunciare quel nome. Proprio non gli piace, anzi pare quasi che gli ripugni dirlo. Eppure e’ anche un bel nome, elegante, Israele! Non vi pare? Perché si è parlato della partita di calcio Under 21 in una rubrica che si intitola Dialogo? Perché come saprete, in quell’occasione Israele aveva invitato ad assistervi qualcosa come 500 bambini arabi dei territori occupati dai palestinesi , oltre naturalmente a bambini e ragazzi ebrei e arabi israeliani e il servizio era tutto improntato sul dialogo tra bambini delle due etnie. In Israele! Tutto molto bello, tante sviolinate sulla comprensione, sulla pace, bambini arabi che dicevano di non odiare più gli ebrei. Un bel campetto dove bambini arabi e ebrei giocavano a calcio. Sempre In Israele! Davvero, nessuna critica ...beh, solo una ...un piccolissimo neo... solo uno... che però sarebbe stato essenziale rivelare in una rubrica dal titolo Dialogo....perché, amici, parlando di pace, di conoscenza, di comprensione, sia Roberto Olla che Claudio Pagliara, che la portavoce del Centro Peres per la Pace Tami Chai, hanno dimenticato di dire una cosa importante che avrebbe fatto comprendere molte cose, soprattutto che il dialogo esiste solo tra Israele e Israele, non certo tra Israele e l’ANP. Trasportati dalla retorica hanno dimenticato una notiziola: quando gli Under 21 sono andati a giocare a Ramallah, i palestinesi hanno vietato agli israeliani l’ingresso nei territori dell’ANP e . ovviamente, di andare a fare il tifo allo stadio. Allora a che serve parlare di pace se lo si può fare solo da una parte della “barricata”? A che serve sviolinare tanto sulla conoscenza e sulla comprensione se lo si può realizzare solo in Israele? E perché non dirlo durante il servizio che tutto quello che si e’ visto, bambini felici, amici gli uni con gli altri, purtroppo, non e’ reciproco? Perché non far capire ai telespettatori che in Israele si parla di dialogo e di pace mentre dall’altra parte c’e’ una chiusura totale sull’argomento? Ecco, questo e’ mancato perché il servizio fosse perfetto: meno retorica e più chiarezza, meno sviolinamenti e più informazione. Peccato. http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/rubriche/ContentItem-d79786e0-0963-47d8-acea-81d8097e77b7.html |
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