L'Iran si allunga in Libano con Hezbollah commento di Pio Pompa
Testata: Il Foglio Data: 28 agosto 2013 Pagina: 2 Autore: Pio Pompa Titolo: «Le mire dell’Iran sul Libano: supporto a Hezbollah, attacchi ai sunniti»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 28/08/2013, a pag. 2, l'articolo di Pio Pompa dal titolo "Le mire dell’Iran sul Libano: supporto a Hezbollah, attacchi ai sunniti".
Roma. Ad accusare direttamente Hezbollah per il duplice attentato di venerdì in Libano contro le moschee sunnite della città di Tripoli – l’ultimo bilancio parla di 49 morti e oltre 700 feriti – ci ha pensato sabato, su Twitter, al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi): “Sappiamo con certezza che dietro tale barbaro atto ci sono le mani di Hezbollah, da sempre schierato al fianco di Bashar el Assad. Questo vile partito deve sapere che presto verrà punito”. Secondo fonti d’intelligence mediorientali sentite dal Foglio, a pianificare e realizzare l’attacco contro le due moschee avrebbero provveduto elementi dei servizi iraniani e delle Brigate al Quds, intervenuti in soccorso del Partito di Dio, duramente colpito otto giorni prima nel cuore del suo quartier generale a Beirut. Consumata la vendetta è stato poi facile per Hezbollah deplorare pubblicamente l’accaduto, organizzando persino dei sit-in popolari a Beirut per manifestare la propria solidarietà alla vittime della strage di Tripoli. “Da quando Hezbollah – raccontano le nostre fonti – è sceso apertamente in campo in Siria, sostenendo con le sue milizie il regime di Damasco, Teheran ha quintuplicato la sua presenza in Libano imbrigliando il paese con una fitta rete d’intelligence cui fanno capo, operativamente, decine di nuclei scelti delle Brigate al Quds, per un totale che sfiora le duemila unità. Domenica abbiamo ricevuto dei dispacci informativi secondo i quali il regime iraniano avrebbe deciso, in previsione di un eventuale intervento militare in Siria da parte degli Usa e dei suoi alleati, di aumentare nei prossimi giorni tale presenza portandola a oltre 3.500 unità. Lo scopo sarebbe duplice. Da un lato trasformare il Libano in una polveriera, aggiungendo a quello siriano un ulteriore fronte di conflitto in grado di destabilizzare l’intero medio oriente, dove è sempre più difficile distinguere gli amici dai nemici, gli alleati dagli avversari. Persino il Partito di Dio, come dimostrano i tweet postati da Aqmi, è incerto sui suoi nemici essendosi alienato, combattendo in Siria, le simpatie dei jihadisti sunniti, che ne lodavano fino a ieri le battaglie condotte contro Israele, trasformatesi ora in un odio crescente. Dall’altro garantire, nel caso in cui Assad dovesse essere rovesciato dall’intervento americano, lo sganciamento delle milizie Hezbollah e il loro rientro in patria. E’ a un simile scenario che si riferiva, domenica, il vicecapo di stato maggiore delle Forze armate iraniane, generale Massoud Jazayeri, nell’affermare che il superamento della linea rossa del fronte siriano avrebbe comportato per la Casa Bianca gravi conseguenze”. Nel frattempo, sempre sotto la regia iraniana, su tutto il territorio libanese bande armate di milizie sciite starebbero dando la caccia ai leader e militanti sunniti maggiormente impegnati nel fornire supporto logistico e finanziario a coloro che combattono in Siria contro Assad. Come avvenuto in Egitto con la repressione dei Fratelli musulmani, anche in questo caso in alcuni circoli sunniti di Beirut già si parla di centinaia di desaparecidos. Ma l’offensiva preventiva di Teheran non si fermerebbe qui. “L’intenzione sarebbe quella – continuano i nostri interlocutori – di trasferire in tutta fretta in Libano gran parte degli arsenali chimici di Assad. Cosa assai temuta da Israele che ne ha più volte denunciato l’estrema pericolosità. Il tutto, nonostante il regime degli ayatollah sia convinto del fatto che l’indagine Onu sull’uso delle armi chimiche in Siria possa tradursi in un nulla di fatto dato che, sulla base di una formula chimica sviluppata proprio in Iran per camuffare l’uso di tali armi, sarà quasi impossibile rilevare le piccole quantità di sarin disperse nell’enorme volume costituito dalle sostanze chimiche antisommossa. Intanto, su mandato del presidente iraniano Hassan Rohani, alcuni specialisti starebbero allestendo una campagna mediatica senza precedenti sugli eccidi di guerra compiuti dagli Stati Uniti a partire da quelli del Kosovo (indicata in questi giorni come modello per aggirare il veto di Russia e Cina in sede di Consiglio di sicurezza dell’Onu) con l’uso di uranio impoverito”. “In fondo – ci ha confidato un giornalista libanese – resta tutta l’amarezza per il ritardo con cui si è mossa l’America di Obama. Come se fosse tollerabile continuare a uccidere e morire purché con armi convenzionali”.
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