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Unione europea: guerra economica contro Israele 27/08/2013

Unione europea: guerra economica contro Israele
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana

Ci sono sempre stati quelli che hanno invocato la mano dura di Onu e Ue per costringere Israele a sempre maggiori concessioni verso la controparte palestinese, sottovalutando non solo i problemi legati alla sicurezza, ma anche tutte le implicazioni di carattere economico che dal ’67 in poi si sono create nei rapporti con i territori contesi. Come si sa, non essendoci un confine, la cui definizione fa parte di quella lunga serie di insuccessi chiamati ‘colloqui di pace’, la popolazione israeliana si è espansa verso Giudea e Samaria, la cui definizione giuridica è oggetto di valutazioni contrapposte.
Tra gli organi di informazione israeliani che con più insistenza hanno chiesto l’intervento dell’Unione europea affinchè venissero sanzionati i rapporti con le aziende che producono nei ‘territori’, in prima fila c’è sicuramente Haaretz. E’ di pochi mesi fa la notizia che d’ora in poi un diverso trattamento verrà applicato dalla UE verso quei prodotti di provenienza dai ‘territori’, che verranno marchiati in modo tale da riconoscerne l’origine, e non rientreranno più nella normale distribuzione nel mercato europeo, con tutti i benefici conseguenti.
Una legge contenente una chiara punizione economica, giudicata da molti iniqua, perché non colpisce soltanto l’economia israeliana in genere, ma danneggerà il mercato del lavoro palestinese, cancellando migliaia di posti di lavoro. Ma la sanzione si è allargata in un modo imprevisto, persino da Haaretz, che oggi si accorge, con preoccupazione, che potranno saltare accordi internazionali di collaborazione europea con Israele di una gravità eccezionale. Ha cominciato l’Olanda, che ha chiesto alla più importante compagnia nazionale specializzata in grandi lavori di ingegneria di rivedere il contratto con l’azienda acque e fognature della Municipalità di Gerusalemme,che prevedeva grandi lavori di risanamento fognario dal Monte degli Ulivi sino al villaggio Silwan, nella parte est della capitale – quindi con un forte miglioramento della qualità di vita dei cittadini arabo-israeliani che vi abitano -  per proseguire poi verso Ma’aleh Adumim fino al Mar Morto, luoghi che persino Haaretz definisce “ Area C, sotto il pieno controllo militare e civile di Israele”, il che significa che entreranno a far parte dello Stato ebraico in una futura definizione dei confini. Tutto il tono dell’articolo di Haaretz esprime forte preoccupazione, nel timore più che giustificato, che a questo primo passo del governo olandese, ne seguano altri da parte di altre istituzioni europee.

Israele si sta muovendo sul piano della diplomazia, ma è indubbio che tutti i 28 stati della UE hanno ricevuto le linee-guida approvate per quanto riguarda i comportamenti da tenere riguardo alle aziende che operano nei cosiddetti ‘territori’. Se dopo quello olandese, altri governi seguiranno la stessa prassi, il danno che deriverà a Israele sarà rilevante.
Haaretz e tutti coloro che in questi anni si auguravano la mano pesante su Israele, chiedendo sanzioni contro le aziende che operavano nei ‘territori’, che però producevano lavoro e benessere per tutti i lavoratori, adesso è inutile che si straccino le vesti. Questo risultato è anche merito loro.

Angelo Pezzana


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