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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.08.2013 Egitto: liberarsi della costrizione del velo
la storia della giornalista Mona Eltahawy

Testata: Corriere della Sera
Data: 27 agosto 2013
Pagina: 37
Autore: Serena Danna
Titolo: «Liberarsi dalla Costrizione del velo: le parole che portano alla decisione»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 27/08/2013, a pag. 27, l'articolo di Serena Danna dal titolo "Liberarsi dalla costrizione del velo: le parole che portano alla decisione".


Mona Eltahawy

Mona Eltahawy, giornalista egiziana di New York, ha trasformato il suo profilo Twitter in un luogo di dibattito sul velo nel mondo islamico. L'esperta di mondo arabo, 46 anni, ha raccontato ai suoi 184 mila follower di aver indossato per nove anni un foulard per coprire la testa: «otto dei quali — ha dichiarato — volevo toglierlo ma non ci riuscivo». «Vergogna e senso di colpa» le hanno impedito per tanto tempo di affrontare serenamente la questione. Fino a domenica sera, quando ha scelto di farlo su Twitter. A 25 anni Mona decide di non usare più il foulard: «Ho capito che non era un requisito necessario per sentirsi musulmana e non volevo ci fosse differenza tra la me che si vedeva dall'esterno e chi sono davvero», ha scritto sul social network, sottolineando che a spingerla ad affrontare il tema sono state le richieste di tante giovani confuse. Molte di quelle erano online domenica a discutere del significato culturale e personale del velo. I racconti di donne alle prese con abaya, hijab, jilbab, selezionati da Eltahawy, si sono diffusi rapidamente in rete con il risultato di rendere più «vicino» un argomento controverso e giudicato spesso con troppa superficialità. È la libertà presunta o reale di Internet, come ricorda un tweet di @al_masani, tra le protagoniste del dibattito: «Porto il nijab quando sono in Egitto, ma non in Canada e non lo porto online». Tante le esperienze raccontate in 140 caratteri: dalla studentessa costretta dalla madre a coprirsi, a quella che vuole portare il velo nonostante i genitori; c'è chi difende con orgoglio la scelta e chi al contrario la vede come un segno di prigionia. Identità e sicurezza emergono come i due elementi caratterizzanti di tutte le esperienze. A seconda dei casi, il velo appare come lo strumento capace di dare e togliere identità, e di proteggere le donne dalle violenze del mondo degli uomini. C'è anche spazio per qualche sorriso: «Le prime settimane a volto scoperto — ha scritto Eltahawy — andavo in giro con dei capelli terribili, non volevo che la gente pensasse che la mia scelta dipendesse dal look».

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