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Padroni del mondo? Cari amici, vi prego, fatemi una promessa. Se vedete che mi monto la testa e che incomincio a pensare di essere il padrone del mondo, o di poter cambiare le sorti della politica di questo o quel paese, ecco, per favore avvertitemi. Riportatemi coi piedi per terra. Lo sapevano i nostri maestri, l'hanno esemplificato bene i tragici greci: la presunzione è pericolosa, porta all'arroganza, alla prepotenza. Ogni "ubris" è in genere punita pesantemente. "Non t'allargà" è una norma morale, prima che di buon comportamento, e vale per tutti, anche per un umile compilatore di cartoline quotidiane come il sottoscritto. Perché penso di correre questo rischio? Mah, naturalmente non avrei questa propensione in maniera individuale, al massimo posso pensare di essere il più prolifico cartolinaio d'Italia - ma diciamo in senso collettivo, come ebreo, potrebbe succedermi. Non per la vecchia storia del "popolo eletto", che col potere e la politica certo non c'entra, ma significa in sostanza assumersi una serie di obblighi religiosi, come l'alimentazione Kasher, che non sono ritenuti obbligatori per gli altri popoli. E neanche per la pretesa a un "Grande Israele", che sarebbe in definitiva assai più piccolo della padania di bossiana memoria. No, il punto è quello che dicono che noi collettivamente, come ebrei o come israeliani (i musulmani non distinguono fra i due termini, o meglio distinguono anche gli israeliani in ebrei e arabi, odiando e combattendo solo i primi insieme ai loro parenti della diaspora). Ci attribuiscono continuamente poteri straordinari sulla politica e l'economia mondiale, come se fossimo i padroni del mondo, o stessimo seriamente lavorando per diventarlo. Vediamo qualche esempio recente.
Senza dubbio nel mare di dichiarazioni che riguardano la crisi egiziana, avete letto quella di Erdogan, che ha affermato con grande enfasi che la defenestrazione della fratellanza musulmana è colpa degli "ebrei" (http://www.focusonisrael.org/2013/08/20/golpe-egitto-erdogan-accuse-a-israele/ ). Del resto qualcosa del genere aveva detto anche la Fratellanza stessa, attribuendo al capo della giunta militare Al Sisi origini ebraiche e spiegando la sua malvagità con il suo "sionismo". Anche Morsi però era stato in precedenza inquadrato dai manifesti dei suoi nemici in una bandiera israeliana e così ancora prima Mubarak: tutti ebrei, figuriamoci. La lotta di potere in Egitto si è svolta fra ebrei, se prendiamo sul serio questi insulti - perché erano insulti razzisti, i peggiori che conoscono, mica complimenti. E anche il "New York Times", organo supremo dell'odio di sé ebraico dai tempi in cui minimizzava la Shoah in corso per non creare problemi all'amministrazione Roosvelt fino a oggi, ha sostenuto che l'azione dei generali ha avuto successo perché Israele (questa volta non "gli ebrei", ma si sa...) si è messo di traverso alla benefica azione della diplomazia di Obama a favore dei Fratelli Musulmani. Dunque è Israele, 8 milioni di abitanti e 22.000 chilometri quadrati, a controllare la situazione politica in Egitto, 90 milioni di abitanti e un milione di chilometri quadrati. Altro che la famosa coda che agita il suo cane...
Ma non basta. Perché il sullodato Erdogan ha anche sostenuto qualche settimana fa che le agitazioni sociali e per la libertà che continuano in Turchia (anche se la stampa annoiata non ci bada) sono manovrate dagli ebrei. Meno potente di lui, ma altrettanto popolare sui media, la femminista tunisina Amina Sboui, nota per le sue esibizioni a seno nudo su Internet e in moschea, ha dichiarato di lasciare il gruppo Femen cui apparteneva, perché considera islamofobe le manifestazioni di solidarietà tenute per lei stessa davanti alle ambasciate del suo paese e sospetta che il gruppo sia finanziato da Israele (http://www.agoravox.it/Amina-lascia-le-Femen-Sono-un.html ). Il deputato inglese antisemita (pardon, antisionista) Galloway ha sostenuto recentemente che Israele fornisce le armi chimiche ad Al Qaeda ( http://www.jewsnews.co.il/2013/08/23/galloway-israel-gave-chemical-arms-to-al-qaida-in-syria-attack/ ) e il premier libanese Suleiman ha sostenuto che dietro le autobombe contro Hezbollah a Beirut c'era "lo zampino" di Israele (http://italian.irib.ir/notizie/mondo/item/130128-libano-il-presidente-suleiman,-dietro-all-esplosione-di-beirut-c-%C3%A8-lo-zampino-di-israele ). Sempre in Libano, Hezbollah sostiene pure che la colpa degli attentati dell'altro ieri contro i suoi nemici sciiti non è sua, ma naturalmente di Israele (http://www.rightsreporter.org/libano-hezbollah-accusa-israele-degli-attentati-alle-moschee-sunnite/ ). Potrei andare avanti a lungo in Medio Oriente, parlandovi di avvoltoi, pescecani maiali e altri strumenti di guerra non convenzionale, delle improbabili seduzioni di Tzipi Livni ai danni di leader arabi, dei terremoti, delle siccità e degli altri disastri provocati dalla scienza occulta degli ebrei. Padroni di tutto, capaci di parlare con gli animali, di comandare alla meteorologia e alla sismologia, grandi maghi... non c'è da inorgoglirsi? Ma basta girare un po' per la Rete e si trovano anche in Occidente, anche in Italia fior di siti che proclamano come la colpa della crisi economica sia degli "ebrei" (spesso fra l'altro qualificando come tali delle persone che col popolo ebraico non c'entrano proprio nulla). E non sono solo i soliti allocchi che spiegano il mondo con le "scie chimiche" e il "signoraggio", scettici sulla Shoah ma fiduciosi su tutto il resto; e neppure solo antisemiti dichiarati, negazionisti e revisionisti che fanno dell'odio agli ebrei la loro bandiera (se volete divertirvi con la follia, guardate questo filmato, che se ne sta tranquillamente da mesi su Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=TXcaDrWrXP4 ). Fra quelli che in maniera più o meno velata parlano del dominio della "finanza ebraica" (nell'epoca in cui il maggiore creditore mondiale è la Cina...) vi sono molti grillini, ma non mancano i nostalgici del comunismo e gli "antimondialisti". Insomma, anche la crisi è merito nostro. Del nostro dominio totale sull'economia, o dei nostri contorti ed efficacissimi piani per ottenerlo. Del resto non siamo da secoli alla caccia del potere supremo? Lo dicono quei "Protocolli dei Savi di Sion" che piacevano a Hitler e ad Arafat (e in Italia a "grandi intellettuali" come Vattimo). Niente, del resto, rispetto all'impresa di "uccidere Dio": questo significa letteralmente l'accusa di "deicidio" che la tradizione cristiana ci ha scaraventato addosso per secoli. E un popolo che ha il potere di compiere una simile impresa, figuriamoci se non è capace di rovesciare Morsi, di far fallire qualche banca o di mettere in difficoltà politici di bassissimo livello come Erdogan o Obama. Sciocchezze: terremoti ed epidemie, siccità e aggressioni di insetti sono ben più difficili, e li pratichiamo frequentemente.
E però... però non non abbiamo evitato la Shoah (vabbé per gli antisemiti non c'è mai stata, o è stata concordata coi sionisti per rubare la terra ai poveri palestinesi, ma sei milioni di morti, la metà del popolo ebraico non siamo riusciti a salvarli). Non siamo riusciti a evitare i ghetti e i pogrom e le discriminazioni anche nel mondo islamico per secoli e secoli. Non riusciamo a smettere di essere ammazzati, con le bombe degli attentati, coi gas dei Lager, coi coltelli dei "patrioti palestinesi", coi razzi; non riusciamo a far sì che smettano di insultarci, di compilare liste coi nostri cognomi, di usare il nostro nome come insulto ("Tizio ebreo! Caio giudeo! ecc.) dai campi di calcio alla politica. Non riusciamo a stare in pace nel piccolo territorio che la comunità internazionale ci ha assegnato, e in cui del resto il nostro popolo si è sviluppato per millenni, tutti vogliono "cancellarci dalla carta geografica" per citare Achmadinedjad; e non ci facciamo illusioni, non è che vogliono "una patria per il popolo palestinese, non gli potrebbe importare di meno dei palestinesi, si vede da come li trattano; quel che vogliono è cacciare noi, possibilmente completare l'opera di Hitler facendoci fuori tutti. Sarà anche questo un segno di potere? Che volete, forse è la popolarità che si paga. E' per questa ragione che quando capita che qualcuno, in maniera del tutto innocente e perfino amichevole nelle intenzioni, mi faccia i complimenti per l'infallibilità del Mossad o l' "intelligenza" del mio popolo, mi irrigidisco. Tendo a vederci una strana e diffusissima forma di razzismo positivo. Anche quando ci sono tutte le ragioni per essere fieri, per esempio a proposito del numero di premi Nobel delle università israeliane o del successo delle sue start-up tecnologiche, mi ricordo la morale del "non t'allargà" e tendo a diffidare non delle intenzioni di chi le ammira, ma delle condizioni sociali che producono un complimento del genere. Perché dall'ammirazione al capro espiatorio, come ha mostrato René Girard e prima di lui la storia, il passo è molto breve. E' vero, ci difendiamo bene. Siamo in pochi ma teniamo botta a nemici assai più grandi e più potenti di noi. Vedete, è necessario: sappiamo bene di non poter fare a meno di difenderci, di non poterci permettere di perdere una guerra senza che riprenda la strage interrotta nel '45. Dunque siamo obbligati a essere difensori efficienti di noi stessi. Ma per la stessa ragione sappiamo che la presunzione e l'ubris sono pericolosissime. Ugo Volli |
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