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Libero Rassegna Stampa
25.08.2013 Gaza: sempre meno finanziamenti per Hamas
cronaca di Leonardo Piccini

Testata: Libero
Data: 25 agosto 2013
Pagina: 15
Autore: Leonardo Piccini
Titolo: «Hamas dimenticata rischia la bancarotta»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 25/08/2013,a pag. 15, l'articolo di Leonardo Piccini dal titolo "Hamas dimenticata rischia la bancarotta".


Ora che Siria e Iran sono impegnati in altri conflitti, mandano meno fondi ai terroristi della Striscia

Tempi duri per Hamas. Il movimento islamico che l'Unione Europea e gli Stati Uniti hanno incluso nella lista nera delle organizzazioni terroristiche, rischia la banca rotta. Nel corso delle ultime due settimane, una speciale unità di crisi composta dai ministri del movimento operativo su Gaza, si è riunito tutti i giorni: al centro delle analisi e delle febbrili consultazioni, l'enorme deficit che si è accumulato negli ultimi due mesi.
Un buco di oltre 250 milioni di dollari che rischia di mandare in malora le casse dell'organizzazione palestinese e in frantumi la già fragile economia della Striscia di Gaza. Il problema per Mahmoud al Zahar, uno dei leader storici del movimento, è che i suoi due più importanti mecenati, e cioè la Siria e l'Iran, sono impegnati su fronti più caldi e impegnativi che richiedono un continuo esborso di dollari per finanziare le milizie e armare i volontari sciiti, mentre lo smantellamento dei Fratelli Mussulmani in Egitto e la rimozione del presidente islamista Mohamed Morsi, ha privato Hamas di un prezioso sostegno non solo a livello economico ma anche a livello diplomatico sul fronte internazionale. Il generale egiziano Abd al Fattah Al Sissi, comandante in capo delle forze armate egiziane, ha poi dato ad Hamas il colpo di grazia, arrestando l'enorme flusso di merce di contrabbando che fino a poco tempofa passava per le centinaia di tunnel che collegano l'Egitto alla striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah, e provocando il razionamento di numerose risorse vitali per un'economia che è totalmente dipendente dagli aiuti esterni. In questa situazione, Hamas è stata perfino costretta a chiedere aiuto agli odiati rivali di Fatah, una mossa che potrebbe avere ripercussioni interne impensabili fino a qualche tempo fa, con il rafforzamento del moderato Mahmoud Abbas, impegnato in questi giorni nei difficili colloqui di pace con Israele a Washington.
Quel che è certo, è che la crescente pressione su Hamas,ha anche implicazioni economiche e politiche nella striscia di Gaza, una regione costiera di 360 kmq, popolata da oltre 1 milione e seicentomila palestinesi, su tutte le furie per l'incapacità politica dimostrata da Hamas nell'affrontare una crisi imprevista. I suoi leader infatti, fino a due mesi fa, pensavano di aver fatto bingo, puntando tutto il loro prestigio e tutta la loro fortuna non solo sulla Fratellanza in Egitto, ma sostenendo i movimenti islamisti cresciuti all'ombra delle varie primavere arabe, dallaTunisia al Marocco, dalla Libia all'Egitto. Mohamed Morsi, il leader dei Fratelli Mussulmani, li aveva ricompensati fornendo loro armi, finanziamenti e riaprendo di fatto i confini egiziani con Gaza. Con il cambio di regime, la detenzione di Morsi, e la leadership dei Fratelli Mussulmaniinfugao in prigione, la strisciadi Gaza sta ormai collassando. I suoi abitanti, dopo la chiusura del valico di Rafah, non hanno più accesso a materiali di costruzione e al carburante, che costava meno della metà di quello che ora sono costretti ad importare da Israele. A questo si aggiunga, che un altro prezioso finanziatore si sta ormai defilando: il nuovo emiro del Qatar, Tamin succeduto da poche settimane a Khalifa al Thani, è molto meno propenso di suo padre a finanziare il movimento estremista palestinese.

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