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Il Foglio Rassegna Stampa
21.08.2013 Libano: un'autobomba a Beirut uccide 27 persone e ne ferisce 300
commento di Pio Pompa

Testata: Il Foglio
Data: 21 agosto 2013
Pagina: 4
Autore: Pio Pompa
Titolo: «I nemici di Hezbollah»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 21/08/2013, a pag. 4, l'articolo di Pio Pompa dal titolo "I nemici di Hezbollah".


Hassan Nasrallah, capo di Hezbollah

Roma. Mercoledì scorso, mentre l’Egitto precipitava nel caos, alcuni dispacci d’intelligence segnalavano possibili e imminenti attacchi terroristici nella città libica di Bengasi e a Beirut, nel Libano. Poco più di 24 ore dopo un’autobomba esplode nei sobborghi meridionali della capitale libanese tra i quartieri di Bir el Abeid e Roueiss, nel cuore della roccaforte di Hezbollah, uccidendo 27 persone e ferendone oltre 300. Come già avvenuto il 9 luglio, quando fu colpito con modalità simili il solo centro residenziale di Bir el Abeid causando 50 feriti, a rivendicare l’attentato sono ancora una volta i miliziani sunniti delle fantomatiche “Brigate di Aisha”, sconosciute a osservatori e analisti. Solo recentemente il quadro ha iniziato a farsi più chiaro. Secondo fonti d’intelligence sentite dal Foglio, le Brigate sarebbero essenzialmente composte da jihadisti sunniti libanesi, quasi tutti reduci dall’Iraq, che hanno continuato a mantenere rapporti organici con i terroristi confluiti nell’organizzazione qaidista dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil), attivamente impegnato sia in Iraq sia in Siria. “Dopo l’intervento delle milizie di Hezbollah a sostegno dell’esercito siriano e di Bashar el Assad – raccontano le nostre fonti – i combattenti libanesi presenti tra le fila della resistenza siriana decisero di rompere gli indugi dando vita a un’organizzazione terrorista con lo scopo di colpire direttamente sul suolo nazionale, iniziando da Beirut, le principali roccheforti del Partito di Dio.
Assunta tale decisione viene costituito un nucleo operativo, rafforzato con l’inserimento di specialisti in esplosivi dell’Isil, che dopo alcune settimane rientra in Libano potendo contare su una collaudata rete clandestina di appoggio logistico e organizzativo. Di tale rete fanno parte alcuni elementi dei servizi di sicurezza libanesi che svolgeranno un ruolo cruciale nel consentire l’accesso ai quartieri sciiti rigidamente controllati da Hezbollah. Sennonché l’operazione, sin dal suo avvio in Siria, entra nei circuiti informativi dei servizi sauditi che tramite intermediari riescono a prendere contatto con i jihadisti libanesi offrendo loro supporto logistico e finanziario. Altro che la complicità e le impronte d’Israele, come ha dichiarato il presidente libanese Michel Suleiman! I vertici di Hezbollah sono perfettamente consapevoli di avere a che fare con un insidioso nemico interno che si nasconde in quella parte della popolazione libanese che non ha mai perdonato il loro coinvolgimento al fianco di Assad nell’assassinio ancora impunito di Rafiq Hariri.
Da qui l’estrema preoccupazione degli apparati d’intelligence dell’organizzazione sciita, che ancora non riescono a comprendere l’entità e la portata della falla che si è aperta nell’intero sistema di sicurezza. Il sospetto, tra l’altro, è che i complici dei terroristi che hanno compiuto gli attentati possano risiedere proprio nei quartieri posti sotto il loro controllo. Ne è scaturita una specie di caccia al traditore come non si era mai registrato negli ultimi anni. E’ questo il clima che, in questi giorni, sta percorrendo come un brivido l’intera struttura del Partito di Dio”. Nel frattempo, come scrive il quotidiano Haaretz, le forze di sicurezza libanesi hanno arrestato sabato nei pressi di Naameh, una località 15 km a sud di Beirut, quattro militanti sunniti che trasportavano sulla loro autovettura cinque contenitori di esplosivo Tnt e nitroglicerina, con l’intento di compiere attentati.
Le autorità libanesi hanno però escluso legami dei quattro arrestati con l’attentato del 15 agosto e collocato l’episodio nel contesto delle lotte sempre più sanguinose che contrappongono sunniti e sciiti in tutto il medio oriente. Il tutto in attesa che Hezbollah dia un volto ai suoi nemici interni. Intenzionati, come hanno affermato nel video di rivendicazione dell’attentato inviato personalmente al leader Hassan Nasrallah, a colpire ancora.

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