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Mi piace Delisle, questo non mi rende anti israeliano 19/08/2013

Gentile redazione,

 Dopo quasi vent"anni di pezzi filoisraele, tutto pensavo tranne che di essere diventato -secondo voi- all'improvviso filopalestinese, per aver sostenuto che il cartoonist guy delisle e' meritevole, come sostiene anche molta parte della critica, del pulitzer.
Innanzitutto io mi riferivo all'opera omnia di delisle -che e' il massimo sulla piazza quando descrive le dittature coeane e birmane- e non al singolo graphic 'cronache di gerusalemme'.
Parlo da tecnico, da ex critico cinematografico e di Comics, non giudico partendo da alcuna ideologia: e confermo la mia opionione tecnica su delisle. In secondo luogo, da che mi risulta l'errore -grossolano ma ingenuo- di delisle su tel aviv, e' stato corretto dagli editor nelle successive edizioni del libro.
Se a voi delisle, poi, risulta troppo filopalestinese, e' un'opinione rispettabile che in certe tavole (in certe...) potrei anche condividere, ma delisle, comunque politicamente la pensi e' bravo a raccontare.
E, vi assicuro che ho espresso, sulle stesse pagine del mio giornale e con gli stessi spazi, lo stesso giudizio entusiastico per l'opera di sarah glidden 'capire Israele in 60 giorni (e anche meno)", pubblicata dallo stesso editore italiano di delisle.
Peraltro, in quel caso mi beccai del 'troppo filoisraeliano' da alcuni lettori. Sono anni che seguo il conflitto arabo -israeliano da giornalista o semplice lettore con occhi di riguardo per israele''nel solco del mio giornale, in un,ottica il piu' liberale possibile. Non provateci neanche a farmi passare per cio'che non sono ,soltanto per una mia preferenza artistica.
L" arte e' libera per natura, lo dicono sia Amos Oz che Lenny Bruce, miei autori di culto che non mi pare siano esattamente palestinesi.
Per me delisle rimane bravissimo, salvo non scoprirlo fanatico o filoterrorista, ovvio, ma non mi pare sia il suo caso. Qui la polemica e' inutile,davvero. Occhio agli integralismi, specie con gli amici...


Cordialmente Francesco Specchia -quotidiano Libero

Che l'arte sia di per sè espressione di libertà è una opinione che non condividiamo. La storia è piena di esempi che lo confermano. Ezra Pound è stato un gradissimo poeta e - nello stesso tempo - fascista e amico della Germania nazista. Le sue trasmissioni radio sono state durante la guerra un aiuto enorme a due regimi miserabili, criminali. Gli americani, per rispetto verso lo scrittore, lo rinchiusero, a liberazione avvenuta, in un ospedale psichiatrico invece che sottoporlo a processo e poi in carcere. E Céline, che ancora oggi viene giudicato uno dei più grandi scrittori del '900, non ha scritto quell'ignobile "Bagatelle per un massacro?  Assolviamo anche lui perchè ha scritto "Viaggio al termine della notte"?
Il nazi-fascismo non è certo stato sconfitto da chi condivideva le loro idee, ma da chi le combatteva. Su un piano diverso ma simile, si può dire che l'Urss è crollata non certo grazie a Il'ja Ehrenburg, che con i dittatori sovietivi ha sempre flirtato, ricevendone in cambio onori e prebende, e che oggi è giustamente dimenticato.
Il fumettaro che lei tanto ammira ha fatto una operazione simile, ha presentato Israele raccontandolo attraverso mistificazioni, menzogne che ne alterano  i tratti reali, veri.
Se a lei piace - oltre a tutto dichiarandosi filo-israeliano - davvero non ne comprendiamo il motivo. Israele, come qualunque altro Stato, è criticabile, ma la critica deve basarsi su fatti non su pregiudizi o dati inventati. Se poi vengono interpretati anche con abilità dall'artista, il risultato è doppiamente grave.
Lei non se n'è accorto, provi a rileggerlo, chissà..
IC redazione

 


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