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Ugo Volli
Cartoline
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L'impotenza dell'America di Obama 18/08/2013

L'impotenza dell'America di Obama
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Che la causa sia incompetenza, dabbenaggine, accecamento ideologico, vero e proprio odio per i valori della tradizione politica americana, perfino consapevole tradimento - su una cosa sono tutti d'accordo, ma proprio tutti, destra sinistra perfino opinionisti una volta fedelissimi come Roger Cohen: che la politica mediorientale dell'amministrazione Obama sia un gigantesco fallimento. L'esempio dell'Egitto è chiarissimo, anche se su questo punto la posizione fallimentare di Obama è stata seguita dai governi e dalla stampa europea. E' un errore. Anche gli articoli riportati ieri da Informazione corretta (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=50325 ) lo testimoniano.

Ma guardate anche quel che dicono i copti egiziani, principali vittime della violenza islamista in questi giorni: "Obama mi sembra non capire la situazione. Nel suo intervento non ha nemmeno accennato a tutte le chiese e gli edifici cristiani bruciati dai Fratelli musulmani. Bisogna dirlo con chiarezza: i Fratelli musulmani sono terroristi, legati come sono a gruppi di Al Qaeda e ai Salafiti. " ... "denunciamo fortemente le mistificazioni trasmesse dai mezzi di comunicazione occidentali e li invitiamo a una rilettura dei fatti oggettivamente e di offrire copertura internazionale e politica a queste organizzazioni terroriste e sanguinarie e ai loro accoliti invece di legittimarle con un sostegno globale e protezione politica poiché stanno cercando solo di diffondere devastazione e distruzione nella nostra amata terra.  Chiediamo ai mezzi di comunicazione internazionali e occidentali di impegnarsi a fornire un resoconto veritiero di quanto accade con onestà, verità e accuratezza. " ... "Perché mai l’Occidente è disposto a fare loro concessioni quando i leader di queste organizzazioni ricattano l’Occidente?" (http://www.lanuovabq.it/it/articoli-voci-dallegitto-loccidente-si-svegli-7093.htm ).

Per converso è abbastanza chiaro che l'azione dei militari egiziani ha l'appoggio di tutti i paesi dell'area, esclusi solo Qatar, Turchia e Hamas; dall'Arabia Saudita a Israele dalla Giordania agli Emirati del Golfo, tutti hanno preso la posizione opposta a quella dell'America (e dell'Europa che la segue), assicurando anche un sostegno economico per compensare eventuali sanzioni americane (http://www.loccidentale.it/node/126427 ). La cosa ha suscitato grande irritazione da parte degli obamiti, tanto che il suo principale organo di stampa, il New York Times, con la solita tecnica delle indiscrezioni anonime ha accusato direttamente Israele di "rovinare gli sforzi diplomatici sull'Egitto" ( http://www.timesofisrael.com/israel-undermining-western-diplomatic-efforts-in-egypt/?) per il fatto che i generali egiziani hanno agito in coordinamento di sicurezza con Israele.


Abdel Fatah al Sisi

Non voglio discutere qui della situazione egiziana. A me sembra chiaro che l'amministrazione americana abbia sbagliato tre volte: nel tradire Mubarak, proclamato amico fino a due anni fa (come era amico dell'America Ben Alì e lo è diventato perfino Assad, con cui Obama ha deciso personalmente i rapporti diplomatici dopo anni di gelo). Nel confermare un appoggio ai Fratelli Musulmani, continuando a scambiare un gruppo oppressivo, dittatoriale, vicino ai terroristi per ciò che non è e non vuole essere, lo strumento moderato di un'integrazione democratica fra Islam e modernità. E poi anche nel non riuscire a imporre questa scelta politica sbagliata sul terreno, lasciando che le cose andassero nel senso opposto con la distruzione relativamente facile del Potere della Fratellanza. Io sono contento che ciò sia avvenuto, ma certamente questo dà un segno di totale impotenza dell'America, come lo fu durante l'amministrazione Carter la presa del potere di Khomeini, col sequestro dei diplomatici americani, o l'anno scorso l'uccisione dell'ambasciatore americano a Bengasi.

Non voglio parlare dell'Egitto, qui. Ma a voi sembra che qualcuno si possa fidare della competenza americana sul Medio Oriente in queste condizioni: traditori degli amici, incompetenti e sorpresi dagli sviluppi politici, incapaci di sostenere le loro scelte anche con gli alleati che dipendono strettamente dai loro aiuti economici e militari come appunto l'Egitto. Ripeto: c'è qualcuno che si può fidare dell'America e delle sue garanzie in queste condizioni? Difficile. Ma bisogna ricordarsi che proprio iun questi mesi l'amministrazione americana ha investito pesantemente il suo prestigio in un affare non piccolo, cioè la ripresa delle trattative fra Israele e Anp, usando per superare le difficoltà fra le due parti la tecnica di chiedere fiducia nelle proprie garanzie. Kerry non solo ha fatto la spola instancabilmente fra Gerusalemme e Ramallah (invece di occuparsi almeno un po' dell'Egitto e della Siria, val la pena di notarlo), ma alla fine ha affrontato le distanze fra Israele e Anp dando a ciascuno una lettera di garanzie. Ora, è possibile fidarsi delle garanzie di un'amministrazione così sconclusionata e incompetente? E' una domanda che si pongono in tanti. (www.commentarymagazine.com/2013/08/15/how-can-israel-entrust-its-security-to-people-who-got-egypt-so-wrong/ ).


John Kerry

E infatti, i nodi sono venuti subito al pettine. Come sapete, la settimana scorsa  c'è stato l'inizio delle trattative, preceduto dalla liberazione di ventisei assassini terroristi detenuti da Israele, concessa da Kerry a Mahmoud Abbas e l'annuncio contestuale che Israele avrebbe continuato a costruire nei sobborghi di Gerusalemme e nei grandi blocchi di insediamenti. La liberazione degli assassini ha suscitato grande dolore e scandalo in Israele. Ma era obbligatoria, se Netanyahu l'avesse negata, Kerry l'aveva minacciato di una campagna di delegittimazione "al testosterone". Letteralmente. Ora viene fuori che uno degli assassini aveva ammazzato un israeliano che deteneva anche la cittadinanza americana, anzi era un ex marine. E sapete che cosa ha fatto lo stesso dipartimento di stato che aveva premuto durissimamente per imporre la liberazione? Ha espresso la sua "preoccupazione", (concern, che in gergo diplomatico è una forte contrarietà): http://www.algemeiner.com/2013/08/16/killer-of-former-u-s-marine-released-by-israel-in-peace-talks-gesture-state-department-voiced-concern/ . Se foste un israeliano, che cosa pensereste: che questi diplomatici americani oltre che pochissimo competenti, sono un po' razzisti. Chi ammazza un israeliano, non fa cosa grave e può essere liberato per la pace. Ma se questo israeliano è anche americano, allora deve restare in galera. Difficile che Kerry non abbia approvato la presa di posizione. Ci si può fidare di un segretario di stato così?

Ma c'è un secondo episodio. Israele come sapete ha annunciato nuove costruzioni alla vigilia della trattativa, l'Anp si è stracciata le vesti, ha gridato all'illegalità, secondo il solito copione. A questo punto è intervenuto Kerry, svelando gli altarini: certo, la Casa Bianca considera illegittimi gli insediamenti e le costruzioni in essi, ma  tutti sapevano benissimo che Netanyahu avrebbe fatto questo annuncio, anzi nel pacchetto delle condizioni per la ripresa delle trattative c'era stato un accordo per cui le costruzioni sarebbero continuate, ma solo dentro i sobborghi di Gerusalemme e i grandi blocchi. Tutto vero, ma dirlo faceva perdere la faccia all'Anp. Dilettanti allo sbaraglio. E allora, ecco la reazione immediata: una dichiarazione che accusa Kerry di essere inaffidabile e di aver imbrogliato i palestinesi (http://www.jpost.com/Diplomacy-and-Politics/PA-officials-accuse-US-of-deception-and-misinformation-on-peace-talks-323374 ), il peggio che si possa dire di un mediatore, un insulto personale sanguinoso, un altro colpo alle moribonde trattative. Gli americani non sono giudicati né affidabili né politicamente potenti neanche dalla traballante Anp. Naturalmente non è possibile gioire di questo, anche se la forzatura sul negoziato fra Israele e Anp è sbagliata e pericolosa. Che l'America con tutte le sue armi e i suoi denari, con la sua tecnologia e la pop culture che esporta dappertutto, sia riuscita grazie a Obama a rendersi irrilevante in Medio Oriente è una pessima notizia.  Che l'Europa buonista e piena di buona volontà si infili volonterosa sulla stessa strada, Istalia in testa, è solo un male minore.

Ugo Volli


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