venerdi 22 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Corriere della Sera Sette Rassegna Stampa
17.08.2013 Non è con un paio di partite di calcio che si costruisce la pace
contrariamente a quanto ritiene Antonio Ferrari

Testata: Corriere della Sera Sette
Data: 17 agosto 2013
Pagina: 16
Autore: Antonio Ferrari
Titolo: «Quando una Pulce è utile alla pace»

Riportiamo da SETTE del CORRIERE della SERA di oggi, 17/08/2013, a pag. 16, l'articolo di Antonio Ferrari dal titolo "Quando una Pulce è utile alla pace".


Antonio Ferrari        Lionel Messi in Israele

Per maggiori informazioni sulla visita del Barça in Israele e Anp, cliccare sui link sottostanti
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=50205
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=50214

Ferrari dà un bilancio positivo della 'missione' del Barça, ma non è possibile concordare con la sua opinione.
A Tel Aviv, come ricorda Ferrari stesso, non è stato suonato l'inno israeliano per non 'offendere' la tifoseria palestinese. Nella partita disputata nell'Anp, invece, il problema non si è posto, perché non è stato permesso l'accesso a tifosi israeliani.
Non è un paio di partite di calcio con una squadra europea a risolvere i negoziati fra Israele e palestinesi, specie quando questi ultimi non sono realmente interessati alla pace.
Ecco il pezzo:

Il calciatore più prezioso dei mondo, che nessuno può comprare dal Barcellona, ha compiuto un mezzo miracolo. Lionel Messi, così piccolo che tutti chiamano "la Pulce", ma così grande da essere il più bravo attaccante dei pianeta, ha tentato l'impresa impossibile: il gol che vale la pace. Messi, che costa la stratosferica cifra di 58o milioni di euro, e che è un fervente cattolico, è sceso umilmente al Muro del pianto di Gerusalemme, con la tippa sul capo, e fra i palestinesi di Betlemme e di Hebron, per condurre, alla guida dei suo quasi invincibile squadrone, l'impresa più ardua: un "Tour della pace" nella regione più tribolata del mondo, dove due popoli, costretti a vivere insieme, non riescono ancora a trovare la via che li allontani per sempre dalla guerra. La diplomazia internazionale tenta invano da un nugolo di decenni di comporre il conflitto, e proprio in questi giorni il presidente Barack Obama e Il segretario di Stato Kerry stanno tentando di rilanciare il negoziato. Il Barcellona e il suo asso indiscusso hanno impiegato pochi minuti per costruire un'identica atmosfera di contagioso entusiasmo in Palestina e in Israele. Migliaia di ragazzi, cresciuti in un clima di violenza, hanno potuto vedere, toccare, dribblare, oltre a Messi, anche Cavi, Inlesta, Piqué. E portare con sé l'esaltante ricordo di una giornata indimenticabile. Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen era emozionato come un ragazzino mentre stringeva la mano al campione. Esattamente come il presidente israeliano Shimon Peres, che si è persino esibito in un passaggio smarcante. Il premier Netaniahu, che non voleva essere da meno, è sceso addirittura in campo per giocare.
NOME MISSIONE.
Be', se la pace si potesse negoziare su un campo dl calcio, vi sarebbero indubbi vantaggi. II pallone fa miracoli. A Beirut, durante il campionato del mondo 1982, i bombardamenti si interrompevano per seguire le imprese dell'Italia. Tra Turchia e Armenia la normalizzazione è figlia del doppio incontro per le qualificazioni mondiali. La nobile missione di Lionel Messi e compagni ha però un neo, anzi ne ha due. Dal Tour della pace" è stata esclusa Gaza, anche se nella Striscia i tifosi del Barcellona non sono meno numerosi che a Gerusalemme e Betlemme. E poi durante la partitella di Tel Aviv non è stato suonato l'inno israeliano. Va bene che è stato suonato soltanto l'inno catalano. Ma ragioni di opportunità e timori hanno forse condizionato anche questo evento. Il Barcellona, l'anno scorso, aveva Invitato ufficialmente in Spagna il soldato israeliano Gilad Shalit, sequestrato proprio a Gaza, irritando i palestinesi. Ora qualcuno avrà pensato di "riparare".

Per inviare la propria opinione a Sette, cliccare sull'e-mail sottostante


sette@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT