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Hasbarà, se ci sei batti un colpo
Qualcuno ha mai vissuto la terribile esperienza di cercare su Google tutte le voci correlate alle parole ‘ Israele ‘ e ‘ palestinesi ‘ ? Il risultato è sconvolgente. Mentre a favore – o dalla parte di Israele, mettiamola come si vuole – ci sono immagini, vignette, slogan in una quantità decisamente irrilevante, quelle dalla parte dei palestinesi – anche cliccando una parola pro-Israele – sono predominanti. Non bassa propaganda, niente affatto, ci si trova di fronte a un mare di immagini molto ben costruite, tutte miranti a rendere esplicito un obiettivo politico. La realtà viene capovolta con grande abilità, si direbbe che tutte le agenzie di pubblicità del mondo si siano date appuntamento per dare una mano a chi vuole distruggere l’immagine di Israele, tale è la raffinatezza del lavoro svolto. Andare a controllare per credere.
Finora Israele non aveva mai preso realmente sul serio il problema, né al Ministero degli Esteri né all’interno del governo, come se la propaganda palestinese fosse un affare che non li riguardasse; oppure, sì, dicevano, è vero, in questo campo siamo indietro, ma poi non succedeva niente, prevaleva, come sempre, la sottovalutazione dell’importanza dei mezzi utilizzati, Facebook, Twitter, ma anche soltanto Google o Wikipedia, nessuno capiva l’uso che, soprattutto i giovani, ne facevano per comunicare pensieri, opinioni, giudizi, immagini. Soprattutto queste ultime, le quali hanno un peso determinante nella trasmissione della comunicazione.
La questione si è trascinata per anni, e finora la soluzione non era mai apparsa all’orizzonte. Fino ad oggi, perché ieri, su Haaretz in prima pagina, è apparsa la notizia che il governo ha scoperto il buco nero nel campo della “public diplomacy”, il termine in uso nel linguaggio diplomatico ufficiale, quella che noi, umili trombettieri, abbiamo sempre chiamato, e sempre chiameremo, “hasbarà”, una parola che deriva dal verbo ebraico ‘lehasbir’, cioè ‘informare’. Scoperto che i detrattori di Israele hanno viaggiato in questi anni a cento all’ora, diffondendo attraverso i social media una quantità enorme di disinformazione, finalmente dall’Ufficio del Primo Ministro è partito un progetto che dovrà coinvolgere, a livello professionale, quei giovani che facevano quanto potevano per arginare la marea maleodorante dell’odio anti-israeliano. Ci sarà adesso un accordo con l’Unione degli Studenti israeliani per sostenere, con un finanziamento del governo, un dipartimento dal nome altisonante “Interactive Media Unit” per affrontare internet e il mondo che gli ruota intorno. Angelo Pezzana P. S. : La notizia uscita ieri su Haarez in anteprima, mancava però del “tocco” abituale del quotidiano, da molti definito “arabo scritto in ebraico”. L’autore, Barak Ravid, non conosceva nulla del coordinatore del progetto, Daniel Seaman, infatti l’aveva citato senza nessun commento particolare. Ieri si è invece documentato e, orrore, ha appreso notizie sconvolgenti dell’uomo che dovrà avere la responsabilità del progetto “hasbarà”. Sconvolgenti secondo Haaretz, idee di buon senso secondo qualunque cervello pensante che non si sia ancora sottoposto al lavaggio del politicamente corretto.
Che cosa ha scritto di tanto orribile Seaman ? Vediamo. 1) sul bombardamento di Hiroshima, che ha causato 100.000 vittime: “ sono stanco di ascoltare le proteste che puntualmente ogni anno arrivano da vari gruppi pacifisti per le vittime di Hiroshima e Nagasaki.La responsabilità è della guerra scatenata dal Giappone, che ha causato 50 milioni di morti: cinesi, vietnamiti, cambogiani, malesi, coreani, filippini, indonesiani, una guerra imperialista e genocida. E non vanno dimenticati i 120.000 soldati americani uccisi dai giapponesi. 2) il16 luglio, dopo la decisione Ue di inserire l’Hezbollah combattente nella lista dei movimenti terroristi: 3) il 3 luglio, all’inizio del Ramadan “ l’inizio del mese di digiuno vuol forse dire che la smetteranno di mangiarsi l’un l’altro durante tutto il mese ?” 4) il 18 giugno, nella ricorrenza del 90° compleanno di Shimon Peres, ha indirizzato a lui, Clinton e Blair questa domanda: “ quante ‘vittime della pace ‘ non sono riuscite a festeggiare il loro decimo compleanno? 5) Dedicato a Saeb Erekat, il negoziatore palestinese: “ Dice che riprenderà i colloqui solo se Israele fermerà tutte le costruzioni e dichiarerà che i confini del futuro Stato di Palestina saranno quelli del 1967, e queste erano le pre-condizioni, che Israele doveva considerare come obbligatorie . C’è un modo diplomatico per dirgli ‘vaffanculo’ ?” Ecco alcune della accuse che dovrebbero costare a Daniel Seaman l’incarico. |
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