Siria: Obama interverrà dalla Giordania con i droni? Voci sull'assassinio di padre Dall'Oglio. Cronache di Daniele Raineri, Cecilia Zecchinelli
Testata:Il Foglio - Corriere della Sera Autore: Daniele Raineri - Viviana Mazza Titolo: «Paura per Dall’Oglio. Il sacerdote italiano ucciso dai rapitori»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 13/08/2013, in prima pagina, l'articolo di Daniele Raineri dal titolo " Quanto manca prima che i droni americani colpiscano in Siria? ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 12, l'articolo di Viviana Mazza dal titolo " Paura per Dall’Oglio. «Il sacerdote italiano ucciso dai rapitori» ". Ecco i pezzi:
Il FOGLIO - Daniele Raineri : " Quanto manca prima che i droni americani colpiscano in Siria? "
Roma. Il Foglio raccoglie dai ribelli siriani la notizia che in Giordania, vicino alla capitale Amman, gli americani stanno preparando una base segreta per i droni. Gli aerei pilotati da terra avranno la missione di sorvegliare che cosa succede in Siria – il confine tra i due paesi è poco più a nord. La Giordania è la testa di ponte di ogni azione militare di Washington che riguarda la Siria, anche se si tratta di attività limitate e perlopiù a scopo esplorativo. Da dicembre si sa che gli americani e alcuni paesi arabi non specificati incontrano e addestrano gruppi selezionati di ribelli nella base Kasotc – un poligono di tiro vastissimo ritagliato nel deserto giordano, anche questo poco lontano dal confine. Dalla Giordania sono certamente anche passate alcune armi anticarro comprate in Croazia dal governo saudita e poi avvistate in mano ai ribelli che fanno la guerra al presidente Bashar el Assad. Secondo uno scoop di dicembre fatto dalla rivista americana Atlantic, infine, sopra la Giordania passano i droni israeliani che vanno a raccogliere informazioni sulla Siria. Le informazioni di questo tipo non sono mai commentate dai governi dei tre paesi. C’è anche da considerare la possibilità che i droni americani bombarderanno alcuni gruppi estremisti dentro la Siria, il Jabhat al Nusra e lo Stato islamico in Iraq e Siria, entrambi affiliati di al Qaida. Il giornale in inglese degli Emirati arabi uniti, The National, sostiene che a dicembre 2012 uomini dell’intelligence americana chiesero ai comandanti ribelli informazioni sui campi dei gruppi estremisti durante alcuni incontri in Giordania. “Preferiremmo che voi combatteste prima contro di loro e dopo contro Assad. Uccidete quella gente di al Nusra. Se non lo farete voi, lo faremo noi”. A marzo il Los Angeles Times ha raccontato che la Cia ha creato una nuova unità di specialisti per raccogliere informazioni sui combattenti estremisti in Siria “in vista di possibili attacchi con i droni”. Ad aprile il governo iracheno ha chiesto agli americani di colpire con i droni i jihadisti che vanno e vengono attraverso il confine e combattono in entrambi i paesi – secondo Associated Press. Nell’intervista finale prima del suo congedo la settimana scorsa, il numero due della Cia, Michael Morell, ha detto che “i gruppi estremisti impegnati nella guerra civile in Siria sono la minaccia più grande alla sicurezza nazionale americana”, più grande ancora di quelli in Pakistan (dove gli americani sono impegnati in una campagna di bombardamenti con i droni dal 2004). Nel condannare gli attentati multipli in Iraq che sabato 10 agosto hanno ucciso più di 70 persone, il dipartimento di stato nota che il capo dell’organizzazione responsabile (lo Stato islamico in Iraq e Siria) “attualmente si nasconde in Siria” e che Washington offre 10 milioni di dollari per informazioni decisive su di lui. Altre operazioni contro i gruppi estremisti in Siria. Secondo fonti del Foglio, la sera del 4 agosto il presidente dell’opposizione siriana, Ahmad Jarba, ha incontrato per due ore il capo dei servizi segreti giordani, Faisal Shobaki, e l’attaché militare dell’ambasciata americana. Scopo dell’incontro: arruolare le tribù arabe che abitano lungo il confine tra Giordania e Siria con soldi, armi e mezzi di comunicazione, perché blocchino il passaggio dei gruppi estremisti siriani – e ogni giorno ne indichino gli spostamenti all’intelligence giordana. Il modello è quello delle milizie anti al Qaida in Iraq (chiamate il Risveglio) pagate dagli americani a partire dal 2007.
CORRIERE della SERA - Viviana Mazza : " Paura per Dall’Oglio. «Il sacerdote italiano ucciso dai rapitori» "
Padre Dall'Oglio
Sedici giorni dopo la sua scomparsa in Siria, sulla sorte di Padre Paolo Dall’Oglio ci sono poche certezze. Una attivista anti-regime ha dichiarato ieri che il gesuita italiano sarebbe stato ucciso da estremisti islamici: notizia che non trova però al momento conferma né presso la Farnesina, che consiglia «estrema cautela», né tra altre fonti dell’opposizione. Un’incertezza che riflette il caos e le divisioni in cui è piombata la Siria dopo quasi due anni e mezzo di violenze. Anche l’intelligence italiana ha invitato la stampa a mantenere «grande prudenza», per non cadere nelle trappole della guerra di disinformazione tra ribelli e regime. A denunciare la morte di Dall’Oglio è stata, ieri mattina, dalla Francia, Lama Al Atassi, la portavoce del «Fronte nazionale siriano», un gruppo anti-regime . «E’ con profondo dolore che vi informo di aver appreso da una fonte attendibile che padre Paolo è stato giustiziato. Possa Dio avere pietà di lui», ha scritto sul suo profilo Facebook. La notizia è stata dunque ripresa dai siti Zaman Alwsl , non sempre attendibile, e da Al-Ahdath , vicino al governo di Damasco. Secondo l’attivista, Dall’Oglio sarebbe stato ucciso da estremisti islamici, nelle cui fila sarebbero penetrati agenti del governo di Assad. Ma l’annuncio non trova conferma nella città siriana di Raqqa, dove Padre Paolo Dall’Oglio è scomparso lo scorso 29 luglio. Anche diverse fonti dell’opposizione all’estero, tra cui l’«Osservatorio siriano dei diritti umani», esprimevano ieri seri dubbi sull’affidabilità di Lama Al Atassi, una ex portavoce dell’«Esercito siriano libero », che ha cominciato a criticare la stessa organizzazione dopo che il suo ruolo è stato ridimensionato nell’aprile 2012. In risposta all’annuncio sulla sua pagina Facebook, la maggioranza dei commenti sono negativi e accusatori; il più benevolo le chiede di accertarsi prima dare notizie di questo peso. Quel che è certo è che Padre Dall’Oglio è scomparso intorno a Raqqa, zona controllata dai ribelli. Il gesuita, costretto nel giugno 2012 a lasciare la Siria dopo 30 anni, per via dell’opposizione al regime di Damasco, era rientrato illegalmente dalla Turchia. Il 27 luglio, lo stesso Dall’Oglio aveva scritto su Facebook di trovarsi nella città nella valle dell’Eufrate per compiervi «una missione». Una missione di mediazione, secondo fonti locali — ma qui iniziano le incertezze. Per alcuni, avrebbe dovuto incontrare Abu Bakr Al Baghdadi, capo dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, una cellula locale di Al Qaeda. C’è chi dice che l’obiettivo fosse il rilascio di prigionieri (forse una troupe televisiva, forse due vescovi di Aleppo) e chi invece parla di più ampi negoziati tra gruppi ribelli. A Raqqa, come in altre aree del Paese, sono infatti sempre più frequenti gli scontri interni tra gli oppositori al regime. Gli esperti descrivono una Siria ormai spaccata (almeno) in tre: le zone in mano al governo, quelle controllate da ribelli in maggioranza sunniti (con ulteriori conflitti tra estremisti che vogliono creare uno Stato islamico e gruppi più laici) e quelle dei curdi in cerca di maggiore autonomia (anch’essi in contrasto con i jihadisti). Dal momento della scomparsa del gesuita, gli oppositori si sono divisi anche sulla sua sorte: c’è chi ritiene che sia stato rapito e chi crede che abbia sospeso i contatti con l’esterno nell’ambito dei negoziati. Il 6 agosto il ministro degli Esteri Emma Bonino ha confermato che «è stato sequestrato da un gruppo islamico», una «versione locale di Al Qaeda». «Brancoliamo nel buio» ha ammesso poi la titolare della Farnesina il 9 agosto, «molte voci si accavallano, vanno verificate e a volte risulta che erano solo fumo o depistaggi». In quello stesso giorno, si è diffusa la voce (mai confermata) di un sms di Dall’Oglio in cui avrebbe detto di «essere ancora presso lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante». Per compiere la sua missione.
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