lunedi` 25 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
13.08.2013 Richard Dawkins contestato nelle università britanniche per i suoi giudizi sull'islam
finché criticava il cristianesimo non c'erano problemi. Commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 13 agosto 2013
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Dawkins nei guai per i commenti sull’islam. Era meglio attaccare il Papa»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 13/08/2013, a pag. 2, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo "Dawkins nei guai per i commenti sull’islam. Era meglio attaccare il Papa".


Richard Dawkins    "Decapitate chi insulta l'islam"

Roma. Le università che frequenta Richard Dawkins sono piene di persone sapienti che si chiedono se i loro bambini non siano delle specie di animali evoluti. Ma questi sapienti saltano sulla sedia quando il loro “rottweiler di Darwin”, come è noto Dawkins, si chiede pubblicamente come mai il mondo islamico abbia prodotto così pochi premi Nobel. Va bene quando il biologo e divulgatore chiama gli evengelici americani “talebani cristiani”. E la platea applaude quando Dawkins chiama la religione “ciuccio” per neonati. Ma non digerisce gli attacchi, sempre più frequenti, che la star accademica rivolge alla religione di Maometto. “Sono i nuovi islamofobi”, accusa un articolo sul magazine progressista Salon dedicato ai nuovi atei, o come li ha definiti il filosofo inglese John Gray, lo “squadrone anti Dio”. “Tutto il mondo islamico ha meno premi Nobel del Trinità College, Cambridge”, ha scritto Dawkins. Poi, sornione, ha aggiunto: “Ma nel Medio Evo fecero cose grandiose”. Il più celebre ateo del mondo ha perso molti lettori dopo che in una intervista ha dichiarato: “Sono abbastanza ottimista per quanto riguarda l’America e l’Europa; sono pessimista per quanto riguarda il mondo islamico. Considero l’Islam uno dei grandi mali del mondo, e temo che abbiamo una battaglia davvero dura”. Poi il noto evoluzionista incalza: “Non devi aver letto il Corano per avere una opinione dell’islam, così come non devi aver letto il ‘Mein Kampf’ per avere una opinione sul nazismo”. Quando un internauta su twitter gli ha fatto notare che senza i musulmani non avremmo avuto l’algebra, Dawkins ha risposto: “Senza dubbio. Ma dopo di allora?”. Sul Guardian una columnist ha paragonato le sue uscite a quelle di un imam jihadista. Sono arrivate anche richieste di licenziamento all’università inglese di Dawkins. Lo scorso aprile Dawkins è incappato nella contestazione degli studenti musulmani dell’University College London, dove doveva tenere una conferenza. E’ successo che l’aula, a causa dell’alta presenza di alunni di fede islamica, era stata divisa fra uomini e donne, in omaggio alla sharia, la legge islamica. Dawkins ha detto che non avrebbe avallato questa “segregazione sessuale”, questa “apartheid”. Giù contestazioni e fischi, quando Dawkins è solito ricevere soltanto applausi. Agli islamofili occidentali non era piaciuto neppure che l’International Humanist and Ethical Union, l’associazione che raggruppa centoventi organizzazioni “atee, razionaliste e umaniste” in oltre quaranta paesi e che ha in Dawkins un padre fondatore, in occasione della Giornata mondiale per i diritti umani avesse pubblicato la sua “watch list”, chiamata “Freedom of Thought 2012”, per denunciare i paesi che perseguitano i “senza dio”. In classifica svettano sette paesi islamici. Richard Dawkins non è la sola star atea scatenata contro l’islam. John Harris, le cui critiche all’islam sono non meno tranchant, ha detto che “chiunque affermi che i precetti dell’islam ‘non hanno nulla a che fare col terrorismo’ non fa che giocare con le parole” e che “siamo in guerra proprio con quella visione del mondo prescritta a tutti i musulmani dal Corano, e poi ulteriormente elaborata nella letteratura degli hadith”. Per queste e altre esternazioni, Harris si è visto tagliare i contatti da parte di organizzazioni liberal come il Center for Inquiry, l’American Humanist Association e l’Americans United for Separation of Church and State. Poi c’è l’autoproclamato erede di Epicureo, Michel Onfray, con la sua “estetica cinica”, il suo “materialismo sensualista”, il suo “utilitarismo giubilatorio”. Onfray ha appena scritto la prefazione al pamphlet “Sfida laica all’islam” di Hamid Zanaz, costretto ad abbandonare l’Algeria per la Francia a causa delle sue convinzioni laiche. “L’islam è intrinsecamente incompatibile con i valori dell’occidente, che sono l’uguaglianza fra uomini e donne, l’uguaglianza fra credenti e non-credenti, l’uguaglianza fra le condotte sessuali, l’uguaglianza tra i popoli”, ha scritto Onfray. Puntuale l’editoriale sul Monde contro l’enfant prodige dell’ateologia francese. L’attacco al Papa paga, anche in termini di copie vendute; quello a Maometto no. Così, lo stesso Dawkins che tre anni fa aveva chiesto ad alcuni esperti di diritti umani di preparare un’accusa formale e richiedere l’incriminazione di Papa Benedetto XVI sulla base del presunto insabbiamento architettato per coprire le responsabilità della chiesa cattolica nello scandalo degli abusi sessuali ai danni di minori, domani potrebbe essere incriminato per “sospetta islamofobia”.

Per inviare la propria opinione al Foglio, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT