Ritratto di Varda Akiva: l’assassino di suo figlio sta per essere liberato Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
Testata: Informazione Corretta Data: 12 agosto 2013 Pagina: 1 Autore: Angelo Pezzana Titolo: «Ritratto di Varda Akiva: l’assassino di suo figlio sta per essere liberato»
Ritratto di Varda Akiva: l’assassino di suo figlio sta per essere liberato Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
Varda Akiva
Shaltiel , suo figlio, era stato rapito e assassinato nel 1985 mentre prestava servizio militare. Aveva 21 anni, e stava tornando a casa, a Rosh Ha’ayin, per la festività di Pesah. Il suo corpo venne trovato due giorni dopo nel villaggio di Beit Aryeh, in Samaria. Erano tre i killer, l’ultimo a uscire dal carcere è l’arabo israeliano Ali Hussein Abu Jabar, uno dei 100 e più che verranno liberati in base alla precondizione posta da Abu Mazen per partecipare alle trattative di pace con Israele. Ritornerà nel suo villaggio, a Kafr Kasim, che dista soltanto un paio di chilometri da Rosh Ha’ayin, dove Varda Akiva vive ormai sola. Di suo figlio Shaltel ci sono tante fotografie e un manifesto appeso in soggiorno “Non starò zitta”, ha dichiarato Varda, “mi comporterò come fece Sansone con i filistei, mi getterò su di lui”. Rosh Ha’ayin e Kafr Kasim sono così vicine, che gli abitanti di entrambe si incontrano spesso in strada, sugli autobus, fanno gli acquisti negli stessi supermercati. “E’ probabile che lo incontrerò un giorno o l’altro” dice Varda. Sono trascorsi 28 anni, e il ricordo di Shaltiel ritorna improvvisamente nel modo peggiore, la liberazione del suo assassino. Varda non ne comprende il motivo, non è come per Gilad Shalit, almeno nel suo caso significava il ritorno a casa di un soldato che veniva restituito vivo alla sua famiglia. Ma oggi vengono liberati degli assassini in cambio di niente, come è possibile tutto questo ? Il dramma che sta vivendo Varda Akiva lo stanno vivendo un centinaio di famiglie israeliane, la sola idea che vengano rimessi in libertà gli assassini dei propri cari supera ogni possibilità di comprensione, aggravata dalla quasi certezza che ben poco cambierà nella cultura di odio che contraddistingue la società palestinese