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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Verità spiacevoli sull’anti-semitismo europeo 11/08/2013

Verità spiacevoli sull’anti-semitismo europeo
di Gary Rosenblatt, direttore di “The Jewish Week”, New York

(Traduzione di Angelo Pezzana) 


Manfred Gerstenfeld     


Gary Rosenblatt

L’anti-semitismo in Europa, che si manifesta oggi spesso con atti e iniziative contro Israele, è diventato un problema troppo grande per essere ignorato o valutato in parte. Si manifesta a due livelli: uno, apertamente politico, l’altro all’interno della società, dove Israele, secondo recenti sondaggi, è considerata la nazione più pericolosa al mondo, una minaccia per la pace  mondiale, più dell’Iran o della Corea del Nord.

Analizzare il perché di questa tendenza non è semplice.

L’ultimo tentativo dell’Unione Europea, in anticipo sui colloqui di pace, aveva già stabilito che i confini di Israele dovevano essere quelli di prima del giugno 1967, esprimendo i punti di vista dei leader dei 28 paesi che formano la UE. Le loro linee guida, che escludono ogni sostegno per i prodotti di provenienza al di là della Linea Verde, indicano che la UE non riconosce la West Bank, le alture del Golan o Gerusalemme Est – incluso il Muro Occidentale – come parte di Israele.

Chi difende questa decisione, la giustifica con la frustrazione europea verso Israele a causa dello status quo dei rapporti con i palestinesi, e soprattutto con la continua crescita delle comunità ebraiche nei territori. Chi la critica, afferma che aggiungerà solo sfiducia da parte di Israele verso le istituzioni internazionali  per il raggiungimento della pace, non distinguendo tra le aree che ovviamente rimarranno all’interno di Israele in qualsiasi trattato di pace e quelle no. Forse che la UE, per esempio, pensa che le Alture del Golan debbano essere “restituite” a Bashar Assad nel pieno di una guerra civile che sta minando persino la continuità della stessa Siria ? La UE ha chiesto ad Assad di andarsene, a chi dovrebbe allora Israele cedere il Golan ?

Ma c’è di più, come può la UE mantenere un ruolo decentemente oggettivo, quale parte del  Quartetto ( con Onu, Usa e Russia) se ha già deciso che Israele deve ritornare a quei confini che quel grande diplomatico che fu Abba Eban aveva chiamato i “confini di Auschwitz” del 1949 ?

Per essere chiari, la UE rappresenta il partner commerciale n°1 di Israele, e gli stati che ne fanno parte esigono la soluzione dei 2 Stati, pur affermando il loro sostegno a Israele. Ma molti di questi Stati sono colpevoli di ciò che Manfred Gerstenfeld,  economista e storico israeliano, nato a Vienna, chiama “razzismo umanitario”, definendolo come “ una riduzione di responsabilità verso persone che appartengono a etnie o gruppi nazionali in merito ai loro atti e comportamenti criminali”

In questo caso, sostiene, “ gli israeliani sono da condannare per qualunque iniziativa possano prendere per la loro difesa”, mentre “ i palestinesi, hanno meno responsabilità quando lanciano missili, onorano gli assassini dei civili, promuovono il genocidio e si fanno saltare in aria”.

Gerstenfeld, già presidente del “Jerusalem Center for Public Affairs”, qualifica come “del tutto irrazionali” i giudizi accettati senza discutere, come chi accusa Gerusalemme di voler marginalizzare i palestinesi quando, di fatto, per esempio negli ospedali, i pazienti arabi o ebrei godono dello stesso trattamento.

E’ appena uscito un suo libro “ Demonizing Israel and the Jews”, una raccolta di 57 interviste con accademici, politici, giornalisti in Europa, America e Israele, che offrono una testimonianza dei fattori che contribuiscono a creare una immagine negativa fra gli europei di ebrei e Israele. Si va dal tradizionale anti-semitismo europeo al senso di colpa del ruolo dell’Europa durante la Shoah, alla simpatia verso i palestinesi e l’influenza dalle presenza degli immigrati musulmani nei paesi europei.

“ Non c’è un singolo attacco frontale” contro ebrei o Israele – dice – quanto piuttosto migliaia di attacchi separati, come le dichiarazioni dei leader politici europei che accusando Israele, la isolano dalle altre nazioni, e lodano gli Usa per avere ucciso Osama bin Laden mentre criticano Israele  per l’eliminazione dei leader terroristi di Hamas o Hezbollah.

Gerstenfeld cita da alcuni sondaggi che il 40% degli europei  dai 16 anni in su, manifestano opinioni contro Israele, se non persino anti-semite, sostenendo che Israele sta conducendo una guerra di sterminio contro i palestinesi, il che significa che in Europa ci sono 150 milioni di cittadini che condividono questa opinione.

Secondo Gerstenfeld, se nella società medioevale cristiana il “male assoluto” era per definizione l’uccisione di Cristo attribuita agli ebrei, oggi, questo male è comportarsi che facevano i nazisti, che, appunto, sono responsabili di genocidio.

“E’ la nuova versione” di un “credo diabolico” irrazionale vecchio di secoli, che in Europa veniva usato contro gli ebrei, ci dice. E aggiunge, nessun leader vuole confrontarsi con questa realtà che dà fastidio. Non i leader in Europa o i responsabili del Ministero degli Esteri in Israele.

“ Per loro è faticoso e imbarazzante”, mi dice, “ Riconoscerlo, li obbligherebbe a fare qualcosa”. Definisce così il loro ragionare “ Non dovrebbe essere vero, per cui non deve essere vero”.

Gerstenfeld conclude con i media europei, che sono egualmente riluttanti a diffondere queste opinioni molto diffuse su Israele ed ebrei. Tre mesi fa era stato intervistato sul suo nuovo libro da un giornalista della BILD, il quotidiano tedesco più diffuso in Europa, ma finora l’intervista non è uscita. Succede lo stesso con altri giornali, in Olanda e altrove, nessuna pubblicità va data al libro.

Che cosa si può fare per modificare la situazione ? Alcuni in Israele dicono a Gerstenfeld che i suoi sforzi sono inutili, che il problema è troppo grande, che gli europei, orgogliosi dei loro diritti umani, non vogliono sentirsi criticare o attribuire pregiudizi etnici. Ma aggiunge che gli olandesi hanno istituito un programma nazionale per combattere l’anti-semitismo fra la popolazione marocchina e tunisina, e le statistiche, anche se ancora allarmanti, indicano un qualche miglioramento. L’opinione positiva verso gli ebrei è passata dal 34% al 50%.

Per l’edizione in tedesco del suo libro, aggiungerà 25 interviste “ non si può ingannare sempre tutti tutte le volte” mi dice.

Qualcuno scriverà che Gerstenfeld è un allarmista, ma è difficile ignorare il fatto che bassa retorica e accuse contro Israele in Europa e altri paesi sono aumentate negli ultimi anni e che la demonizzazione si è allargata. A difendere il proprio diritto di esistere, nel mondo, l’unico paese è Israele, ma all’Onu è Israele a ricevere il maggior numero di risoluzioni negative, più di tutti gli altri stati messi insieme. Forse siamo cresciuti immuni verso i pregiudizi, se diamo per scontato l’odio quotidiano contro gli ebrei sui media arabi, o diffuso dai leader arabi.

Ignorare la situazione non aiuta a cancellarla. Maggior attenzione al problema, una ordinata analisi dei fatti, e sforzi per educare la gente sono l’inizio di un lungo cammino per trasformare il male in bene.


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