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Il Giornale Rassegna Stampa
11.08.2013 Nucleare iraniano: un aiuto anche dal dittatore dello Zimbabwe
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 11 agosto 2013
Pagina: 13
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Anche Mugabe aiuta l’Iran a farsi la bomba»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 11/08/2013, a pag. 13, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo "Anche Mugabe aiuta l’Iran a farsi la bomba".


Fiamma Nirenstein     Robert Mugabe


Hassan Rohani

È difficile districare i molti incubi che il Medio Oriente forni­sce di questi tempi. Siria, Egitto, Tuni­sia, l’espansione militare di Al Qaeda. Ma su tutto si innalza pericolo irania­no che torna sul proscenio proprio mentre Hassan Rouhani, il nuovo pre­sidente specializzato in sorrisi benevo­li, fa la sua comparsa sulla scena inter­nazionale. Al di là della «mano tesa» (come si è scritto) del discorso di inau­gurazione e di condanna a morte di Israele nella medesima circostanza, le centrifughe hanno preso una furiosa aire. Sono diventati compagni di stra­da Rouhani e il presidente dello Zim­babwe Robert Mugabe, 88enne ditta­tore sanguinario da 33 anni, se è vera la notizia fornita al Times dal vicemini­stro africano alle miniere Gift Chima­nikire per cui il suo Paese ha firmato un accordo per la fornitura di uranio agli Ayatollah. A Mugabe il piano ato­mico iraniano è sempre piaciuto, nel 2009 lo lodò apertamente, dal 2005 i due Paesi hanno accordi di coopera­zione multipla, sostenuti da generosi contributi umanitari dell’Iran e ribadi­ti negli incontri strategico-militari fra Mugabe e Ahmadinejad. L’uranio dello Zimbabwe violereb­be le sanzioni internazionali stabilite da Usa e Europa, e Mugabe è stato più volte avvertito di astenersene. Ma a uno la cui inflazione raggiunge il 100mila per cento, importa poco del biasimo internazionale.È l’Iran che in questo periodo è sotto osservazione, e il nuovo flusso di uranio, peraltro non in tempi brevi perché è da estrarre e spedire, è solo uno di questi. In generale, il mondo è diviso fra la speranza che Rouhani voglia trattare per una sospensione del programma nucleare, e un nuovo senso di urgen­za. Dall’elezione di Rouhani sono sta­te installate 7mila nuove centrifughe, gli impianti raffinano uranio a velocita inusitata. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante un in­contro con i rappresentanti americani ha chiesto di intensificare la pressio­ne: «Rouhani parla, parla e parla, e mentre tutti sono impegnati in chiac­chiere, lui è impegnato a preparare la bomba atomica». L’Agenzia Interna­zionale per l’Energia Atomica sostie­ne­che a metà del 2014 l’Iran avrà com­pletato la preparazione. Il Parlamento americano ha votato, 400 a 20, nuove sanzioni che azzerano qualsiasi espor­tazione iraniana di petrolio. La risolu­zione passerà al voto del Senato all’ini­zio di settembre, poi sul tavolo di Oba­ma in ottobre: dunque Rouhani ha fra i due e i tre mesi per decidere di cambia­re politica. Se non ci dovessero essere segnali positivi,il mondo si troverà sul­l’orlo della minaccia più seria dai tem­pi dei nazismo. Obama ha detto tante volte che non permetterà mai la nucle­arizzazione e interverrà ad ogni costo. Ma la scadenza temporale non è mai stata definita, e questo riflette la sua profonda indecisione. Israele si arrovella sul da farsi. L’ex capo dell’Intelligence Militare Amod Yadlin avverte che l’arricchimento del­l’uranio è solo una delle tre dimensio­ni dell’Iran atomico, che ce n’è un se­condo basato sull’uranio a basso arric­chimento e un terzo sulla produzione di plutonio. Il reattore ad acqua pesan­te di Arak può produrre abbastanza plutonio per costruire bombe atomi­che. Un anonimo alto ufficiale ha det­to alla radio martedì che, anche se sen­za gli Usa l’attacco sarebbe meno effi­cace, Israele è in grado di compierlo anche da solo. È una risposta alla Casa Bianca che seguita a sperare nelle pa­role, ma Netanyahu ricorda che Rouhani ha detto che «Israele è una fe­rita nel corpo del mondo islamico».
www.fiammanirenstein.com

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