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La Repubblica - Libero - La Stampa Rassegna Stampa
10.08.2013 Egitto: gli islamisti in piazza contro i militari
cronache di Redazione di Repubblica, Maurizio Stefanini, Francesca Paci

Testata:La Repubblica - Libero - La Stampa
Autore: Redazione di Repubblica - Maurizio Stefanini - Francesca Paci
Titolo: «Gli islamisti contro i militari: non lasciamo le piazze del Cairo - Così la Fratellanza inventa le immagini della repressione - Naglaa, l’anti 'First lady' icona degli islamisti al Cairo»

Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 10/08/2013, a pag. 13, la breve dal titolo "Gli islamisti contro i militari: non lasciamo le piazze del Cairo". Da LIBERO, a pag. 14, l'articolo di Maurizio Stefanini dal titolo " Così la Fratellanza inventa le immagini della repressione ". Dalla STAMPA, a pag. 13, l'articolo di Francesca Paci dal titolo " Naglaa, l’anti 'First lady' icona degli islamisti al Cairo ".
Ecco i pezzi:

La REPUBBLICA - " Gli islamisti contro i militari: non lasciamo le piazze del Cairo "


Mohamed Morsi

IL CAIRO — Nel giorno che segna la fine del Ramadan, quasi trenta cortei organizzati dai Fratelli musulmani hanno sfilato per il Cairo per chiedere la liberazione dell’ex presidente Morsi. Sono state manifestazioni non violente, anche se non sono mancati gli scontri tra islamisti, che gridano al “golpe dei militari”, e forze di sicurezza. La tensione è alta in tutto l’Egitto, con i Fratelli musulmani che sfidano i generali: «Non lasceremo le piazze - avvertono - se non verrà liberato Morsi».

LIBERO - Maurizio Stefanini : " Così la Fratellanza inventa le immagini della repressione "

Una fila di manifestanti:molti con la barba senza baffi tipica degli islamisti, donne velate e vestire di nero, bandiere dei Fratelli Musulmani e egiziane, cartelli in arabo e incaratteri latini che inneggianoal deposto presidente Morsi, anche se scritto con grafie latine incerte. Da Morci a Morcy. Alcuni hanno il volto coperto da una mascherina; altri stanno in camice bianco. Qualche slogan e la fila sui lancia correndo, come obbedendo a un ordine. Ma dopo pochi secondi sembrano congelarsi. Un giovanotto con la mascherina e qualcosa in mano che assomiglia a un sasso sembra il Discobolo un attimo prima di essere scolpito da Mirone. Un altri che assomiglia vagamentea Maradona si appoggia a un vicino con gli occhi chiusi e poggiandosi le mani sul petto. Un altro sta con le mani in alto, una con un Corano aperto e l’altra con il segno della V di vittoria. Eccetera. Sì. Dopo Pallywood e Hezbollahwood, è venuto il momento di Morsiwood. Fu nel 2005 che Richard Landes, docente alla Boston University, produsse il documentario di 18 minuti intitolato “Pallywood: According to Palestinian Sources” in cui accusava i palestinesi di fabbricare a tavolino filmati apposta per incolpare le malefatte israeliane, appunto quasi come quando Hollywood gira un film. In particolare si concentrò sul caso di Muhammad al-Durra: un dodicenne largamente pubblicizzato come vittima del fuoco israeliano nella Striscia di Gaza il 30 settembre 2000 in un filmato che secondo Landes era stato chiaramente costruito come un film d’azione. In seguito si disse che anche molte documentazioni filmate su vittime civili in Libano durante la guerra tra Israele e Hezbollah corrispondeva a un modello Hezbollahwood. Come scrisse l’editorialista canadese Paul Schneidereit, «abbiamo visto casi in cui i corpi dei martiri palestinesi, trasportati dentro le bare sono inavvertitamente fatti cadere, a quel punto, di loro spontanea volontà, si sono rialzati e sono rientrati nella bara da soli». Adesso sembra che qualcosa di analogo stiano facendo i seguaci di Morsi in Egitto, per screditare la repressione delle forze dell’ordine. È un video girato dal portale di notizie egiziano ElbadilTV e diffuso in rete dal blogger filo-israeliano Elder of Ziyon a mostrare un gruppo di simpatizzanti dei Fratelli Musulmani che starebbe mettendo in scena una manifestazione fake con finti feriti, finto sangue e finti medici in camice bianco. Vittime e manifestanti si immobilizzano appunto in pose plastiche, tra il Discobolo di Mirone e il Cristo crocefisso. Anzi, una donna velata sdraiata evoca una inedita Madonna crocefissa. Come per una foto ricordo delle vacanze o di scuola i manifestanti dopo pochi passi e qualche urlo si fermano e si sistemano a favore delle camere nella loro migliore posa. Il che ovviamente nonvuol dire che le manifestazioni oceaniche non ci siano sul serio, e neanche che il sangue non sia scorso sul serio a fiumi. Ma appunto la mobilissima contabilità su morti e feriti ha fatto intuire da tempo che assieme alla guerra dei sassi, delle molotov e della pallottole è da tempo in corso anche una guerra della manipolazioni mediatiche.

La STAMPA - Francesca Paci : " Naglaa, l’anti 'First lady' icona degli islamisti al Cairo "


Naglaah Ali Mahmoud

Alle allieve dei corsi matrimoniali dei Fratelli Musulmani ha insegnato per un ventennio che «gli uomini sono progettati per guidare e le donne per seguire». Ma dopo oltre un mese di detenzione del marito, la signora Morsi ha scartato e, spinta dai cinque figli, è salita sul palco di Rabaa Al-Adawiya per arringare la folla irriducibile a smobilitare Nasr City nonostante il nuovo minaccioso ultimatum del governo.

Quello di Naglaa Ali Mahmoud, che recitando il Corano ha promesso ai sostenitori in delirio il ritorno del consorte nell’Egitto «islamico», è lo straordinario debutto di un’ordinaria «anti First lady». E non solo perché appena insediatasi nel fastoso palazzo di el-Thadiya, dove non aveva alcuna voglia di vivere, la presidentessa riluttante ha declinato il titolo suggerendo quello alternativo di Um Ahmed, la formula araba che la identifica come la madre del primogenito Ahmed. La signora Morsi, con la tradizionale abaya che l’avvolge fino alle ginocchia lasciando scoperto solo il viso tondo senza trucco né monili, rappresenta una rivoluzione stilistica non meno radicale di quella politica che ha cacciato il Faraone prima e poi il di lui legittimamente eletto successore.

«Desidero solo osservare i miei doveri di moglie» spiegava nelle rare interviste concesse tra il giuramento del marito Mohammed Morsi nel 2012 e la sua deposizione il 3 luglio scorso. Una distanza siderale da Suzanne Mubarak, con cui Naglaa Ali Mahmoud condivide solo il carcere toccato ai rispettivi coniugi. Ma anche dalle altre prime donne arabe del presente e del passato, dalla «femminista» Jehan Sadat a Rania di Giordania, dalla sovrana marocchina Salma all’informatica Asma Assad passando per la velata quanto chic sceicca qatariota Mozah.

L’anti First lady Morsi, nata nel sobborgo cairota di Ain Shams, si è sposata a 17 anni, ha accompagnato il marito nonché cugino a Los Angeles dove lavorando all’Islamic Center ha dato alla luce due bambini, non si è laureata nè ha seguito l’usanza occidentale di prendere il cognome Morsi ma soprattutto, con la sua estraneità a estetisti e parrucchieri, rappresenta l’altro Egitto (e l’altro mondo arabo), quello rurale, analfabeta, poco sensibile alle leggi diverse dal Corano che nutre l’esercito di fedelissimi tornati in piazza ieri al Cairo, Fayoum, Sharquia e nel Delta del Nilo per sfidare l’esercito reo del golpe contro il presidente.

L’avvento della madre di famiglia che seguiva dalla platea i discorsi del consorte rappresenta un cambio di passo. Prima i figli hanno annunciato il ricorso alla Corte Penale Internazionale. Poi i sostenitori hanno rifiutato la mediazione straniera e l’invito del governo alla resa preparandosi a affrontare lo sgombero forzoso delle piazze che arriverà probabilmente la prossima settimana, alla fine del Ramadan. Ora scende in campo lei, la casalinga per nulla disperata che continua a chiamare «dr Morsi» l’uomo di cui di ripete di «amare tutto» compreso il pollo che, dice, ha imparato a cucinare negli Usa.

Con l’anti First lady come icona la faglia che spacca il paese tra sostenitori e nemici dei Fratelli Musulmani assume la dicotomia preferita da questi ultimi, religiosi contro laici spalleggiati dall’esercito che, tanto per attizzarela dietrologia di Nasr City, ha appena usufruito delle bombe israeliane in Sinai.

Il pubblico che applaude Naglaa Ali Mahmoud mostra alle telecamere partite di pallone e bimbi intrattenuti con giochi acquatici ma, per esempio, i copti denunciano l’anima nera dei ribelli, quella che lontano dai riflettori li starebbe intimidendo violentemente per il loro supporto ai militari. Lei parla di lui, solo questo, nessuna evasione dal ruolo convenzionale che oggi sul palco la rende unica.

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