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Deborah Fait
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Beduini del Negev, nessun genocidio in atto 08/08/2013

"Beduini del Negev, nessun genocidio in atto"
da Israele, Deborah Fait


Deborah Fait

Mi reco spesso nel Negev perché mio figlio Aaron vive e lavora in un  centro di ricerca scientifica, chiamato Midreshet Ben Gurion (vicinissimo al kibbutz Sde Boker),  branca dell’Università Ben Gurion; più esattamente della  Ben-Gurion University of the Negev, Jacob Blaustein Insts. for Desert Research,Inst. of Dryland Biotechnology and Agriculture.

http://bgu.ac.il/Eng/Units/bidr/Faculty_Members/fait.htm http://en.wikipedia.org/wiki/Midreshet_Ben-Gurion http://www.boker.org.il/meida/mdr/midra-e/mdrsch.htm

 Si tratta di un villaggio in pieno deserto di Giuda, piccola oasi nel verde, dove gli scienziati vivono con le loro famiglie in villette o case di, al massimo, un piano.


Midreshet Ben Gurion

Nel villaggio c’è tutto quello che si possa desiderare, un piccolo centro commerciale, la posta, gli ambulatori medici, le scuole, dalla materna fino al liceo, palestre  e tanti bambini, tra cui i miei nipoti,  che vivono liberi e senza pericoli, un po’selvaggi ma felici, correndo in bicicletta per le stradine del villaggio dove le macchine, pochissime, vanno più lentamente  che a passo d’uomo, non solo per la sicurezza dei bambini ma anche degli stambecchi che girano impettiti per il villaggio, indisturbati, rispettati anche dai cani che si guardano bene dall’abbaiare al loro passaggio.

Il villaggio è cresciuto intorno all’obiettivo per cui è stato creato:  un grande e importante centro di ricerca scientifica, studi sull’agricoltura, sullo sviluppo ambientale,  un centro di ricerca sull’acqua.

A due passi dalla casa di mio figlio Aaron e Silvia, sua moglie,  si possono vedere le tombe di David e Paula Ben Gurion che riposano sotto due grandi alberi  nel mezzo di uno spiazzo bianco che si affaccia  sul deserto .  Appoggiandosi al parapetto che delimita lo spiazzo e guardando il bianco accecante del deserto si ha l’impressione di vedervi camminare i Patriarchi e le Matriarche di Israele.


Le tombe di David Ben Gurion e sua moglie

Non sono allucinazioni, là, in  quel luogo così particolare, si respira la grandezza della natura incontaminata  e si capisce il motivo per cui David Ben Gurion abbia voluto passarvi gli ultimi anni della sua vita, in una modesta casetta biancoazzurra, e infine morirvi, in mezzo a quella pace.

Attraversando il deserto per arrivare a Sde’ Boker , si capisce che ci  si sta  avvicinando alle zone abitate dai beduini  perché le dune sono praticamente ricoperte da sacchetti di nylon multicolori che svolazzano  sulla sabbia e infine  ecco apparire quelli che i media definiscono “villaggi beduini”.

Si tratta di agglomerati fatti di baracche di cartone incatramato e tendoni coperti da teli neri  dentro le quali vivono,  ricoperte da burka neri, le donne e, fuori dalle tende,  si vede qualche uomo e tanti  bambini , quasi sempre figli dello stesso uomo ma non della stessa donna. Nei tendoni i beduini dormono su materassi gettati sulla sabbia, l’uomo- capo-padrone, le sue donne,   bambini e galline.

Tutto intorno cammelli, cavalli magri  da far paura  e decine di pecore.

Al di là di questo modo di vivere di una parte della popolazione beduina ( non tutti vivono così, molti hanno scelto una vita decente e normale e, visto che non esistono più il nomadismo e le carovane, si sono trasferiti nella capitale beduina del Negev , Rahat o in veri  villaggi fatti di vere case), i beduini sono molto ben considerati in Israele, sono cittadini fedeli della “Medinà” ( lo stato), vanno all’esercito e, quelli che vivono in agglomerati moderni come città e villaggi veri e propri, studiano e lavorano, spesso anche le loro donne.

Il capo della sicurezza della Midreshet Ben Gurion di cui vi ho parlato all’inizio , è un beduino che si chiama Mohamed. Capo della sicurezza, badate bene, è una carica di altissima responsabilità che dimostra la fiducia e il rispetto che Israele da a questa popolazione.

Perché vi sto parlando dei beduini?

Ma, come, non ve lo immaginate? Adesso i beduini sono il nuovo argomento degli israeliani, arabi e di estrema sinistra, da usare per fomentare la gente a manifestare contro il governo.

Il governo di Israele ha studiato un piano regolatore per lo sviluppo del Neghev che prevede la costruzione di villaggi e città, fabbriche e industrie, parchi e centri commerciali dove gli israeliani, beduini e ebrei possano andare a vivere. Naturalmente questo piano di urbanizzazione prevede  la rimozione di tutti gli agglomerati sparsi per il deserto e abusivi.

I cittadini beduini proprietari di terreni saranno risarciti e gli sarà offerto un corrispondente a ridosso dei nuovi villaggi dove potranno usufruire di tutte le “comodità”, dei servizi igienici e dell’assistenza medica e scolastica.

Questo piano regolatore, chiamato Prawer dal suo ideatore, è violentemente contestato dai deputati arabi della Knesset e da ONG antisioniste di arabi e ebrei di estrema sinistra e antisionisti europei e americani che accusano il governo di voler chiudere  i cittadini beduini in riserve e di voler distruggere  le loro tradizioni millenarie.

I politici arabi israeliani, che non si sono mai occupati dei beduini, e le associazioni antisioniste come Adalah , hanno organizzato manifestazioni a Beer Sheva  ma sono rimasti a bocca asciutta perché i manifestanti c’erano ma, tra loro, pochissimi i veri interessati, cioè i  beduini del Neghev.

I manifestanti erano tutti del nord della Galilea.

I politicanti arabi, dei partiti di estrema sinistra  e le ONG cercano di fomentare i cittadini beduini contro il governo e contro lo stato di Israele, paragonandoli ai palestinesi, parlando ancora di genocidi, o di gente chiusa in riserve indiane.

Personalmente credo che questi attivisti così in malafede  non conoscano bene il significato delle parole.

Vediamo un po’: genocidio non significa lo sterminio di un popolo?

I palestinesi sono aumentati esponenzialmente  dal 1948, erano 600.000, oggi sono 6 milioni e più.

Sarebbe genocidio?

La popolazione beduina si raddoppia ogni  decennio.

Sarebbe genocidio?


Beduini del Negev

Un altro termine che gli piace usare è  “riserve indiane”.

Chi di voi definirebbe riserva un bel villaggio, con tante case con giardini, i viali alberati,  fontane,  parchi giochi per i bambini,  medici e  scuole?

Decisamente questi  paladini dei “diritti Civili” non sanno di cosa parlano, o straparlano. 

 Fortunatamente  hanno fatto male i conti  perché,  a differenza dei palestinesi, i beduini sono gente pacifica e intelligente  che sa che in nessun paese arabo potrebbe vivere bene come sotto il governo israeliano.

Anni fa i beduini egiziani del Sinai avevano tentato di entrare in Israele per chiedere asilo politico a causa delle vessazioni che dovevano sopportare in Egitto.

Abituare i beduini a vivere insieme agli altri e non isolati sotto i loro tendoni, con l’unica compagnia di pecore e cammelli, aprirebbe la loro mentalità, imparerebbero che le donne non sono proprietà dei maschi, che un uomo non può ammazzare una donna per “onore” o lasciarla partorire, e spesso morire di parto, sotto una tenda sporca perché gli preme di più riparare il motore della sua automobile.

Vivere insieme ad altri farebbe uscire le donne di casa per lavorare, per studiare. Imparerebbero le norme igieniche per loro e per i loro bambini, si rifiuterebbero di fare le seconde o le terze mogli e non vorrebbero più essere le schiave dell’uomo e proprietà del marito, soggette a stupri, incesti e violenze.

Evolversi non significa dimenticare le tradizioni e gli abusi cui ho accennato non sono tradizioni, sono modi di vivere  arcaici e crudeli.

Anni fa ero ricoverata all’ospedale di Ashdod dove ho conosciuto una giovane beduina di nome Arifa. Era una persona meravigliosa,  viveva e vive ancora  a Rahat, insegnava ebraico nella scuola beduina della città,  vestiva alla beduina, tubino nero ma ricamato con colori vivaci,  naturalmente rifiutando il velo, era orgogliosa delle sue origini ma le viveva in modo moderno e soprattutto apprezzava molto Israele e la sanità israeliana che le aveva permesso, con una serie di operazioni, di risolvere un grave difetto al bacino. Era e si sentiva israeliana a tutti gli effetti, amore per il proprio paese e consapevolezza di poter vivere libera, come donna, in una democrazia.

Arifa è l’esempio che  vorrei diventasse realtà  per tutte le donne beduine di Israele: bella, sana, pulita, fiera, sorridente perché LIBERA e LIBERATA.

Tutto questo viene  apostrofato  dai sedicenti   “liberatori del popolo beduino dagli abusi dei sionisti”  come “ignobile”.

Non sapevo fosse ignobile insegnare alle persone ad essere libere, pulite, acculturate , non credevo fosse ignobile creare per loro lavoro,  insegnare loro il rispetto per le donne e i bambini e anche per gli animali.

Non sapevo fosse ignobile insegnare loro ad andare dal medico, a partorire in ospedale,  dare loro la possibilità di avere acqua, sempre, calda e fredda, acqua corrente, acqua potabile  senza limiti.

Non sapevo fosse un ignobile abuso sionista cercare di migliorare la vita di una parte della popolazione che ha tra l’altro, moltissime potenzialità.

Mi piacerebbe vedere quei bellissimi bambini beduini, dagli immensi occhi neri, giocare puliti , pettinati e soprattutto vaccinati, insieme ad altri bambini israeliani nei parchi giochi, come li ho visti nel villaggio di mio figlio, giocare vicino ai miei nipoti e con loro anziché stare fuori dalle loro tende,   sporchi  e vestiti di stracci in mezzo alle galline e agli escrementi di pecore e cammelli .

Se voler migliorare la loro vita, significa compiere “un ignobile abuso sionista”, ben vengano gli abusi di questo genere, sionisti o non sionisti!

Ignobile è voler demonizzare tutto questo come fanno non solo  gli arabi e i sinistri di Israele ma anche   alcuni forum italiani anti israeliani.

Ignobile è voler sempre fomentare odio, colla scusa dei “diritti civili “ che altro  non sono che diritti alla miseria e all’arretratezza e alla violenza sulle donne, qualsiasi cosa Israele faccia. 


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