Guerra al terrorismo: conta più la sicurezza della privacy Commento di Fiamma Nirenstein, cronaca di Guido Olimpio
Testata:Il Giornale - Corriere della Sera Autore: Fiamma Nirenstein - Guido Olimpio Titolo: «Ma il Grande Fratello Usa ferma Al Qaeda - L’ultima frontiera del terrore. La camicia del kamikaze impregnata di esplosivo»
Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 08/08/2013, a pag. 14, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " Ma il Grande Fratello Usa ferma Al Qaeda ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 12, l'articolo di Guido Olimpio dal titolo " L’ultima frontiera del terrore. La camicia del kamikaze impregnata di esplosivo ". Ecco i pezzi:
Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein : " Ma il Grande Fratello Usa ferma Al Qaeda"
Fiamma Nirenstein
Se c'è una cosa che ha funzionato in tutta la vicenda del complotto di Al Qaeda che ha fatto chiudere 22 ambasciate americane, è proprio il tanto vituperato sistema di intercettazioni che Edward Snowden si è pregiato di portarsi via (circa 20mila documenti!) accusando gli USA di voler controllare la vita dei suoi cittadini, e che potrebbe adesso cadere nelle mani di Putin, diventato il miglior amico di Snowden. Per il resto la sensazione è quella della debacle, e la debacle americana è sempre anche la nostra quando si parla di guerra la terrorismo. Al Qaeda si è permessa persino una «conference call», appunto quella intercettata dalla CIA, di ben 20 leader sparsi per il mondo. Lo scenario non è quello di una qualunque macchina esplosiva, per quanto terribile, ma in questo caso, si viene a sapere in queste ore, della presa del potere in un Paese mediorientale ormai devastato da traffici di armi, di denaro, di ferocia, del terrorismo internazionale, un Paese fallito come lo Yemen, e quindi molto adatto a diventare un nuovo Afghanistan, un nascondiglio grande come uno Stato da cui conquistare nuovi Stati: infatti il governo yemenita ieri ha annunciato di avere appena sventato un autentico colpo di Stato di Al Qaeda, che prevedeva la conquista delle città di Al Mukalla e di Ghayl Bawazir, snodi del commercio petrolifero. Se fosse fallito il piano di attacco al terminal di Mina al Dhaba, cuore dell'operazione, Al Qaeda avrebbe dovuto prendere in ostaggio gli esperti stranieri.
Difficile dire se questo fosse il centro del timore americano, ma nel caso, perché sgombrare 22 ambasciate e non occuparsi solo dello Yemen? Di fatto così è accaduto per l'Inghilterra e la Germania. La risposta sembra essere che ormai la paura americana è vasta come l'estremismo islamista. È una paura da incertezza e smarrimento pratico e ideologico di fronte all'immenso pericolo di instabilità e di stragi che ormai sovrasta il Medio Oriente. La sua inelaborabilità deriva dal rifiuto di Obama di ammettere che una guerra come quella in corso dalla Siria all'Egitto, dallo Yemen alla Libia alla Tunisia propone la questione di una politica mediorientale coraggiosa. Obama prima ha pensato che la democrazia delle rivoluzioni avrebbe posto fine al terrorismo, ha sostenuto la Fratellanza Musulmana pensando fosse moderata, e in parte seguita a farlo. Intanto la Siria è in maniera del tutto evidente un nuovo punto di raccolta del qaedismo sunnita internazionale,una bomba al fulmicotone, mentre Hezbollah, agli ordini dell'Iran, si conferma di giorno in giorno la nuova Al Qaeda sciita. Clinton non sarebbe andato a uno show in tv durante la crisi di Cuba, mentre pesava sui suoi compatrioti la minaccia di una potenza nemica ed egli aveva la responsabilità di difendere i suoi cittadini. Invece Obama è andato allo show tv di Jay Leno, icona dell'ironia scanzonata, e ha spiegato che non c'è stata «nessuna reazione esagerata da parte degli Stati Uniti con la chiusura di ambasciate e consolati», che la minaccia di attacchi «è significativa», e che nonostante il contrattacco americano, l'organizzazione terroristica, contro la sua stessa dichiarazione elettorale, gode di ottima salute. Ottime notizie, che, secondo il presidente degli Stati Uniti, dovrebbero giustificare la chiusura delle sue ambasciate.
In realtà, dopo gli attacchi alle carceri in Iraq, in Libia, in Pakistan, nell'anniversario di Mumbai, Gluboky, Giakarta, e la memoria quindicennale di Nairobi e Dar Es Salaam, nel giorno di Ramadan… dopo l'uccisione dell'ambasciatore a Bengasi, Obama ha alzato le mani. L'organizzazione sembra avere ormai una delle sue sedi centrali nello Yemen, sotto il comando di Nassar al Wahishi. L'AQAP, così si chiama l'organizzazione, è certo capace di operazioni decise autonomamente, e così anche Jabat al Nusra in Siria e altre ancora in Tunisia, nel Sinai, ovunque. Le conference call possono stabilire certo un legame, ma più ideologico che operativo. Al Zawahiri, dopo l'uccisione dei suoi capi militari, sembra isolato in Pakistan, a rimirare i successi del suo esercito in movimento. www.fiammanirenstein.com
CORRIERE della SERA - Guido Olimpio : " L’ultima frontiera del terrore. La camicia del kamikaze impregnata di esplosivo "
Guido Olimpio al Qaeda
Ogni allarme terrore ha la «sua» bomba. E questa volta sarebbe un ordigno particolare, frutto della mente di Ibrahim Al Asiri, il chimico diventato artificiere di Al Qaeda nella Penisola arabica. Se sono vere le indiscrezioni trapelate da Washington il terrorista ha creato un’arma capace di sfuggire ai normali controlli negli aeroporti. Alla base della «trappola» c’è una miscela solubile in acqua. È l’esplosivo. Posto all’interno di contenitori, il liquido è usato per «impregnare» gli abiti che dovrà indossare l’attentatore-kamikaze. I vestiti sono messi a «essiccare» e una volta asciutti sono pronti per l’uso. Un sistema che ricorda quelli dei trafficanti di cocaina, solo che nel loro caso la droga è nuovamente trattata affinché diventi polvere. I qaedisti, usando questo tipo di bomba, potrebbero mandare uno o più elementi a bordo di un jet passeggeri. Per attivare la carica userebbero un innesco chimico oppure dispositivi celati all’interno di un telefonino. La rivelazione non rappresenta però una sorpresa. Se ne era parlato alcuni anni fa. La prima nel 2008, quando si è ipotizzato l’uso di un esplosivo liquido, inodore e incolore. E soprattutto trasportabile in piccoli flaconi, dunque di una grandezza tollerata dalle attuali regole su cosa si può portare nel bagaglio a mano. La seconda situazione risale al 2010 dopo il fallito attacco contro velivoli cargo: i terroristi yemeniti — si è detto — hanno un nuovo tipo di ordigno. E la fonte era un infiltrato che aveva indicato sempre Al Asiri come inventore. In parallelo sono emerse voci su una variante, anche questa copiata dai narcos. L’esplosivo impiantato chirurgicamente nel corpo umano e innescato con una sorta di siringa che inietta sotto pelle un prodotto chimico. Per dare un’idea: l’attentatore con le mutande bomba — altra trovata di Al Asiri — portava circa un etto di esplosivo. Un’implantologia può inserirne 3 o 4 volte tanto. Difficile però capire l’efficacia. L’intelligence disegna scenari, gli esperti forniscono la loro analisi («si può fare»), quanto ai risultati sono tutti da dimostrare. C’è anche il rischio di sopravvalutare i terroristi. Serve il setaccio e non la pala nel trattare i dati investigativi. Identica situazione per l’ennesima «esclusiva» — ieri sul sito Daily Beast — su come gli Usa hanno scoperto le intenzioni dei qaedisti. Dopo aver intercettato un corriere inviato dal Al Zawahiri ai «fratelli» nello Yemen, l’Nsa ha intercettato una «conferenza via telefono» di 20 capi. Oltre a Al Zawahiri, anche esponenti di Boko Haram (Nigeria), di Aqim (Algeria), dei jihadisti del Sinai e uzbeki. Gli autori dello scoop hanno ottime fonti, è però un po’ dura credere che dei militanti di quel livello abbandonino ogni precauzione parlando tranquillamente al satellitare. Non tutto, comunque, è teoria. Lo Yemen rimane centrale in tutta la vicenda. Le autorità hanno annunciato di aver sventato un piano qaedista per distruggere oleodotti e prendere il controllo di due porti. Dozzine di militanti, travestiti da soldati, dovevano agire in questi giorni. Un attacco che forse si intrecciava con un’azione contro gli Usa, anche loro molto aggressivi. I droni della Cia hanno colpito ancora — sette i terroristi uccisi — mentre la Casa Bianca ha autorizzato altre missioni per accentuare la pressione sui militanti. Colpi dall’alto ai quali potrebbero seguire incursioni delle forze speciali statunitensi insieme a unità locali. Ecco che allora la chiusura delle ambasciate non è solo un modo per contenere i danni ma anche una manovra per sottrarsi a possibili rappresaglie dei qaedisti. Obama esorta, in tv, a non farsi «terrorizzare dai terroristi», «vivete le vostre vite». Consigli messi in crisi da quanto avviene nella realtà. Un jet Us Airways, proveniente dall’Irlanda, è stato scortato dai caccia e poi «isolato» sulla pista di Filadelfia dopo la segnalazione di una bomba. A bordo non c’era nulla.
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