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Ugo Volli
Cartoline
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La grammatica interna dei sassi e il loro vero significato 07/08/2013

La grammatica interna dei sassi e il loro vero significato
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

a destra, nell'immagine più in alto, terroristi palestinesi mentre lanciano sassi. Nelle immagini sotto, due incidenti causati dalle sassate

Cari amici,

vi dice qualcosa questa storia? "E' costellata di precedenti anche luttuosi la triste 'moda' di lanciare sassi dai cavalcavia di strade e autostrade: un gesto che per emulazione si è ripetuto più volte, a cadenze più o meno ravvicinate, con fatti di cronaca che hanno investito a macchia di leopardo tutto il paese.Risa le al 22 aprile 1986 la prima vittima accertata colpita dal lancio di un sasso: è la piccola ***, di appena due mesi e mezzo. Dormiva in braccio alla madre quando fu raggiunta da un masso lasciato cadere dal cavalcavia della provinciale ***. Sempre nell'86, il 24 novembre, ***, di 40 anni, finì fuori strada nei pressi di Molfetta (Bari) dopo essere stato centrato da un sasso sulla ***.
Il 13 febbraio del '91, due anziani coniugi, ***, 70 anni, e R ***, 69, persero la vita sul *** dopo che il loro parabrezza era andato in frantumi colpito da alcuni sassi.
Tre anni dopo, il 27 dicembre del '96, *** viene uccisa sulla Torino-Piacenza. Il processo di secondo grado, chiuso il 19 luglio 2000, vede le condanne a 18 anni a 4 mesi dei fratelli *** e del loro amico ***, mentre *** viene assolto."

Sapete dove sono avvenuti i fatti criminosi che vi ho ricordato? Potete trovare l'articolo completo, senza i piccoli tagli che vi ho apportato io consultando l'originale qui: http://www.repubblica.it/2005/h/sezioni/cronaca/sasso/precedsass/precedsass.html

Che ne pensate del lancio di sassi? E' un'attività criminosa e pericolosa, almeno quando si svolge in Italia, come negli esempi che vi ho citato. I posti sono la provinciale Milano- Molfetta, Lentate, l'autostrada del Brennero, quella Torino-Savona.

Adesso considerate questi casi: un'ambulanza presa a sassate mentre era impegnata in un soccorso (http://www.timesofisrael.com/israeli-ambulance-stoned-in-east-jerusalem/ ). Una famiglia di madre e tre bambine tutte ferite da sassi in uatostrada, la più piccola a lungo in pericolo di vita e con danni permanenti (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4356683,00.html) ; due sassaiole separate nello stesso giorno, col risultato di quindici feriti, fra cui dei bambini piccoli (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4409807,00.html ). Un autobus preso a sassate con un bambino piccolo in gravi condizioni (http://www.jpost.com/Diplomacy-and-Politics/Stone-throwing-causes-W-Bank-crash-baby-critically-hurt ). Un bambino di 16 mesi ferito dai sassi
(http://cifwatch.com/2011/09/22/photo-of-a-16-month-old-israeli-baby-injured-by-palestinian-rocks-that-the-guardian-would-never-post/ ) Tutto questo, l'avete visto dai link, non si svolge in Italia, ma in Israele. Cambia qualcosa nel giudizio che ne diamo? Certo, una differenza c'è, ovvia. In Israele è in atto un aspro conflitto politico, i nazionalisti arabi vorrebbero distruggere lo Stato ed espellere i suoi abitanti e non escludono (nessuno, neanche i "moderati") il ricorso a mezzi violenti. Fra l'altro gli arabi individuano le macchine israeliane dalle targhe, che sono diverse da quelle dei cittadini dell'Anp e tirano su quelle. Lotta politica? Mah, se i bergamaschi più fedeli alla Lega prendessero di mira le macchine targate Napoli, o i baresi fedeli a Vendola si accanissero sui cuneesi, ferendo donne e bambini, voi la considerereste un'attenuante? Io no, chiederei una pena più severa proprio per il carattere politico della violenza indiscriminata, che in buon italiano si chiama terrorismo. Terrorismo a bassa intensità, se volete, meno sanguinoso delle bombe, ma sempre terrorismo. Un dizionario online (http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/T/terrorismo.shtml ) definisce così la parola: "Metodo di lotta politica basato sulla violenza intimidatoria (uccisioni, sabotaggi, attentati, ecc.)."


Amira Hass

Perché vi faccio un discorso così ovvio? Perché è venuto di moda, di recente, difendere gli arabi che tirano sassi sugli ebrei. Ha aperto la strada quella campionessa mondiale dell'odio di sé che si chiama Amira Hass, giornalista (si fa per dire) del quotidiano arabo in lingua ebraica "Haaretz" con un articolo dedicato, guarda un po', con pomposo linguaggio pseudo-accademico, alla "sintassi interna" del lancio di pietre palestinese (avete mai sentito parlare di una "sintassi esterna"?), le cui prime righe suonano ampollose come un testo costituzionale: "Gettare pietre è un diritto naturale e un dovere di chiunque sia soggetto a un governo straniero" (per esempio in Italia gli altoatesini, in Spagna i catalani, in Gran Bretagna gli scozzesi e poi i cittadini finlandesi di origine svedese, gli indiani d'America, un bel po' di cittadini russi e cinesi, per non parlare del mondo arabo: una bella ricetta per la guerra civile universale). Il seguito è all'altezza intellettuale di questo esordio che in arte si chiamerebbe "pompier", ma in politica è incendiario. Lo trovate qui, se fate collezioni di sciocchezze: http://www.haaretz.com/opinion/the-inner-syntax-of-palestinian-stone-throwing.premium-1.513131 .

Poi è venuto il grande piagnisteo sul bambino di cinque anni fermato dai militari mentre tirava sassi alle macchine e riconsegnato alla famiglia. (http://www.timesofisrael.com/idf-detains-5-year-old-in-hebron-for-allegedly-throwing-rocks/ ) Ma i sassi di un bambino fanno meno male degli altri? E non erano minorenni quei ragazzi processati e condannati per aver tirato sassi sull'autostrada Torino Savona ammazzando un automobilista?

Adesso poi ci si è messo il New York Times, l'equivalente americano di Haaretz, giornale di proprietà ebraica, letto da buona parte del pubblico ebraico americano, ma così infetto dall'odio di sé da aver passato gli anni della seconda guerra mondiale a negare e nascondere il più possibile la Shoah per non sembrare troppo ebreico e non dar fastidio alla presidenza Roosevelt (se non ci credete, leggete qui:  http://en.wikipedia.org/wiki/Buried_by_the_Times  e qui: http://www.thedailybeast.com/articles/2013/04/18/reporting-on-the-times-calls-out-new-york-times-holocaust-coverage.html e qui http://hnn.us/articles/10903.html ). Bene, il New York Times è andato a trovare una casa di tiratori di sassi e ne ha tratto un bell'articolo elogiativo o almeno giustificatorio (http://www.nytimes.com/2013/08/05/world/middleeast/rocks-in-hand-a-boy-fights-for-his-west-bank-village.html ). I ragazzi tirano i sassi per affermare di essere tosti, per noi, perché non hanno nulla da fare (la stessa cosa sostenne le difesa degli assassini dell'autostrada Torino Savona, ma senza troppa fortuna...) E poi puntano i militari (per lo più falso) e i "coloni", che sarebbero gli ebrei che abitano oltre la linea armistiziale del '49 (che non è un confine internazionale, ricordiamolo), o che comunque passano di lì, dato che non portano l'indirizzo sulla targa. Per esempio, secondo il New York Times, il gruppo di "Informazione Corretta" che ha fatto un viaggio di informazione un paio di mesi fa da quelle parti con un autobus a targa israeliana, sarebbe probabilmente un bersaglio legittimo per le turbe adolescenziali dei giovani arabi.

Trovate un'analisi critica dell'articolo dell'influente (purtroppo) giornale americano qui (http://honestreporting.com/note-to-new-york-times-throwing-stones-is-an-act-of-violence/ ) e qui (http://www.commentarymagazine.com/2013/08/05/culture-of-violence-a-palestinian-hobby-stone-throwing/#.UgCjCEtSVxk.twitter). Non voglio ripeterli, il mio giudizio è ovvio. Chi cerca di distruggere la vita altrui (magari di donne e bambini, sempre di passanti ignoti identificati per via di una targa) per noia, è un teppista pericoloso, un tentato omicida per futili motivi. Se lo fa per ragioni politiche, è un terrorista. Né l'uno né l'altro meritano alcuna indulgenza.


Gush Etzion

Vorrei solo aggiungere una piccola nota. La casa visitata dal New York Times è vicino a Gush Etzion, un blocco di insediamenti ebraici oltre la linea armistiziale del '49, a pochi chilometri da Gerusalemme. Sui suoi abitanti i protetti dal giornale americano esercitano il loro tiro a segno. Ora, Gush Etzion non solo è destinato nelle valutazioni di tutti a restare israeliano anche nel peggiore accordo di pace (è il maggiore dei "grandi blocchi" che potrebbero essere scambiati con altri territori), ma ha una storia molto particolare. E' fatto di villaggi costruiti a partire dagli anni Trenta del Novecento su territori regolarmente acquistati un secolo fa, molte volte distrutti dal terrorismo arabo. In particolare nel '48, fra il voto dell'Onu che divideva i territori e l'istituzione dello stato di Israele fu assediato e distrutto da milizie giordane, dopo un'eroica resistenza che costò la vita a tutti quelli che vi parteciparono. Come disse Ben Gurion, se dopo la guerra resistette una Gerusalemme ebraica (Ovest), è merito della loro resistenza che permise di allestirne le difese (http://www.gush-etzion.org.il/ ). In uno di questi villaggi, oggi ridente e pieno di verde, vi è un piccolo e commovente museo che racconta quella terribile resistenza contro forze superiori che cercavano il genocidio prima ancora della costituzione dello Stato di Israele. Il New York Times farebbe bene a spiegare come e perché chi vi abita dovrebbe essere chiamato colono e in che senso gli eredi degli assassini, che continuano a voler distruggere un pacifico insediamento agricolo su terre legalmente acquistate possa essere superiore moralmente a chi continua a difendere la sua pacifica vita da agricoltore.

Ugo Volli


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