|
|
||
L'esempio turco Cari amici, nei media le cose vanno così: quando accade qualcosa da qualche parte del mondo per un giorno, due, una settimana al massimo se ne parla moltissimo, poi rapidamente com'era arrivato l'evento scompare dalle pagine dei giornali e dagli schermi, gli inviati e le troupes televisive tornano a casa e si resta in attesa del nuovo numero nel gran circo del mondo. Ma naturalmente l'evento non è sparito magicamente, le sue conseguenze continuano, magari il fatto stesso si ripete ancora. Ma non importa, la stampa ha perso il suo interesse e ci vuole qualcosa di nuovo per riattizzarla. Ci sono le eccezioni, beninteso, come Israele, dove tecnicamente non occorre mandare degli inviati perché ci sono i corrispondenti e soprattutto la rete di complicità che li lega a Pallywood, cioè alla confezione scientifica di eventi artificiali, ogni giorno nuovi, per mettere in imbarazzo e diffamare lo stato ebraico. Ma si sa, l'antisemitismo è un'eccezione, provoca ostinazioni e scambi di priorità tutti particolari: Hitler non usava nel '43-'44 le sue preziose risorse ferroviarie per portare gli ebrei ad Auschwitz invece di rifornire le sue truppe in difficoltà? Ma torniamo al caso normale. Per esempio alla Turchia. Vi ricordate che un paio di mesi fa, prima di imporre il simulacro di colloqui di pace con l'Anp, Obama impose a Netanyahu di recuperare il rapporto con la Turchia, facendo le scuse a Erdogan per l'affare della flottiglia, che pure era stata un'aggressione di un gruppo turco organizzato, che si è scoperto vicino ad Al Qaeda? Realista se non obbediente, Netanyahu telefonò a Erdogan, e si disse disposto a pagare dei danni alle famiglie dei morti. Si stabilì una commissione per questo, con grande giubilo dei media ( http://www.jpost.com/International/Obama-Netanyahu-Erdogan-speak-by-phone-307423). Finita lì. E invece no, perché la Turchia proseguì il processo farsa contro i comandanti dell'esercito israeliano per quell'episodio, i colloqui nella commissione della riparazionbe non si sono mai conclusi, non solo perché le richieste turche sono esorbitanti, ma soprattutto perché la Turchia, contro i risultati delle inchieste internazionali, per esempio dell'Onu, pretende un'ammissione da parte di Israele di aver compiuto un reato, che lo renderebbe vulnerabile ad altre cause. La trattativa si è interrotta e non è mai ripresa (http://israelmatzav.blogspot.it/2013/05/surprise-israel-turkey-talks-break-down.html). Un modo come un altro per incassare la disponibilità israeliana senza pagare il prezzo della normalizzazione. Obama in questo è stato fra i turlupinati o era complice nel tentativo di mettere in difficoltà Israele? Difficile dirlo. Ma certamente si tratta di un altro fallimento della sua politica. E la stampa non ne ha parlato.
Altro esempio turco: le manifestazioni per Piazza Taksim a Istanbul. Se n'è parlato per una settimana, poi nulla. Si sa che la repressione è stata durissima, ma come per il movimento verde di Teheran, la stampa non ama ciò che mette in difficoltà i regimi autoritari e islamisti. Immaginatevi se una cosa del genere fosse successa in Israele. E invece... invece la protesta continua, sia pur fra mille difficoltà e violenze della polizia. Leggete per favore questo bel reportage di "Linkiesta" (un quotidiano web nettamente di sinistra), che ha rotto il silenzio: http://www.linkiesta.it/gezi-park-proteste#ixzz2b7uumJu1 . Vedrete a che cosa è disattenta la stampa. Ancora uno: il processo all'opposizione e ai militari, detto Ergenokon, dal nome di una rete analoga alla nostra vecchia Gladio. Un tribunale come accade spesso nei paesi mediterranei non tropp indipendente, ha condannato a ergastolo e lunghe pene detentive l'ex capo di stato maggiore dell'esercito e un gruppo di politici e intellettuali dell'opposizione (medici, professori universitari) per un tentativo di golpe che non è stato dimostrato e che certamente non è mai avvenuto (http://www.lapresse.it/mondo/europa/turchia-maxi-processo-per-complotto-golpe-16-ergastoli-anche-a-ex-capo-esercito-1.375261). Un fatto abbastanza clamoroso, di cui la stampa italiana ha parlato con estrema prudenza, se non proprio con complicità (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-08-06/turchia-altro-colpo-esercito-064336.shtml?uuid=Ab3KGhKI), quando non ha taciuto del tutto.
Ma esistono anche le vendette della storia, anch'esse peraltro spesso non considerate dalla stampa. Vi ricordate che Erdogan, in odio a Israele, ha sempre detto di voler fare visita a Hamas a Gaza e lo ha riaffermato anche dopo la "riconciliazione" voluta da Obama, nonostante le sue pressioni perché si moderasse? Be', non ci andrà più. I generali egiziani, colleghi di quelli che lui ha fatto condannare all'ergastolo, non glielo consentono (http://www.jpost.com/Middle-East/Erdogan-cancels-Gaza-trip-after-running-afoul-of-Egypt-government-322005 ). Il flirt fra Erdogan e Hamas, che in fondo sono parenti, entrambi affiliati alla Fratellanza Musulmana, per il momento non si consumerà. Ma i lettori occidentali non lo sapranno mai. In fondo, è una notizia mediorientale che non nuoce a Israele. Perché darla, allora? Ugo Volli |
Condividi sui social network: |
|
Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui |