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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Il Giornale Rassegna Stampa
06.08.2013 Israele, ancora difficoltà nel trovare il sostituto di Stanley Fischer
cronaca di Rolla Scolari

Testata: Il Giornale
Data: 06 agosto 2013
Pagina: 13
Autore: Rolla Scolari
Titolo: «Scegliere il banchiere centrale? Ora è una missione impossibile»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 06/08/2013, a pag. 13, l'articolo di Rolla Scolari dal titolo " Scegliere il banchiere centrale? Ora è una missione impossibile".


Rolla Scolari                Stanley Fischer

Sullo stesso argomento, invitiamo a leggere la 'Lettera da Gerusalemme' di Angelo Pezzana, pubblicata su IC di ieri
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=50160

Ecco il pezzo di Rolla Scolari:

La nomina del governa­tore della Banca centrale è or­mai una saga. È stato chiaro a tutti in Israele quando le tv han­no rivelato che Leo Leiderman, candidato alla poltrona, con­sulta da anni un astrolgo. L’in­flusso delle stelle, però, non ga­rantisce abbastanza sicurezza agli investitori, soprattutto ora: i numeri dicono che nel 2014 la crescita dell’economia israelia­na scenderà al 3,2% rispetto al 3,8 di quest’anno.
L’astrologo resta una nota di colore in un processo di scelta che in queste ore in Israele sta imbarazzando premier e mini­stro delle Fi­nanze, rive­lando come, qui e altrove, la guerra per il potere si gio­chi ormai più nei corridoi delle banche centrali che nelle cancelle­rie politiche. È diventato «un circo», hanno scritto i giornali, criti­cando Benja­min Netan­yahu e-Yair La­pid per non es­sere stati in grado in oltre un mese di tro­vare un valido sostituto a un economista di statura co­me Stanley Fi­scher, mento­re di altri uo­mini ai vertici di istituti cen­trali come Mario Draghi e Ben Bernanke. Leiderman, stelle a parte, si è ritirato dalla corsa ve­nerdì, mentre in Israele circola­no voci su accuse di molestie quando lavorava anni fa a Deut­sche Bank.
Un altro candidato, Jacob Frenkel, ha abbandonato la set­timana scorsa, dopo aver tenta­to di gestire la denuncia - mai formalizzata - di aver rubato (una bottiglietta di colonia) al­l’aeroporto di Hong Kong nel 2006. Il candidato perfetto sa­rebbe ora Karnit Flung, la nu­mero due della Banca centrale.
Si sarebbe però offesa quando Netanyahu, dopo il flop di Frankel, ha avanzato l’ipotesi Leiderman senza lasciare il pas­so alla signora. L’opposizione ha parlato invece di «sessi­smo ».
Ora, senza un nuovo nome da proporre, premier e mini­stro
delle Finanze devono an­che accertarsi che i banchieri, noiosi e grigi nell’immaginario comune, non abbiano scanda­li da nascondere: «È venuto fuo­ri che i professori di economia sono un gruppo vivace e agita­to », avrebbe detto Lapid. Assie­me a Netanyahu, il ministro pensa ora di cambiare il proces­so di nomina del governatore: potrebbe essere scelta una rosa di candidati sottoposti al detta­gliato scrutinio di un comitato. «Quando si tratta di scegliere il nuovo capo della Banca cen­trale, Israele batte gli Stati Uniti di un miglio in teatralità», scri­ve Bloomberg. Un tempo sareb­be stato difficile trovare qualcu­no capace di ricordare i nomi dei banchieri centrali. Oggi, in epoca di crisi economiche e fi­nanziarie, il ruolo delle Banche centrali è cruciale per le sorti politiche di governi e politici. Ed è così che le nomine ai verti­ci degli istituti non sono più re­legate alle pagine di economia, ma diventano appassionanti fo­gliettoni giornalistici.
Ben Bernanke, negli Usa, ter­mina il suo mandato alla Fed a fine anno. Eppure sui quotidia­ni americani, si parla già di «guerra» tra candidati. Il
New York Times racconta come la lotta sia tra le «California girls» e i «Rubin boys»: tra Janet Yel­len, accademica della sinistra californiana, ex studentessa di Berkley - come un’altra singo­ra tra i consiglieri economici di Barack Obama, Christina Ro­mer - e Lawrence Summers, della cordata dell’ex segretario al Tesoro di Bill Clinton, Robert Rubin.
Anche a Londra non è stato fa­cile trovare l’uomo giusto. I bri­tannici sono andati addirittura fino in Canada, uno dei Paesi che meglio ha navigato la crisi finanziaria del 2008. Hanno da­to la poltrona a Mark Carney, ex capo della Banca centrale ca­nadese, il primo straniero alla guida dell’istituzione in 318 an­ni. Le ripercussioni politiche sono state importanti per il po­co amato Cancelliere dello Scacchiere, George Osborne che, dopo un primo rifiuto del corteggiato economista, ha an­nunciato a novembre la sua no­mina
e incassato un inaspetta­to successo.

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