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La Stampa Rassegna Stampa
06.08.2013 Egitto: gli Usa fanno da mediatori tra islamisti ed esercito
cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 06 agosto 2013
Pagina: 12
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Washington spinge gli islamisti al tavolo con i generali egiziani»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 06/08/2013, a pag. 12, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Washington spinge gli islamisti al tavolo con i generali egiziani".


Maurizio Molinari   William Burns           Abdel Fatah el Sisi

Incontra in cella i leader dei Fratelli Musulmani, trasmette i messaggi ai militari egiziani, coordina le mosse dei plenipotenziari arabi ed europei, e quando serve chiede aiuto al Pentagono ed al Congresso per avere più carte da giocare: il protagonista della mediazione americana fra generali e islamici è William Burns, vicesegretario di Stato americano e veterano delle missioni più ardue, come il dialogo segreto con Teheran.

Arrivato al Cairo alla fine della scorsa settimana, Burns ha visto il generale Abdel Fatah al-Sissi dal quale ha ottenuto il via libera alla mediazione con i Fratelli Musulmani infuriati per il rovesciamento del presidente Morsi da parte dei militari. Il secondo passo è stato creare una task force di mediatori internazionali, composta dai ministri degli Esteri di Qatar, Emirati Arabi Uniti e l’inviato dell’Ue. È stato con loro che, ieri, si è recato nel carcere militare dove è detenuto Khairat el-Shater, il più importante leader politico dei Fratelli Musulmani, secondo nella gerarchia del partito solo al leader spirituale Mohammed Badie, per discutere gli estremi di un possibile compromesso. L’incontro in cella fra el-Shater e il più veterano dei diplomatici americani descrive la credibilità guadagnata dagli Stati Uniti con i Fratelli Musulmani grazie al sostegno garantito alla presidenza Morsi. E la stessa carta che Burns è tornato a giocare poche ore dopo incontrando un altro leader islamico detenuto, Saad el-Khatani. Entrambi fanno parte di un ristretto gruppo di dirigenti dei Fratelli Musulmani di cui i militari hanno annunciato l’imminente processo, accusandoli di aver innescato violenze in piazza, ma Burns cerca di trasformarli in interlocutori di una difficile transizione, a cominciare dalla necessità di evitare nuovi scontri nelle strade in occasione dell’odierna manifestazione pro-Morsi, alla quale si prevede la partecipazione di un milione di persone.

Durante gli incontri di Burns con al-Shater e el-Katatni è trapelata da fonti governative egiziane la proposta di compromesso redatta dai militari di cui si sta facendo portatore: liberazione di alcuni leader dei Fratelli Musulmani, scongelamento dei loro beni e assegnazione di tre ministeri nell’esecutivo che deve accompagnare l’Egitto alle prossime elezioni. Hani Sabra, direttore del desk Medio Oriente dell’Eurasia Group a New York, ritiene che i militari «stanno tentando di far emergere una leadership dei Fratelli Musulmani più moderata di quella che ha governato durante la presidenza Morsi». Per portare a termine questa delicata mediazione Burns gioca su più tavoli perché mentre lui dialoga con i leader incarcerati, è il ministro della Difesa Chuck Hagel che telefona ad al-Sissi chiedendogli un «processo inclusivo» per coinvolgere gli ex sostenitori di Morsi. E al Cairo sono giunti anche i senatori repubblicani John McCain e Lindsey Graham per far sentire ai militari la pressione del Congresso di Washington, da cui dipende l’avallo agli ingenti aiuti economici annuali americani.

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