Turchia: condannati all'ergastolo i vertici militari, garanti della laicità dello Stato Erdogan continua il suo piano di islamizzazione. Cronaca di Carlo Panella
Testata: Libero Data: 06 agosto 2013 Pagina: 14 Autore: Carlo Panella Titolo: «Erdogan schianta i laici: vertici militari all’ergastolo»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 06/08/2013, a pag. 14, l'articolo di Carlo Panella dal titolo "Erdogan schianta i laici: vertici militari all’ergastolo".
Carlo Panella Recep Erdogan
Colpo mortale alla laicità in Turchia e schiacciante vittoria di Tayyp Erdogan che è riuscito a fare condannare 16 altissimi generali alla pena dell’ergastolo con accuse infamanti. La vicenda è nota in Turchia col nome di Ergenekon, dal nome di una mitica località sui monti Altay, famosa «patria perduta» nell’immaginario misterico ottomano. Questo sarebbe il nome di una organizzazione segreta, promossa dai massimi vertici militari turchi che, con la complicità di organizzazioni terroriste, tra cui il Pkk di Abdullah Oçalan, avrebbe organizzato a partire dal 1996, e poi con più vigore dal 2003, quando Erdogan andò al governo, attentati e uccisioni di intellettuali e uomini politici. Questa attività eversiva avrebbe mirato a destabilizzare della Turchia per favorire un nuovo intervento dei generali nella vita politica. Il condizionale è più che d’obbligo in questa vicenda, per varie ragioni, politiche e di fatto. Le motivazioni politiche di questa sentenza sono evidenti: con le condanne di ieri sono imprigionati a vita, ma soprattutto sono moralmente distrutti con accuse infamanti, tutti i vertici militari turchi che hanno tentato invano di fare da contrappeso laico al rafforzamento del governo iper islamista di Erdogan. Primo tra tutti il generale a 4 stelle Ilker Basbug, popolarissimo nelle Forze Armate, che ha sempre contrastato apertamente l’islami - smo di Erdogan. Con la sentenza di ieri, i vertici militari turchi, che per 90 anni sono stati i garanti della laicità del Paese, vengono politicamente schiantati, perché avrebbero agito come e peggio di terroristi, per fini ignobili. Il tutto, va detto, con la complicità di una imbelle Europa che ha imposto a un Erdogan, che è stato ben felice di accontentarla, di abrogare il ruolo di «controllori della laicità dello Stato» dei generali turchi che, in alcuni settori – come la Difesa e la Sicurezza - avevano poteri costituzionali (dettati da Kemal Atatürk) sovraordinati allo stesso governo. È stato così eliminato di fatto il potere del Consiglio Supremo di Difesa – da loro controllato - che pure, dal 1960 in poi ha accompagnato la Turchia sulla strada della democrazia, con alcuni interventi «golpisti», a cui sono però sempre seguite rapide e libere elezioni. Il marchio dell’infamia che il tribunale di Silviri, vicino a Istanbul, ha ora attribuito a Basbug e ai suoi 254 «complici», alcuni condannati all’ergastolo «aggravato», elimina dunque dalla scena politica il più forte e prestigioso contrappeso alla islamizzazione della società turca. Le conseguenze di questa involuzione nella vita politica si sono già viste nel modo autoritario e ultra-islamista con cui Erdogan ha represso le manifestazioni del movimento laico di Gezi Park. Ma la sentenza Ergenekon di ieri è gravissima anche sotto il profilo legale: il processo è stato condotto dalla magistratura turca – ampia - mente rimaneggiata e condizionata da Erdogan - in spregio ai più elementari principi di diritto: 300 intellettuali di ogni area politica hanno denunciato invano nei mesi scorsi queste irregolarità. Un quadro ambiguo, tanto che ieri Cumhuriyet, quotidiano vicino al principale movimento d’opposizione il Partito repubblicano del popolo (Chp), Titolava «Oggi verrà pronunciata una sentenza già scritta 5 anni fa». Da parte sua. Il generale Basbug, nella piena tradizione turca, si è appellato al popolo: «Per coloro che sono stati processati in simili circostanze, l’ultima parola è quella della gente. Il popolo non ha mai sbagliato e non viene mai ingannato. Chi è sempre stato dalla parte delle persone giuste e della giustizia, ha la coscienza pulita. Io sono uno di questi ». E subito dopo sono esplosi nuovi scontri fra i manifestanti laici e la polizia.
Per inviare la propria opinione a Libero, cliccare sull'e-mail sottostante