Spettabile prof. Volli. ho letto il suo articolo di oggi,e ancora una volta mi sono domandato non se Israele può vincere la prossima guerra con gli arabi ,ma bensì se vuole vincerla . mi domando perché le forze di sicurezza israeliane continuino a fare prigionieri, che poi oltre a nutrirli curarli istruirli per tanto tempo vengono comodamente liberati alla prima occasione ,io penso che se tutti questi prigionieri morissero per "caso" durante la cattura non si offenderebbe nessuno ,ne sposterebbe di tanto l'opinione che le famiglie e il popolo di costoro hanno di Israele, il carcere come inteso qui in italia dovrebbe essere correttivo ,quanti prigionieri usciti dalle carceri israeliane si sono ravveduti? senza prigionieri questo teatrino non esisterebbe ,in oltre al risparmio economico,il nemico saprebbe a cosa va incontro prima delle proprie azioni. E' contro la convenzione di ginevra? chissenefrega né ginevra né bruxelles lodano Israele per il rispetto delle regole,i prigionieri vanno restituiti agli attaccanti è vero ,ma non vivi. saluti
luigi russo
Gentile lettore,
capisco il suo punto di vista e talvolta lo condivido sul piano emotivo. Era stato Rabin, quel Rabin esaltato dai pacifisti dopo la sua morte, a dire durante la "prima intifada" che bisognava non ammazzare, ma semplicemente picchiare duramente chi tirava pietre e molotov, in modo da far loro cambiare sport. Di fatto le cose sono andate altrimenti. Che Israele sia uno stato democratico, con una giustizia indipendente che accerta le responsabilità anche dei militari secondo il codice e che l'Esercito abbia una sua etica e delle regole molto stringenti nel combattimento, non è solo motivo d'orgoglio e di distinzione morale rispetto alla violenza senza regole dei terroristi, ma anche una necessità pratica per operare in un contesto internazionale difficile. Israele viene comunque imputato dai suoi nemici dei peggiori crimini di guerra. Che di fatto non li commetta, che abbia regole severe per il suo comportamento consente di difendersi nei limiti del possibile da questa propaganda e di smascherarla.
Ugo Volli