Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 05/08/2013, a pag. 14, l'intervista di Gian Micalessin a Ahmad Bareddin Hassou, Gran Muftì della Siria, dal titolo "Il Gran Muftì al Papa: 'Vieni in Siria a portare la pace' ".
Gian Micalessin il Gran Muftì di Siria con Mahmoud Ahmadinejad
Il Gran Muftì fa finta di essere un pacifista e, nelle prime righe dell'intervista, dichiara "Vorrei chiedergli d’incontrare i mufti musulmani, le autorità cristiane e quelle ebraiche per cercare una soluzione alle guerra che ci divide. Noi musulmani e voi cristiani abbiamo costruito moschee e chiese. Ma ora bisogna uscire da moschee e chiese per ascoltare la voce del popolo. Per questo Papa Francesco potrebbe aiutarci a metter fine alle guerre".
Peccato che poi incolpi Israele e Stati Uniti della situazione in Medio Oriente.
Invece di guardare con onestà a ciò che sta succedendo, preferisce scaricare la responsabilità sui soliti bersagli dimostrando l'arretratezza culturale e politica del mondo arabo musulmano.
Ecco l'intervista:
«Vorrei tanto parlare con Papa Francesco perché lui è un uomo del popolo e non un uomo di potere. Vorrei esortarlo tramite il vostro giornale a venire qui in Siria. Ed anche in Egitto, Giordania e Palestina. Vorrei chiedergli d’incontrare i mufti musulmani, le autorità cristiane e quelle ebraiche per cercare una soluzione alle guerra che ci divide. Noi musulmani e voi cristiani abbiamo costruito moschee e chiese. Ma ora bisogna uscire da moschee e chiese per ascoltare la voce del popolo. Per questo Papa Francesco potrebbe aiutarci a metter fine alle guerre».
Il gran Muftì di Siria Ahmad Badreddin Hassou la guerra la conosce bene. Ha 64 anni, da 13 è il gran Muftì di Siria. Due anni fa - dopo aver dichiarato di appoggiare il regime - ha sopportato l’uccisione del figlio 22enne freddato per vendetta alle porte di Aleppo. Eppure non ha mai esortato all’odio o alla vendetta. «Ho sempre spiegato racconta in questa intervista a Il Giornale – che se Maometto avesse chiesto di uccidere non sarebbe stato un Profeta del Signore. Sono stato criticato da molti intellettuali musulmani, ma la verità è questa. Il Profeta a chi gli chiedeva di punire con la morte gli assassini ha sempre risposto che sarà Dio a condannarli per le sue colpe. Per questo ho perdonato chi ha ucciso mio figlio. E chiedo a tutti quelli che subiscono la stessa tragedia di fare lo stesso».
Lei però appoggia un governo accusato di massacrare il suo popolo...
«Se la Siria avesse fatto pace con Israele oggi sarebbe considerata il miglior paese del medio Oriente. Ho sempre ripetuto ad America e Israele fate la pace invece di raccontare bugie».
Le accuse arrivano anche dall’Europa..
«Nel 2008 il Parlamento europeo mi invitò a Bruxelles. Quando ho chiesto di mandare una delegazione a vedere quel che succede in Siria mi hanno risposto che verranno solo quando andrà via Assad. Com’è possibile accettare questi diktat da chi sta lontano e rifiuta di vedere la verità? Sono pronto a venire da voi e incontrare tutti i membri dell’opposizione. Il grande crimine dell’Europa è tagliare i canali diplomatici con la Siria, nascondere la vera immagine di questa guerra. L’ambasciatore francese all’inizio del caos cercò di farlo, ma Parigi gli ricordò che era l’ambasciatore di Francia non della Siria».
Perché credervi?
«Avete visto cos’è successo in Iraq?C’era un Saddam Hussein e adesso ne avete trenta. In Tunisia c’era un presidente e ora c’è il caos. In Libia avete fatto fuori Gheddafi e ve ne ritrovate altri cento.L’Egitto è ormai fuori controllo. Volete succeda anche in Siria? Se qui sorge uno stato islamico la guerra arriverà al cuore dell’Europa».
In Medio Oriente si temono nuovi attacchi di Al Qaida. Perché tanto odio per l’Occidente.
«Il problema è l’America. Guardate le manifestazioni a favore dei Fratelli Musulmani e dei militari in Egitto.Il punto comune è l’odio di entrambi per gli Usa. Al Qaida e queste minacce sono figlie degli stessi errori. L’America ha creato i talebani e loro hanno creato Al Qaida».
Tra le grinfie di Al Qaida è finito anche Paolo Dall’Oglio un prete italiano molto conosciuto qui in Siria…
«Mi auguro torni in Italia vivo. Paolo lo conosco bene, si è messo nei guai perché si è spinto in una terra senza legge. Dio insegna ad entrare nelle case dalla porta. Lui ci è entrato da dietro. Quando è arrivato in Siria l’ho accolto come un fratello, non come uno straniero. L’ho difeso dalle accuse della stessa chiesa cattolica siriana. Ma quando l’ho visto camminare con i ribelli ho capito che lui non aveva una vera vocazione di pace. Provo molta più angoscia per la sorte del vescovo siriaco Yohanna Ibrahim e di quello greco ortodosso Boulos Yazij rapiti da Al Qaida ad aprile. Loro cercavano veramente la riconciliazione».
In Siria è scomparso anche il giornalista Domenico Quirico entrato nel paese con i ribelli…
«Queste cose succedono perché i vostri mezzi d’informazione si fanno suggestionare dalla propaganda».
Dall’Europa sono partiti 600 volontari musulmani venuti a combattere contro il regime che lei difende…
«Lo so. E so che tra loro c’era anche un giovane italiano è morto da queste parti. A tutti questi musulmani vorrei dire di non svendere il proprio cervello. La nostra religione insegna la pace, non la guerra. A questi giovani chiedo di studiare bene il Corano e di non credere a chi li esorta a combattere all’estero. Un buon musulmano viaggia per costruire la pace non per combattere ».
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