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Il Foglio Rassegna Stampa
03.08.2013 Egitto: gli Usa dalla parte delle forze armate ?
Obama comincerà a capire qualcosa di politica estera ?

Testata: Il Foglio
Data: 03 agosto 2013
Pagina: 1
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «La virata di Kerry verso i generali egiziani scuote la strategia americana»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 03/07/2013, a pag.1, con il titolo "La virata di Kerry verso i generali egiziani scuote la strategia americana " una analisi della nuova politica estera americana verso il Medio Oriente. Durerà ? E Obama avrà incominciato a capirne qualcosa ?
Ecco il pezzo:

Kerry con il generale Al Sisi

Roma. A sorpresa John Kerry ha legittimato ieri, addirittura con enfasi, “il ritorno della democrazia in Egitto” e la defenestrazione manu militari del presidente eletto Mohammed Morsi. Il segretario di stato ha superato d’impeto le prudenze lessicali dell’Amministrazione Obama. Il suo reiterato rifiuto di pronunciare la parola golpe aveva infatti una ragione complessa. Se il 3 luglio al Cairo si fosse verificato un golpe, una legge avrebbe infatti imposto all’America di cessare di versare i 2 miliardi di dollari annui all’Egitto, annullando così un fondamentale legame con i corrottissimi vertici militari. “Milioni e milioni di egiziani hanno chiesto nelle piazze ai generali di intervenire per impedire che il paese finisse nel baratro – ha detto Kerry – e d’altronde non ci risulta che il potere sia stato preso dai generali”. In realtà il potere al Cairo è oggi saldamente nelle mani del solo generale Fattah al Sisi che ha nominato motu proprio il presidente della Repubblica Adly al Mansour e il nuovo governo, e che ormai si rivolge direttamente alla piazza per chiedere un mandato personale per “stroncare l’estremismo e il terrorismo”, cioè la protesta dei Fratelli musulmani. I quali, naturalmente, hanno condannato le dichiarazioni di Kerry. Per tentare di ricucire il tessuto politico, Kerry ha inviato al Cairo il sottosegretario William Burns. Il sito israeliano Debka, che pubblica informazioni ufficiose del Mossad, sostiene che Sisi intende indire elezioni presidenziali entro l’anno per candidarsi in prima persona, con ovvie possibilità di successo. Un percorso a ostacoli, perché è evidente che la capacità di mobilitazione dei Fratelli musulmani è enorme. La “svolta” di Kerry è l’ultimo atto di un processo che rende identica la situazione dell’Egitto a quella dell’Algeria del 1991, dopo che furono annullate le prime elezioni vinte dai Fratelli. L’appoggio della Francia di Mitterrand a quella decisione non impedì il passaggio dalle manifestazioni nelle piazze alla formazione, dalle costole della Fratellanza, di un movimento terroristico – il Gia – che provocò una terribile guerra civile.

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