Sulla STAMPA di oggi, 27/07/2013, con il titolo "Tunisia, una sola pistola per due omicidi", Francesca Paci riferisce sull'assassinio di Brahmi, leader dell'opposizione tunisina.
Ecco l'articolo:
Francesca Paci
Mentre le piazze di Tunisi e delle città meridionali come Sidi Bouzid si riempiono di manifestanti per lo sciopero generale convocato dai sindacati dopo l’omicidio del leader dell’opposizione, la notizia che l’assassino di Brahmi sarebbe un salafita e che avrebbe usato la medesima pistola servita sei mesi fa ad ammazzare Belaid ingigantisce la già enorme distanza tra i fratelli coltelli, liberali e islamisti, nemici a bassa intensità sempre più tentati da una contrapposizione definitiva sul modello egiziano.
Invano il presidente della repubblica Moncef Marzouki aveva tentato di invitare gli schieramenti avversari al dialogo, sostenuto dalla leadership dei Fratelli Musulmani che oggi temono il medesimo destino di ascesa elettorale e declino popolare toccato ai cugini destituiti al Cairo. Quando ieri Marzouki ha affidato all’esercito il compito di organizzare per oggi i funerali di Brahmi, tra le fila dell’opposizione sono spuntati sorrisi beffardi. «Anche in Egitto i Fratelli avevano provato a sedurre i militari per restare al potere, ma il matrimonio non ha funzionato» suggerisce al telefono l’attivista Khaled, simpatizzante del giovane movimento tunisino Tamarod, nato sulle orme di quello egiziano.
Sebbene i due Paesi siano molto diversi e la Tunisia in particolare avesse trovato un accordo condiviso sulla Costituzione in vista delle elezioni di fine anno, molti analisti concordano nel vedere similitudini nella parabola dei rispettivi Fratelli Musulmani (Ennahda in Tunisia).
Ennhada, in realtà, ha adottato sin dall’inizio una politica più inclusiva, pur avendo stravinto le elezioni come i cugini egiziani. Ma l’opposizione tunisina non gli perdona «la tolleranza» verso i gruppi salafiti che da mesi terrorizzano i liberal, le donne, gli artisti, i giornalisti. Gli stessi che ieri hanno tentato di boicottare lo sciopero generale. Gli stessi, pare, che hanno sparato a morte contro l’opposizione due volte in meno di sei mesi.
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