Il pezzo di Francesco Mimmo sarebbe di per sè interessante, la storia è ben raccontata, se non fosse infarcito da una delle più smaccate menzogne omissive: la cancellazione totale di ogni riferimento al fatto che i paesi nei quali avvengono queste violente unioni forzate, che obbligano le bambine a sposare anziani, sono tutti MUSULMANI. Mimmo li definisce 'poveri', nascondendo che non è assolutamente la povertà a stabilirne la causa, ma una terribile tradizione religiosa.
Sempre poi per dimostrare da quale parte sta, non potendo non citare la fonte che ha diffuso la notizia in tutto il mondo, scrive "Difficile valutare l'indipendenza e l'attendibilitàdi tutte le circostanze emerse da quel video, per la prima volta postato da un fotografo yemenita e diventato virale dopo la traduzione in inglese del Memri (Middle east media research institute) un'organizzazione no-profit finanziata da contributi volontari fondata da un ex colonnello dell'esercito israeliano con lo scopo di monitorare la stampa araba e in passato spesso accusato di faziosità. " Per Mimmo raccontare la verità, in questo caso difficilmente smentibile, deve essere accompagnato da un attacco a chi l'ha diffusa. Ma MEMRI ha tradotto in inglese quanto veniva già diffuso in altra lingua, rendendo possibile la comprensione di quanto veniva mostrato in tutto il mondo.
Il pregiudizio anti-israeliano e pro-islamico continua, adesso con la firma di Francesco Mimmo, come dimostra oggi un altro suo articolo che calunnia Israele, che riprendiamo in altra pagina.
Ecco l'articolo, uscito oggi,25/07/2013, a pag.32, su REPUBBLICA, con il titolo "Nada la sposa bambina che si ribella alle nozze"
Gerusalemme- Nada ha undici anni. Vive a Sana'a, nello Yemen. Guarda dritto in camera con grandi occhi scuri e con calma dice: «Piuttosto che sposarmi, mi uccido». Poi spiega come si è ribellata ai suoi genitori e al suo destino di sposa bambina, venduta a un adulto sconosciuto.
La sua storia la racconta lei stessa in un video su YouTube, finito prima sui media arabi e infine esploso sui siti Internet di tutto il mondo. Il video della sua denuncia, tradotto in inglese, è stato scaricato in pochi giorni oltre cinque milioni di volte. Cosi il coraggio di Nada è diventato un simbolo, il suo appello a non uccidere i"sogni dei bambini" un pugno nello stomaco. Perché Nada è riuscita a sfuggire a quell'incubo, ma il suo caso è solo la punta di un iceberg: non tutte le bambine dello Yemen, e di molti altri paesi poveri del mondo, potrebbero raccontare lo stesso lieto fine.
Le parole della giovane yemenita commuovono e catturano nella loro semplicità: «Ciao a tutti —dice Nada nel video — è vero, sono scappata dalla mia famiglia. Non posso più viverecon loro, voglio stare con mio zio. Cosa hanno fatto di male le bambine? Perché devono sposarsi? lo sono riuscita a risolvere il mio problema, ma molte bambine innocenti non possono fare lo stesso .
Molte di loro potrebbero morire o suicidarsi o fare chissà cos'altro. Sono solo bambine, cosa ne sanno? Ma non è colpa nostra e io non sono l'unica, come me ce ne sono tante. E piuttosto che sposarmi preferirei essere morta.
Alla mia famiglia dico che con loro ho chiuso, hanno rovinato tutti i miei sogni». Il video è stato registrato l'8luglio, i giornali arabi poi hanno ricostruito la vicenda pezzo per pezzo. Finché la storia di Nada non è stata raccontata per intero sul sito di news libanese Now dalla giornalista e attivista yemenita Hind Al Eryani.
La bambina nel video è Nada Al Ahdal, scrive Now, scappata dai genitori che volevano farla sposare in cambio di denaro. Un famiglia modesta con otto figli. Ma pèr fortuna di Nada è uno zio, tecnico e grafico in una tv locale, ad occuparsi di lei: quando ha tre anni la porta a Sana'a, le fa studiare musica e inglese. Nada ha anche un certo talento per il canto, partecipa a spettacoli musicali. Nelle parole dello zio, Abdel Salam Al Ahdal, la loro felicità si rompe quando i genitori di Nada si rifanno vivi per incontrarla. Qualcuno l'ha chiesta in sposa, un ricco espatriato yemenita che vive in Arabia Saudita che non vuole nemmeno sapere quanti anni ha. I genitori acconsentono. «Aveva appena dieci anni e tre mesi —dice Abdel—e io sono entrato nel panico. Ho provato di tutto, ho detto che Nada non era adatta a quell'uomo, che non avrebbe indossato il velo».
La strategia dello zio sembra funzionare, il matrimonio viene posticipato. Tanto che Abdel accetta la richiesta dei genitori di riavere la piccola a casa, a Zubaid, per il Ramadan. A quel punto Nada sparisce. Il suo destino sembra segnato come quello di una sua sorella maggiore per la quale erano stati combinati diversi fidanzamenti ancora prima che avesse 18 anni.
Ma Nada scappa, torna dallo zio che si rivolge alle autorità. Una breve indagine, con in mezzo una denuncia di rapimento, fa emergere la verità. A quel punto il padre, per timoredi un'accusa di falsa testimonianza, cede e riconsegna Nada allo zio. La piccola yemenita torna così libera di fantasticare e di coltivare i suoi sogni: «Voglio diventare una star», dice. E scrive una lettera all'autrice dell'articolo di Now: «Sono una bambina e voglio realizzare i miei sogni, m ia zia fu costretta a sposarsi e si è uccisa. lo voglio andare a scuola e aiutare altre bambine. Voglio dire alle madri e ai padri: " non uccidete i nostri sogni".
Ora Nada è un'eroina su Internet, l'ingenuità del suo volto ha conquistato il web. Difficile valutare l'indipendenza e l'attendibilitàdi tutte le circostanze emerse da quel video, per la prima volta postato da un fotografo yemenita e diventato virale dopo la traduzione in inglese del Memri (Middle east media research institute) un'organizzazione no-profit finanziata da contributi volontari fondata da un ex colonnello dell'esercito israeliano con lo scopo di monitorare la stampa araba e in passato spesso accusato di faziosità.
Le parole di Nada, nel video e nei suoi messaggi inviati alla stampa, sembrano pensate da un adulto. Ma in ogni caso fanno emergere una drammatica verità. Secondo uno studio delle Nazioni Unite, del 2006, oltre la metà delle yemenite si è sposata prima dei diciotto anni. II 14% di queste addirittura prima dei 15 anni, in un paese dove non esiste un'età minima per il matrimonio.
Nei paesi poveri del mondo, gravidanze e complicazioni nel parto sono la principale causadi decesso per le ragazze tra i 15 e i 19 anni e, secondo l'Unicef, un terzo delle donne sposate di età tra i 20 e i 24 anni lo ha fatto prima dei 18 anni. Una percentuale che sale fino al 50% per donne più grandi. Un destino al quale almeno Nada sembra essere sfuggita.
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