Riprendiamo da LIBERO di oggi, 24/07/2013, a pag.16, con il titolo "Una mossa della Ue fa inciampare la pace fra Israele e Palestina", l'articolo di Antonio Panzeri, eurodeputato PD, abituale commentatore di politica estera. Ne raccomandiamo la lettura, con l'avvertenza che non ci siamo sbagliati, non abbiamo ripreso un pezzo del Manifesto o dell'Unità, la fonte è proprio il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, un tempo schierato dalla parte di Israele, come dovrebbe essere un giornale che di dichiara liberale.
Per Panzeri " il conflitto israelo-palestinese è alla base di tantissimi problemi in Medio Oriente, ma non solo" una bufala che nemmeno un cronista alle prime armi scriverebbe. Di più: La difficoltà a far decollare un processo di stabilizzazione in tutta l’area mediterranea deriva per buona parte anche dalla non soluzione di tale conflitto." Anche questa è grossa, in Siria si ammazzano fra loro con più di 100.000 morti ed è' colpa del conflitto israelo-palestinese ?
Raccomandiamo infine la lettura della parte che l'On.Panzeri dedica alle sanzioni Onu contro Israele, un bollettino che potrebbe aver dettato Abu Mazen. Certo, su LIBERO ci scrive un giornalista serio come Carlo Panella, ma la credibilità del giornale se ne va a farsi benedire con la pubblicazione degli articoli di Panzeri.
Invitiamo i nostri lettori a scrivere al direttore di Libero Maurizio Belpietro per chiedergli se qualcuno competente in redazione legge i compitini di Panzeri prima che vengano stampati.
Ecco l'articolo:
Antonio Panzeri,
PD, eurodeputato
La questione israelo-palestinese ha ripreso spazio in questi ultimi giorni sui media italiani ed europei. Le ragioni sono soprattutto due: la prima è relativa all’annuncio della ripresa dei negoziati, la seconda riguarda la divulgazione, da parte dell’Unione Europea, delle linee guida da applicare ai prestiti e ai finanziamenti destinati a Israele. L’annuncio della ripresa dei negoziati è stato fatto da John Kerry, Segretario di Stato degli Stati Uniti; si tratta di un fatto molto importante perché il conflitto israelo-palestinese è alla base di tantissimi problemi in Medio Oriente, ma non solo. La difficoltà a far decollare un processo di stabilizzazione in tutta l’areamediterranea deriva per buona parte anche dalla non soluzione di tale conflitto. È necessario mettere incampo tuttele energie possibili perché tale negoziato possa finalmente raggiungere gli obiettivi sperati che sono appunto quelli di ottenere il processo di pace, garantendo la sicurezza di Israele e dando pieno riconoscimentoallo Stato palestinese. A maggior ragione questo processo negoziale è decisivo a fronte dell’instabilità di tutta l’area. Basti rammentare la vicenda siriana e la vicenda egiziana dopo la destituzione di Morsi. L’altra notizia è appunto quella delle linee guida dell’Unione Europea verso Israele. Si tratta in sostanza di regole che impediscono che i soldi della Commissione finiscano a università, società, e istituzioni installate al di là della Linea Verde. Nulla da eccepire rispetto alle Linee Guida, perché è del tutto evidente che bisogna evitare che una parte di questi finanziamenti finiscano nei Territori Occupati e colonizzati dagli insediamenti. Tuttavia, lascia molto perplessi il tempismodella Commissione Europea. Le linee guida sono state pubblicate venerdì scorso, lo stesso giorno nel quale il Segretario di Stato ha annunciato la ripresa delle trattative. La reazione da parte del governo israeliano non si è fatta attendere ed è arrivata per bocca di Yahir Lapid, Ministro delle Finanze israeliano, che nella coalizione guidata da Benjamin Netanyahu, dovrebbe rappresentare la voce moderata. Secondo Lapid, questa decisione costituisce una minaccia alla pacificazione. È indubbio quindi che la poco tempestiva iniziativa della Commissione rischi di provocare un rallentamento dell’avvio del processo negoziale. Appare naturale chiedersi, a questo punto, se la situazione poteva essere gestita diversamente e in definitiva domandarsi a che punto sono le comunicazioni tra le due diplomazie, quella americana e quella europea. Non sfugge infatti che un dialogo più stretto probabilmente eviterebbe il verificarsi di incidenti di percorso di tale portata.
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