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La Stampa Rassegna Stampa
23.07.2013 Ditta F.lli Soros: tra i prodotti manca Israele
Paolo Mastrolilli racconta la vita di Paul Soros

Testata: La Stampa
Data: 23 luglio 2013
Pagina: 70
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Addio a Paul Soros, il fratello invisibile con il pallino delle invenzioni»

Sulla STAMPA di oggi, 23/07/2013 a pag.70,Paolo Mastrolilli, con il titolo "Addio a Paul Soros, il fratello invisibile con il pallino delle invenzioni" racconta la straordinaria vita di Paul Soros (fratello). Peccato che in entrambi non ci sia la casella "Israele".

Paul Soros

Soros ha avuto un grande impatto sull’economia mondiale. Però parliamo del fratello Paul, morto a Manhattan sabato scorso, e non del miliardario George, che con le sue speculazioni ha fatto impazzire i governi di mezzo mondo. Infatti il «Soros invisibile», sempre in competizione col celebre fratello minore, aveva incassato i suoi milioni costruendo cose utili e tangibili come alcuni dei porti più grandi del mondo, invece di arricchirsi spostando soldi.

Paul era nato a Budapest, Ungheria, nel 1926. Allora di cognome si chiamava Schwartz, e il padre Tivadar era un noto avvocato ebreo, nonché editore, investitore, ed ex ufficiale dell’esercito austro-ungarico. Durante la Prima Guerra Mondiale era stato pure imprigionato dai russi in Siberia, prima di riuscire a scappare, anticipando un po’ quello che sarebbe stato il destino dell’intera famiglia.

Nonostante i guai passati dal padre, il giovane Paul era cresciuto nel benessere: studi nelle migliori scuole, tennis, vacanze invernali in Austria per sciare, ed estive in riva al Danubio nella casa dei genitori. I guai però erano tornati in fretta, con l’avvento del nazismo. Nel 1936 l’Ungheria si era allineata alla Germania, e Tivadar aveva deciso di cambiare il cognome in Soros per dare meno nell’occhio. Quando nel 1944 le truppe di Hitler avevano invaso Budapest, il padre di Paul si era spinto anche oltre, per proteggere la sua famiglia. Aveva preparato documenti falsi, fingendo di essere cristiani, e questo aveva permesso ai Soros di sfuggire alle deportazioni e alle esecuzioni sommarie. Si era nascosti, passando da una casa all’altra, fino a quando i sovietici erano arrivati a liberare il paese.

Liberare in questo caso aveva un valore relativo, infatti i russi se l’erano presa col giovane Paul, come avevano fatto in precedenza con il padre. Lo avevano accusato di essere un ufficiale in incognito della SS e lo avevano arrestato, costringendolo a marciare a piedi verso un campo di concentramento. Camminavano in fila per quattro, sotto al gelo. Quando arrivarono in piena campagna, davanti ad un ponte oltre cui c’era solo la steppa, Soros capì che non aveva molte alternative: andare avanti significava condannarsi a morte. Quindi decise di sfidarla, la morte, mettendosi a correre per scappare. Riuscì a fuggire e rimase nascosto dentro una casa bruciata, fino a quando l’intera colonna dei prigionieri era passata. A quel punto tornò a piedi in direzione di Budapest, incamminandosi verso la sua seconda vita. Tutto questo è noto grazie ad un’autobiografia che Paul ha scritto, ma non ha mai pubblicato, lasciandola solo come memoria per la sua famiglia: «Tutto quello che ho fatto è stato sopravvivere. Il resto è venuto facile».

Finita la guerra si era dedicato di nuovo allo sci, al punto che la nazionale ungherese lo avrebbe portato alle Olimpiadi del 1948, se poco prima non si fosse infortunato. Quindi si era trasferito in Austria, dove era diventato il numero due del tennis nazionale. Nel frattempo aveva continuato a coltivare la passione del padre per i documenti falsi, ed era riuscito ad emigrare negli Stati Uniti con un visto di studio. Aveva studiato, in effetti, prima alla St. Lawrence University e poi, dopo uno strano incidente sciistico che gli era costato un rene, al Polytechnic Institute of Brooklyn. Era diventato ingegnere e aveva ottenuto un posto importante nella Hewitt Robins International, che faceva apparecchiature industriali. Così importante che volevano spedirlo in Europa, a guidare la sede nel continente da cui era scappato. Paul però aveva rifiutato, perché in testa aveva il chiodo fisso di creare la sua azienda e costruire il proprio successo con le sue mani. Così era nata la Soros Associates, che sarebbe diventata una leader mondiale del trasporto marittimo.

Durante le sue estati in riva al Danubio, Paul osservava sempre con curiosità le boe utilizzate dalle imbarcazioni per attraccare. Prendendo spunto da quei ricordi, aveva ideato un sistema per costruire moli pensati per le navi da trasporto più grandi. Spesso queste navi hanno difficoltà ad entrare in porto, a causa delle acque basse, e quindi lui aveva progettato delle banchine in grado di andare loro incontro nel mare. Un successo strepitoso, che avrebbe trasformato la sua azienda in una struttura unica e preziosa, incaricata di costruire sette dei dieci porti più grandi del mondo, e lavorando in oltre novanta Paesi. E tutto per competere con iol fratello George, che nel frattempo era diventato un mago della finanza.

Da ragazzi i due Soros non andavano d’accordo, perché il minore pensava che la famiglia prediligesse il maggiore. Dopo la guerra si erano incontrati brevemente a Londra, ma solo parecchi anni dopo le loro vite si erano riconciliate e incrociate, quando entrambi avevano fatto fortuna a Manhattan. George aveva finito per investire i capitali di Paul, che così era diventato super ricco e aveva potuto costruire la sua fondazione, per dare borse di studio ai giovani europei in fuga come lui. Invisibile, rispetto al fratello, tranne che per le persone a cui ha cambiato la vita.

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