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La Stampa Rassegna Stampa
23.07.2013 Nazisti: tardi, ma non troppo tardi.. davvero ?
La farsa tedesca della caccia ai nazisti

Testata: La Stampa
Data: 23 luglio 2013
Pagina: 14
Autore: Alberto Mattioli
Titolo: «Caccia in Germania agli ultimi nazisti 'non è mai troppo tardi per prenderli'»

Sulla STAMPA di oggi, 23/07/2013, a pag.14, con il titolo "Caccia in Germania agli ultimi nazisti 'non è mai troppo tardi per prenderli' ", Alberto Mattioli informa sulla 'ripresa' in Germania della caccia ai nazisti.
Interessanti anche le informazioni sull'Indonesia a fine articolo.

"Spãt aber nicht zu spãt", tardi ma non troppo tardi.. davvero ?

Riparte in Germania la caccia al nazista. Si chiama «Operation last chance II», Operazione ultima speranza,ed èl a seconda perché la prima fu lanciata nel dicembre 2011. Il Centro Simon Wiesenthal vuole scovare gli ultimi assassini dei campi. Inizia così oggi, nelle principali città tedesche, una «campagna di affissioni» per convincere chi sa a parlare. I manifesti, circa duemila, saranno incollati sui muri di Berlino, Amburgo, Francoforte e Colonia. Riportano lo slogan: «Tardi. Ma mai troppo tardi» e promettono ricompense fino a 25mila euro. Previsto anche un numero telefonico cui rivolgersi.

La notizia è stata data dal Centro Wiesenthal di Gerusalemme e subito ripresa dai media tedeschi. Sul fatto che sia tardi non ci sono dubbi. I reduci del Terzo Reich colpevoli di crimini contro l’umanità, almeno quelli ancora in vita, sono ormai degli over 90. Il fatto però che siano vecchi non cambia nulla né nei loro delitti né nella volontà di punirli: «Sono le ultime persone cui si può riservare della simpatia, poiché non ne hanno avuta alcuna per lel oro vittime innocenti», dichiara al «Jerusalem Post» il capo dei cacciatori di nazisti del Centro, Efraim Zuroff.

Secondo Zuroff, la prima «Operazione», lanciata nel dicembre 2011, diede dei buoni risultati. Allora fu ispirata dall’ultimo grande processo di un artigiano della soluzione finale, John Demjanjuk, il cosiddetto «boia di Sobibor», condannato in primo grado da un tribunale tedesco e morto a Monaco nel maggio 2012 in attesa dell’appello. Secondo Zuroff, quella sentenza costituisce un precedente importante perché oggi basta dimostrare la presenza dell’imputato in un campo della morte per arrivare a condannarlo.

Una grande società tedesca, Wall AG, ha sponsorizzato i poster. Il Consiglio centrale degli ebrei tedeschi appoggia l’iniziativa. Secondo il suo presidente, Dieter Graumann, «si tratta esclusivamente di giustizia. Troppo spesso, in passato, si è guardato altrove per non dover imputare troppi criminali».

L’iniziativa arriva nel momento in cui scoppia un altro scandalo a sfondo nazista in tutt’altra parte del mondo. A Bandung, in Indonesia, esiste dal 2011 un «Soldaten Kaffee», caffè dei soldati, decorato con un grande ritratto di Adolf Hitler e relative bandiere con la svastica. Nessuno, pare, ci ha fatto caso e men che meno si è indignato finché, la scorsa settimana, un articolo pubblicato da un giornale indonesiano in inglese e ripreso dai media internazionali non ha sollevato il caso del bar nazista. Allora il sindaco della città ha convocato il gestore, Henry Mulyana, per chiedergli «che intenzioni abbia» e ricordargli che la legge indonesiana punisce l’incitazione all’odio razziale,anche se le condanne sono rare. Protesta («Collera e disgusto») il Centro Wiesenthal. Ma Mulyana, spiega che gli affari vanno bene e che intende aprire un altro locale a Bali, più frequentata dai turisti.

L’Indonesia, il Paese musulmano più popoloso del mondo, non ha relazioni diplomatiche con Israele. Il «Mein Kampf», il saggio del 1925 in cui Hitler esponeva il suo pensiero politico, è tradotto e in vendita e uno dei peggiori insulti è«yahudi»,ebreo.

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