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Per ben spiegare le motivazioni alla base della radicata diffidenza israeliana verso l'ONU ed il modus operandi dei suoi vari organismi, è opportuno partire dall'ultimo episodio: lo scorso 15 aprile la Commissione per i Diritti Umani (che ha sede a Ginevra) ha, a larga maggioranza (40 voti su 53) approvato un documento di dura condanna per il (del tutto presunto) "massacro" di Jenin. La Commissione ha espresso "grave preoccupazione" per "le uccisioni di massa perpetrate dalle autorità israeliane contro il popolo palestinese": tutto ciò senza neppure attendere che i lavori del comitato internazionale di inchiesta sui fatti di Jenin iniziassero, nè tantomeno permettendo ad Israele di spiegare preventivamente la sua posizione e le sue ragioni. Non solo: il massimo consesso mondiale posto a tutela dei diritti dell'uomo, si è prodotto nella spudorata legittimazione morale del sanguinario terrorismo suicida anti-ebraico, invitando esplicitamente i Palestinesi a "liberarsi dall'occupazione straniera con ogni mezzo, compresa la lotta armata ad oltranza". Tra i membri della Commissione figurano i rappresentanti dei più feroci regimi dittatoriali al mondo, dall'Iran khomeynista alla Siria della "dinastia tirannica" degli Assad (che può addirittura vantare, come membro non permanente, di un seggio al Consiglio di Sicurezza dell'ONU), sino alla Libia del "colonnello" Muhammar Gheddafi (che è solito ordinare ai suoi agenti segreti di mettere bombe sugli aerei di linea carichi di passeggeri: si pensi a Lockerbie), mentre mancano gli Stati Uniti, e proprio i delegati delle nazioni democratiche occidentali (Germania, Gran Bretagna, Canada...) hanno votato contro. Quanto alla costituenda commissione di indagine sui fatti di Jenin essa può vantare, tra i suoi 3 membri (tutti scelti personalmente da Kofi Annan), Cornelio Sommaruga, ovvero colui che, da presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa, rifiutò (1999) l'ingresso nell'organizzazione della Magen David Adom ("Stella di David Rossa"), equivalente israeliano della Red Cross, adducendo la seguente, sconcertante motivazione: "Se accettassi il simbolo della Stella di David, perchè non dovrei fare altrettanto con la Svastica"? (A voler evidentemente sottintendere che Israele, lo Stato che ha dato rifugio agli scampati dall'Olocausto nazista, in quanto novello Terzo Reich del Medio Oriente, è indegno di essere rappresentato in qualsivoglia organismo internazionale). Nello stesso periodo, egli accettò la candidatura della Mezza Luna Rossa (l'equivalente della Red Cross nei Paesi arabi). Non si ha notizia di reazioni "indignate", riguardo ai due fatti - la votazione di Ginevra e la composizione della "squadra investigativa" su Jenin - da parte del novello Premio Nobel per la Pace (Kofi Annan), e men che meno da quel Presidente della Commissione Europea (Romano Prodi), che pure si era proclamato "amico di Israele" in occasione del recente Israele-day a Roma. Questo comportamento, improntato alla più spudorata faziosità, persiste all'incirca da quarant'anni, cioè da quando - inizio anni Sessanta - la maggior parte dei Paesi del Terzo Mondo si liberò dal giogo coloniale delle nazioni occidentali e, ando vita alla Organizzazione dei Paesi non-allineati (conferenza di Bandung, aprile '55), "svoltò" in senso nettamente anti-americano (tanto è vero che i leader carismatici di quel movimento, l'egiziano Nasser e l'indiano Nehru, furono alleati fedeli dell'Impero Sovietico). In questo periodo, si formò una "santa alleanza" tra regimi arabi, marxisti e terzomondisti che assunsero la preponderanza numerica in seno all'Assemblea Generale dell'ONU (le cui risoluzioni, contrariamente a quelle votate dal Consiglio di Sicurezza,non hanno carattere giuridico vincolante per i governi "interessati"). Giova ricordare, ad esempio, che tutti i campi profughi sono gestiti da personale dell'UNRWA, l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati: i suoi impiegati,arabi e non, svolgono le funzioni di medici, insegnanti, tecnici in quegli agglomerati divenuti le fucine del sanguinario terrorismo suicida anti-ebraico. Un breve excursus storico basterà per trovare le "prove" inequivocabili di quanto detto. 1) Nel 1974, l'OLP fece il suo ingresso nell'Assemblea Generale come "osservatore speciale" (un gradino più sotto del titolo di membro a tutti gli effetti). Doveva trattarsi, con ogni probabilità, di un "premio" per le sanguinose azioni terroristiche da essa pianificate e realizzate: come il sequestro e l'eccidio della squadra olimpica israeliana a Monaco di Baviera (5 settembre 1972), oppure la carneficina all'aeroporto internazionale di Fiumicino, nel dicembre del '73 (quando un commando palestinese armato di lanciamissili a spalla fece saltare in aria, alla vigilia di Natale, due Boeing della Pan-Am, trucidando in tutto 32 inermi civili). 2) L'anno successivo (10 novembre 1975), l'Assemblea Generale dell'ONU votò a maggioranza la "Risoluzione 3379", che equiparava il Sionismo, cioè la dottrina del patriottismo laico ebraico su cui si è fondata la lotta per la costruzione di un "focolare nazionale giudaico" in Medio Oriente, ad una ideologia razzista e militarista. Nel caso qualcheduno non lo ricordasse, faccio notare come il segretario generale dell'ONU dell'epoca, il diplomatico austriaco Kurt Waldheim, fu in seguito costretto a dimettersi, perchè una campagna di stampa aveva rivelato il suo passato, durante gli anni Trenta e Quaranta, di ufficiale delle SS (la milizia del partito nazista di Hitler che attuò anche l'immane carneficina della Shoà). Una delle ultime "perle" risale a pochi mesi fà. I fatti sono questi: nell'ottobre 2000,a pochi giorni dall'inizio della cosiddetta "II° Intifadah", una pattuglia di riservisti israeliani in perlustrazione presso un tratto della frontiera col Libano viene catturata in un'imboscata dai guerriglieri sciiti dello "Hizbullah" (da notare che 5 mesi prima l'esercito israeliano si era completamente ed unilateralmente ritirato dal Libano del sud,per la cui liberazione lo Hizbullah proclama di lottare). Il fatto viene ripreso dalla videocamera di un soldato indiano dell'UNIFIL, la forza multinazionale di pace che, sotto l'egida dell'ONU, dall'85 "vigila" appunto nella regione: ma l'ONU, nella persona del funzionario danese Terje Larsen - lo stesso che, riguardo al (del tutto presunto) "massacro" di Jenin ha lanciato ad Israele accuse infamanti - prima ha negato ostinatamente l'esistenza del video, poi si è categoricamente rifiutata di consegnarlo al governo di Gerusalemme. (Da notare che esso potrebbe aiutare a trovare il luogo in cui i tre giovani riservisti sono tenuti in ostaggio da 18 mesi dai guerriglieri fondamentalisti libanesi armati e finanziati dall'Iran teocratico). A questo punto, (mi) domando: la radicata diffidenza israeliana verso l'ONU ed il suo "modus operandi", risulta davvero così infondata e pretestuosa? Cordiali saluti di Claudio Carpentieri |
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