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Informazione Corretta Rassegna Stampa
22.07.2013 IC7 - il commento di Sharon Nizza
per la settimana dal 14 al 20 luglio 2013

Testata: Informazione Corretta
Data: 22 luglio 2013
Pagina: 1
Autore: Sharon Nizza
Titolo: «IC7: il commento di Sharon Nizza»

Il commento di Sharon Nizza


Sharon Nizza, candidata per il Pdl alle ultime elezioni nella circoscrizione estero Asia-Africa-Oceania-Antartide

Una settimana importante quella che ci lasciamo alle spalle, caratterizzata da due eventi che vanno emblematicamente in direzione opposta.

Da un lato la decisione dell'Unione Europea - pubblicata venerdì sulla Gazzetta Ufficiale sotto l'arzigogolato titolo "Linee guida per l'accesso delle entità israeliane e relative attività nei territori occupati da Israele dal giugno 1967 alle sovvenzioni, ai premi e agli strumenti finanziari dell'Ue a partire dal 2014" - di escludere dai finanziamenti europei gli istituti e le attività commerciali nei territori al di fuori dei confini del '67. Che altro non sono, lo ricordiamo, le linee armistiziali del '49, e in quanto tali soggette a trattative ancora da compiersi. Il documento specifica che per “territori” si intendono la Cisgiordania, Gerusalemme Est, le Alture del Golan (che non c'entrano nulla con le trattative israelo-palestinesi, ma semmai con la Siria, sulla quale l'UE evita giustamente di aprire un capitolo a parte perché ci sarebbe ben altro di cui parlare, con i 100,000 morti della guerra civile in corso) e la Striscia di Gaza (dove da ormai otto anni non c'è l'ombra di un'impresa israeliana - anche su questo andrebbe rinfrescata la memoria dei burocrati europei).

Nei vari ministeri israeliani c'è grande fermento per capire quanto draconiane saranno le nuove direttive: se interpretate alla lettera, infatti, potrebbero arrivare a escludere dai finanziamenti anche istituzioni come l'Università Ebraica di Gerusalemme, in quanto detiene dei dormitori nel quartiere della French Hill (che rientra nella classificazione “Gerusalemme Est”, anche se prima del '67, ovvero quando era in mano giordana, lì non c'era nulla).

Preoccupati anche i lavoratori palestinesi impiegati nelle fabbriche prese di mira dalla direttiva, come per esempio quelle dell’area industriale di Barkan, in Cisgiordania (visitata peraltro dai partecipanti all'ultimo viaggio di Informazione Corretta), dove sono impiegati oltre 3000 palestinesi. Le conseguenze potrebbero essere il congelamento di numerosi progetti comuni e quindi molti licenziamenti, anche di palestinesi.

Dalle comode poltrone di Bruxelles, quindi, oltre a minare un fragile processo di convivenza e cooperazione - necessario qualsiasi sarà il destino di quest’area data l’inevitabile commistione delle popolazioni locali -, viene messa in atto l’ennesima dimostrazione di doppio standard nei confronti di Israele. Per dirne una soltanto: lo scorso febbraio il Fronte Polisario, il movimento che si batte per l’indipendenza del Sahara Occidentale occupato dal Marocco, ha sollevato la questione della legittimità tra gli accordi UE e il Marocco in quanto buona parte della produzione agricola e ittica avviene in questi “territori disputati”. Dall’UE però, nessuna reazione.

Infine, da notare è il tempismo della pubblicazione della direttiva europea. E qui ci ricolleghiamo all’altro evento della settimana, ovvero l'ennesima visita lampo nella regione del Sottosegretario di Stato Americano John Kerry, conclusasi proprio venerdì con l'annuncio, da Amman, della riapertura dei negoziati tra israeliani e palestinesi, i cui team negoziali si incontreranno a Washington già la prossima settimana.

Il successo di Kerry sta nell'essere riuscito finalmente a strappare ad ambo le parti un consenso a sedersi al tavolo delle trattative senza la più scottante delle precondizioni, ovvero il congelamento degli insediamenti. Rimane sul piatto la liberazione di un centinaio di prigionieri palestinesi, alcuni dei quali condannati per atti di terrorismo prima dei trattati di Oslo, gesto al quale Israele pare abbia acconsentito, stando anche alle dichiarazioni di sabato del Ministro per le Relazioni Internazionali Yuval Steiniz.

Il sofferto, temporaneo accantonamento delle precondizioni è stato raggiunto grazie a uno stratagemma, per cui gli USA inviteranno le parti ai colloqui con una lettera ufficiale neutra. Allo stesso tempo ognuna delle parti riceverà una lettera diversa con le rassicurazioni dello "Zio Sam": per i palestinesi - che gli Usa ne riconoscono il diritto a creare uno Stato entro i confini del '67 con alcuni scambi territoriali; per gli israeliani - che l'Amministrazione riconosce Israele come lo Stato ebraico e condivide l'aspirazione a vedere i risultati dei negoziati come la fine del conflitto.

Alla notizia del sudatissimo annuncio di Kerry, la schizofrenica Unione Europea nella persona della sua Ministra degli Esteri Catherine Ashton, ha espresso "grande speranza" per il ripristino del dialogo diretto. Eppure, se fosse stato per l'UE, che si affretta a codificare nella propria GazzettaUufficiale quelli che dovrebbero essere i risultati, e non i presupposti, di una intensa attività diplomatica, Kerry avrebbe anche potuto rimanersene a casa.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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