Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 18/07/2013, in prima pagina, l'articolo di Daniele Raineri dal titolo " I ribelli siriani perdono lo scontro con al Qaida. Ma forse è una “psyop” ".
Daniele Raineri terroristi di Jabhat al Nusra con la bandiera di al Qaeda
Roma. Le fazioni ribelli in Siria si attaccano tra loro con uccisioni, sequestri e decapitazioni. “Quelli dello Stato islamico vogliono eliminare l’alto comando dell’Esercito libero”, arriva a dire un ufficiale dei ribelli, Ahmed Farzat, al New York Times in collegamento via Skype da Homs. Una settimana fa gli estremisti dello Stato islamico hanno ucciso un leader militare dei ribelli a un posto di blocco. Il giorno dopo i ribelli hanno chiesto la consegna degli assassini, ma non è ancora avvenuta. Altri scontri sono avvenuti a Dana, un piccolo centro vicino al confine turco, dove gli estremisti hanno lasciato la testa di due ribelli come avvertimento accanto a un bidone dell’immondizia. L’unico a guadagnare da questa rivalità è naturalmente il presidente Bashar el Assad: negli ultimi mesi la campagna rivoluzionaria per rovesciarlo si è trascinata avanti tra molte difficoltà e ora è in stallo. Quanto manca prima che lo Stato islamico – che ha la stessa ideologia e anche gli stessi uomini di al Qaida – e gli altri gruppi estremisti, come Jabhat al Nusra, rovescino l’equilibrio durato finora e diventino più potenti dell’Esercito libero, che è la fazione più numerosa ma anche meno organizzata dentro il fronte della ribellione siriana? Secondo fonti in Siria il gruppo dello Stato islamico si prepara a dichiarare la nascita di uno Stato islamico nel nord del paese in coincidenza della festa di Eid al Fitr, alla fine del mese sacro di Ramadan – quindi giovedì 8 agosto. Sarebbe un primo, significativo trionfo per gli estremisti, e una débacle per gli altri ribelli, che invano attendono l’arrivo di armi promesse dai governi occidentali. L’ultima fondazione di uno “Stato islamico” simile si ebbe nel 2006 in Iraq, all’apice della guerra contro i soldati americani. Se al Qaida sta per fondare un nuovo emirato nel nord della Siria, le probabilità che gli aiuti e le armi americani ed europei arrivino davvero agli anti-assadisti si abbassano drasticamente. Ieri ci sono stati scontri tra gli estremisti e i curdi siriani per un posto di frontiera e non è ancora chiaro chi ha prevalso. Lo Stato islamico punta a controllare la zona al confine con la Turchia in vista della sua inaugurazione, per proporsi come entità geografica il più possibile ben delineata e per facilitare i suoi traffici. E’ da notare come la rivalità con i ribelli sia a tratti violenta nelle zone liberate, lontane dalla linea dei combattimenti, dove invece c’è massima collaborazione contro il nemico comune, il governo di Damasco. Per Aron Azelin, analista del Washington Institute for Near East Policy ed esperto del jihad in Siria, queste notizie di scontri sarebbero però una “psyop”, un’operazione di guerra psicologica. “Per la maggior parte non sono vere o sono esagerate”, dice al Foglio. La rivoluzione procederà, dunque? E chi fomenta la competizione? Una tesi è che la spaccatura sia amplificata per convincere i governi occidentali che i ribelli e al Qaida sono due entità diverse. Se così fosse, Assad non può festeggiare.
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