Riportiamo da SHALOM di luglio, a pag. 27, l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo "Grazie Barbra".
Barbra Streisand
E’ diventata subito una star, nel mondo del cinema e della canzone, nel 1963, cinquanta anni fa. Da allora 100 tour in tutto il mondo, una media di due l’ann o, milioni di dischi venduti e film che l’hanno resa famosa a un pubblico che ne conosce a memoria le canzoni e ha visto chissà quante volte tutti i film, al ci nema e in dvd, e quella voce celestiale non l’ha mai abbandonata, neppure oggi c he ha 71 anni. Come il profilo, con quel naso, imponente e bellissimo, che non si è mai sognata di modificare. E’ quasi ovvio dire che è di Barbra Streisand c he stiamo parlando. In Israele era venuta negli anni’60, quando dedicò una sala dell’Università ebra ica di Gerusalemme a suo padre Avraham Streisand, e in suo ricordo piantò degli alberi, oggi diventati imponenti e forti, come la Terra dove sono cresciuti. P oi più nulla, forse era il mondo che doveva conquistare, e l’ha fatto. Il mese scorso è ritornata in Israele per il suo primo tour, inizio nella capitale per p artecipare ai festeggiamenti del compleanno di Shimon Peres, una festa forse un po’ eccessiva, anche se piena di affetto per questo novantenne che continua con incredibile forza a rappresentare il volto cosmopolita di Israele.
Ma il vero appuntamento, al di là delle ufficialità, è stato a Tel Aviv, dove ha toccato con mano l’affetto che hanno per lei gli israeliani quando i biglietti di quello che doveva essere un unico concerto al Bloomfield Stadium di Tel Aviv – e a prezzi strabilianti, perché era anche accompagnata da un’orchestra di 60 elementi più il Coro di Tel Aviv - si sono esauriti in poche ore, rendendo inevitabile organiz zarne un secondo, a fine shabbat, il 22 giugno, anche quello subito tutto esauri to. Davanti a uno stadio stracolmo entrambe le sere, Barbra Streisand non solt anto ha cantato i suoi pezzi più famosi, da “People” a “The way we were”, “Papa can you hear me ?” dal film Yentl, che ha dedicato a suo padre, “Woman in love”, ”Happy days are here again” e molte altre, dopo essere entrata sul palcoscenico con uno strepitoso “Shalom Tel Aviv”, Bruchin Habaim” !- benvenuti !- al quale ha risposto il pubblico con una standing ovation che è durata lungo le tre ore d ello spettacolo, che tale è stato, non solo canzoni, ma una vera e propria biogr afia per immagini proiettate su due grandi schermi ai due lati del palcoscenico. Barbra da piccola con la famiglia a Brooklyn, il quartiere ebraico, i primi film, tra i quali “Hello Dolly” con Walter Matthau, “Funny Girl” con Omar Sharif, immagini a non finire e la famiglia, tanta famiglia, che è venuta con lei anche a Tel Aviv, suo figlio Jason Gould, avuto dal matrimonio con Elliot Gould, oggi 46enne, anche lui cantante, con il quale ha cantato in duetto “How deep is the ocean” e la sorella Roslyn Kind, insieme hanno cantato “Smile”.
Barbra Streisand con il figlio Jason Gould
Nessun accenno a temi divisivi, pur rimanendo l’attivista dei diritti civili che è sempre stat a, Barbra è riuscita a galvanizzare il suo pubblico fino a quando a chiesto a tu tti noi di alzarci in piedi perchè avrebbe cantato “Hatikva”, la speranza, l’inn o di Israele, “Tikvatenu”, la nostra speranza. Difficile non cadere nella retori ca più consumata nel descrivere quale emozione, un groppo alla gola, ancora una volta, tutti abbiamo provato nel sentire quella musica, quelle parole, interpre tate dalla sua voce coinvolgente come nessuna. E’ stata una Streisand che più eb rea non poteva essere- credo sia giusto riesumare l’aggettivo che i liberal port ano poco, “sionista”, a riconferma che con il passare degli anni – come lei stes sa ha ricordato – si diventa più saggi e il senso della propria identità coinvol ge in pieno la vita intera. Come succede, molti bis, gli applausi del pubblico in piedi l’ hanno obbligata a riprendere in mano il microfono e regalare altre canzoni. E’ mancata “Avinu Malkenu” – l’aveva interpretata alcuni giorni prima davanti a Peres – pazienza, l’abbiamo a casa, l’ascolteremo come facciamo da sempre. Grazie Barbra.
Angelo Pezzana