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La Stampa Rassegna Stampa
13.07.2013 Il discorso di Malala all'Onu: libri e penne salveranno il mondo
cronaca di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 13 luglio 2013
Pagina: 15
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Malala: Libri e penne salveranno il mondo»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 13/07/2013, a pag. 15, l'articolo di Paolo Mastrolilli dal titolo "Malala: Libri e penne salveranno il mondo".


Malala Yousafzai all'Onu

Il tratto di Malala Yousafzai che colpisce di più è la compostezza, unita alla modestia. La incontriamo mentre sta andando a pranzo dal segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon, accompagnata dall’ex premier britannico Gordon Brown, dopo che l’intero Palazzo di Vetro l’ha celebrata con una giornata dedicata interamente a lei. Qualunque adolescente, al suo posto, sarebbe intimidito o esaltato. Malala invece sorride, sotto il velo rosa del suo sari che era appartenuto a Benazir Bhutto, e risponde con gentilezza alle domande: «Come mi sento? Onorata. Onorata dal fatto che così tante persone sono state ad ascoltarmi».

Inutile farle notare che lei ormai è un simbolo mondiale della resistenza al terrorismo, da quando il 9 ottobre del 2012 i taleban le spararono in testa, sull’autobus con cui tornava da scuola. Volevano punirla per il suo attivismo in difesa dei diritti delle giovani nel Pakistan, ma nessun attentato ha mai fallito in maniera così clamorosa il proprio obiettivo. Non solo perché Malala è sopravvissuta, ma soprattutto perché oggi è una delle voci più ascoltate nel mondo contro la mentalità bigotta, che trasforma la religione in arma per distruggere le aspettative delle persone più deboli. Eppure lei vede la realtà in una maniera molto più semplice: «Spero che i presenti in sala non siano venuti tanto ad ascoltare me, quanto il messaggio che tutti i ragazzi hanno lanciato oggi al mondo dall’Onu. L’istruzione, la conoscenza, sono le uniche vere armi per combattere la violenza e l’arretratezza.

Adesso speriamo che i governi ci ascoltino, in modo da garantire a tutti i giovani l’accesso a buone scuole che meritiamo». Il punto cardinale della sua vita era questo, prima che i taleban le sparassero in testa, e a maggior ragione rimane l’obiettivo fondamentale ora: «Hanno mancato il bersaglio, perché non sono riusciti a ridurci al silenzio. Oggi siamo più forti di ieri, e alla lunga i diritti dei giovani e delle donne prevarranno». Malala ha sempre i piedi per terra, e adesso che è diventata un simbolo globale, resiste alla tentazione di mettere le sue ambizioni personali, la politica, la candidatura al Nobel per la pace, davanti alla causa che ne ha fatto un tragico esempio: «Da questa giornata mi aspetto che cambi le cose nella pratica, cancellando la brutta statistica di oltre 50 milioni di giovani che non vanno a scuola in tutto il mondo. Quanto a me, spero di poter continuare la mia educazione senza pericoli».

Il papà Ziauddin la segue passo passo, raggiante: «Sono felice per lei, e per la tranquillità con cui sta prendendo tutta questa attenzione. Come padre, però, capirete che il solo fatto di vederla parlare in un’aula così, dopo tutto quello che ha passato, mi emoziona». La sua speranza, il suo appello lanciato soprattutto ai paesi europei e occidentali, si concentra su due punti: «Come prima cosa, abbiamo bisogno delle risorse per garantire che l’istruzione sia offerta a tutti i bambini del mondo. Questo è l’obiettivo di Malala, questo la motiva. Come seconda cosa, però, ci serve protezione dal terrorismo. Non è possibile che i giovani rischino la vita, solo per il loro desiderio di imparare».

Pochi minuti prima sua figlia ha festeggiato il sedicesimo compleanno, commuovendo il mondo. L’Onu le ha intitolato il «Malala day», una giornata dedicata alla promozione globale dell’istruzione, e lei ha colpito con la sua determinazione: «I terroristi pensavano che avrebbero cambiato i miei obiettivi e fermato le mie ambizioni. Ma nulla è cambiato, nella mia vita, eccetto questo: la debolezza, la paura e la mancanza di speranza sono morte. La forza, il potere e il coraggio sono nati». Gli estremisti «hanno paura dei libri e delle penne, perché sono strumenti del progresso. E hanno paura delle donne. Perciò prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne, che sono le nostre armi più potenti». In suo onore, davanti a oltre cinquecento ragazzi di tutto il mondo, l’Onu ha approvato una risoluzione che l’impegna affinché entro il 2015 tutti i giovani abbiano una scuola. Malala, per parte sua, sa già come userebbe questa occasione: «Voglio l’istruzione per i figli e le figlie dei taleban, e di tutti i terroristi e gli estremisti». Così saranno i bambini a fermare le mani dei propri padri.

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