Turchia: Erdogan accusa gli ebrei di essere responsabili della rivolta di piazza Taksim cronaca di Leonardo Piccini, con sfondone finale sulla capitale israeliana
Testata: Libero Data: 12 luglio 2013 Pagina: 19 Autore: Leonardo Piccini Titolo: «Incolpati della sollevazione: a Istanbul è caccia all’ebreo»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 12/07/2013, a pag. 19, l'articolo di Leonardo Piccini dal titolo " Incolpati della sollevazione: a Istanbul è caccia all’ebreo ".
Recep Tayyip Erdogan
Articolo interessante, peccato per quelle "autorità politiche di Tel Aviv" nel finale. La capitale israeliana è Gerusalemme, perciò non esiste nessuna autorità politica di Tel Aviv. Ecco il pezzo:
In Turchia si è scatenata una vera e propria caccia all’ebreo. La comunità di Istanbul, una delle più antiche al mondo, sfuggita alle persecuzioni dell’Inquisizione spagnola nelXVsecolo riparando sulle rive del Bosforo, vive oggi nella paura. Il premier Recep Tayyip Erdogan, il suo partito politico al potere, l’AKP (il Partito della Giustizia e dello Sviluppo),e perfino la stampa,vedi il quotidiano islamista Takvim, accusano apertamente gli ebrei turchi di essere «i veri responsabili delle manifestazioni anti Erdogan di piazza Taksim, e di essere i mandanti del massacro dei Fratelli Mussulmani al Cairo», perché «sono sempre stati dei giudei e non saranno mai dei veri turchi». Un tragico copione che si ripete da millenni. La comunità ebraica, che a Istanbul ha la sinagoga di Neve Shalom a due passi dall’antica torre genovese di Galata, oggi conta poco più di 15.000membri. Da quando i toni degli islamisti al potere si sono fatti più duri, è stata aumentata sensibilmente la sicurezza attorno alla sinagoga stessa: a vigilare notte e giorno nell’area ci sono delle guardie armate private, con giubbotti e caschi anti-proiettile, perché gli uffici del Grande Rabbinato sono diventati un luogo sensibile e un possibile bersaglio dei Salafiti. Come accadde nel 2003, quando un kamikaze si fece esplodere a bordo di un’auto causando la morte di 53 persone. D’altronde in questi giorni sembra proprio che i politici turchi facciano a gara ad alzare il tiro contro la comunità ebraica. Prima il sindaco di Ankara, Melik Gokcek, che in televisione dichiara: «Le proteste di Istanbul sono un gioco della lobby ebraica». Poi il vice ministro Besir Atalay, che accusa «i media internazionali e la diaspora ebraica di essere dietro le manifestazioni». Dichiarazioni che hanno portato a una replica della stessa comunità ebraica turca, la quale ha espresso «la propria preoccupazione di fronte a dichiarazioni irresponsabili » che incoraggiano atti antisemiti nel Paese: «I cittadini ebrei turchi, così come gli ebrei che vivono sparsi nel mondo, potrebbero essere identificati come bersaglio di una tale generalizzazione - si legge nel comunicato del Grande Rabbinato di Turchia -. Vogliamo quindi esprimere la nostra preoccupazione e inquietudine nei confronti delle conseguenze che interpretazioni di questo tipo potrebbero avere». Soltanto pochi giorni fa, anche il premier turco Recep Erdogan aveva accusato gli ebrei turchi di essere fra i responsabili della rivolta di piazza Taksim e di «comportarsi da lobby». Dichiarazioni e scivoloni verbali non nuovi in un uomo politico che, se in passato ha cercato di accreditarsi come mediatore, ha anche invocato sanzioni contro Israele da parte dell’Onu, e che è stato accusato dall’ex ambasciatore israeliano in Turchia, Gabby Levy (poi espulso dal Paese),di «odiare religiosamentegli ebrei e lo Stato di Israele». Durante tutto il suo mandato di premier, Erdogan non si è fatto mai mancare motivi di scontro con lo stato ebraico, culminati perfino in aperte minacce di guerra da parte di Ankara, come avvenuto all’in - domani dell’assalto alla nave turca “Mavi Marmara” da parte delle forze speciali israeliane mentre faceva rotta verso Gaza, nonostante il blocco navale imposto dalle autorità politiche di Tel Aviv.
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