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Il Foglio Rassegna Stampa
11.07.2013 L'Egitto chiude il valico di Rafah e blinda la Striscia, ma nessun pacifista protesta
nessuna Freedom Flotilla in partenza per protestare e spezzare il blocco, come mai?

Testata: Il Foglio
Data: 11 luglio 2013
Pagina: 3
Autore: Redazione del Foglio
Titolo: «L’assedio di Gaza»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 11/07/2013, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "L’assedio di Gaza".

Il valico di Rafah

Dove sono i Günter Grass, i Gino Strada, i Ken Livingstone, dove sono gli indignati “pacifisti” che da anni denunciano al mondo “l’apartheid di Israele contro Gaza”? Da quale porto sta partendo la Freedom Flotilla che violi il nuovo assedio della Striscia? Sono tutti svaniti nel nulla, sono distratti, fanno finta di non vedere che Gaza è oggi sottoposta non già a un embargo, ma a un assedio che – questa volta sì – l’affama. Soltanto che ora a chiudere il popolo di Gaza dietro le sbarre – materiali, di ferro, come si vede da impressionanti immagini – sono i generali egiziani, quelli esaltati dal movimento Tamarrod, che vengono salutati a suon di colpi d’artificio ogni volta che i loro jet sorvolano piazza Tahrir. Ma il fatto scabroso per le coscienze pacifiste è che i generali egiziani assediano i “fratelli palestinesi” di Gaza e di Hamas per le identiche ragioni per cui Israele li sottopone a embargo. Perché ben sanno che è il santuario da cui partono i terroristi islamici che arrivano nel Sinai egiziano (otto poliziotti uccisi negli ultimi giorni), che issano sul municipio di al Arish la bandiera di combattimento di al Qaida. Perché da Gaza possono arrivare al Cairo gli attentatori che diano man forte alla rivolta dei Fratelli musulmani contro la deposizione del presidente Mohammed Morsi. Per queste ragioni i generali egiziani hanno inondato i tunnel sotto la frontiera tra Gaza e l’Egitto con liquami di fogna, che li rende inagibili per il lezzo e i miasmi; per questo hanno appostato 20 carri armati – per la prima volta nella storia – davanti al valico di Rafah; per questo hanno chiuso i suoi cancelli e i palestinesi di Gaza sono in gabbia, separati dai “fratelli arabi” d’Egitto. A causa dell’assedio egiziano, a Gaza scarseggia il carburante, scarseggiano i viveri e le migliaia di frontalieri palestinesi che lavorano in Egitto sono disoccupati. Ma la solidarietà internazionale delle anime belle con “Gaza assediata” vale solo quando Israele reagisce ai continui atti di guerra che partono dal suo territorio. Quando a reagire alle minacce armate che vengono da Gaza sono gli egiziani, tutto tace, anche le Nazioni Unite, anche le ong umanitarie. Silenzio complice.

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