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Libero Rassegna Stampa
09.07.2013 Turchia: Gezi Park riaperto al pubblico e richiuso nel giro di poche ore
continuano le proteste contro Receo Tayyp Erdogan

Testata: Libero
Data: 09 luglio 2013
Pagina: 19
Autore: Mirko Molteni
Titolo: «La polizia riapre Gezi Park. Riparte il corteo e lo richiude»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 09/07/2013, a pag. 19, l'articolo di Mirko Molteni dal titolo " La polizia riapre Gezi Park. Riparte il corteo e lo richiude ".


Una caricatura di Recep Erdogan

Da un mese epicentro, con la prospiciente piazza Taksim, ma soprattutto pretesto iniziale, dei cortei contro il governo islamista turco di Erdogan, ilparco di Gezi, nel cuore di Istanbul, è stato ieri riaperto al pubblico per la prima volta, ma subito chiuso di nuovo nel volgere di poche ore, complici i nuovi raduni di protesta iniziati in serata nelle sue vicinanze. Era stato il prefetto di Istanbul, Huseyin Avni Mutlu, ad annunciare in giornata la riapertura del “polmone verde” che parrebbe ora risparmiato dal cemento, dopo che un tribunale ha definito illegittimi i piani di urbanizzazione del terreno. Erano così finite tre settimane di divieto di ingresso nel Gezi Park, guardato da centinaia di poliziotti, dopo che lo scorso 15 giugno le forze antisommossa lo avevano sgombrato dalle migliaia di persone che vi si erano radunate a scandire slogan contro Erdogan. Lo stesso Mutlu ha tenuto la cerimonia dell’iniziale riapertura, dopo che negli ultimi giorni sono stati ripiantumati gli alberi e le siepi divelti in occasione degli scontri: «È stato fatto un gran lavoro, il parco è ancora un angolo di paradiso». Ma ha però avvertito: «Non permetteremo più che si blocchi il parco, per farlo diventare uno spazio per le manifestazioni, limitandone così l'uso ai bambini, agli anziani e alla gente e causando problemi di sicurezza ». È poi bastato nel pomeriggio il passaparola dei movimenti d’opposizio - ne, che hanno organizzato a partire dalle 18.00 di ieri sera un’ulteriore prova di forza col governo di Ankara, perché le autorità tornassero sui loro passi. Già poco dopo la cerimonia d’apertura avevano cominciato ad affluire verso piazza Taksim e il parco centinaia di persone che si appellavano all’articolo 34 della Costituzione turca sulla libertà di espressione e riunione. Era chiaro fin da un mese fa che non era in ballo il destino del parco, semmai della Turchia. I piani edilizi di Erdogan, fra cui costruzioni in antico stile ottomano, sono stati una miccia effimera, dato che, almeno per il momento, sono stati annullati pochi giorni fa da un tribunale. Secondo i giudici, i progetti non tenevano conto né del parere della popolazione del quartiere, né del contesto urbanistico. Erdogan può fare ricorso, ma è sempre uno schiaffo. Da quel parco le proteste si sono moltiplicate nel Paese in opposizione all’islamizzazione del Paese, pur al costo di, finora, 4 morti e 7500 feriti. Gli ultimi grossi scontri erano stati quelli di sabato presso la piazza Taksim, coi manifestanti respinti con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua. Proprio quel 7 luglio era stato fermato dalla polizia un fotografo italiano, il 24enne veneto Mattia Cacciatori, sorpreso dagli agenti mentre riprendeva i tumulti. Originario di San Giovanni Lupatoto (Verona) è stato però rilasciato già ieri sera. Nel pomeriggio, quando non era ancora sicuro dell’imminente liberazione, aveva parlato per telefono con la madre, rassicurandola. Poi, giusto un paio d’ore dopo, ha potuto confermare che si stava già recando in aeroporto, ringraziando per la preziosa mediazione il locale consolato italiano. La ripresa degli scontri, dopo che la fine di giugno era stata relativamente tranquilla, non promette nulla di buono, tantopiù che anche in economia la Turchia mostra più di un affanno, come il calo del turismo, che da solo conta per il 60 % del PIL e la volatilità degli investimenti stranieri, principale motore della crescita degli ultimi 10 anni, che potrebbero presto o tardi prendere altre strade, soprattutto se la crisi interna diventasse cronica come quella di altri Paesi del Medio Oriente.

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