" Il commento di Daniele Scalise "
Daniele Scalise, giornalista e scrittore. Scrive su 'Prima Comunicazione'.
E' autore di
Cose dell’altro mondo. Viaggio nell’Italia gay-Zelig
Il caso Mortara-Mondadori
I soliti ebrei -Mondadori
Lettera di un padre omosessuale alla figlia-Rizzoli http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=33806
Piccoli mostri crescono. Una ragazzina sarda rivendica, prima in un tema scolastico e poi su Facebook, la propria vocazione antisemita e non si fa scrupolo di deridere pubblicamente l’insegnante che l’aveva sanzionata. Rumori di provincia? Echi lontani e gesti isolati, in fondo in fondo, di poco conto? Certo, ritenere che un atto del genere sia segno di una predominanza è, prima che stupido, non vero. Quel che interessa è, però, ciò che quel segno racconta. A me, tra l’altro, racconta di una scuola ormai pressoché castrata e di una pedagogia familiare annientata, oltre che di una cultura miserabile che parla di “una situazione incresciosa”.
Anni fa, all’interno di un’inchiesta sull’antisemitismo nell’Italia contemporanea, mi capitò di interrogare l’ultima classe di un istituto agrario romano e chiedere cosa pensassero quei ragazzi e quelle ragazze tra i diciassette e i vent’anni degli ebrei, della Shoah, di Israele. Ne venne fuori tanto di quel liquame che ne rimasi nauseato a lungo e ancora oggi quel ricordo ha conservato per me un odore fetido. Quando uscì il resoconto di quella giornata la dirigenza scolastica di quell’istituto ebbe la fantasia (che rimase tale) di processarmi in una assemblea pubblica. Non potendo smentirmi (avevo testimoni inoppugnabili oltre che una registrazione fedele) venni accusato di avere in qualche modo infangato il nome della scuola, anche perché un’anticipazione di quel mio scritto era uscito su un settimanale berlusconiano, Panorama, e “allora, sai, questo proprio non dovevi farlo!”, mi rimproverò compunto uno dei professori della suddetta scuola (che era poi colui che mi aveva agevolato l’accesso e aveva assistito basito all’esibizione dei suoi allievi). Da una parte, quindi, una gioventù abbandonata a se stessa, facile preda della banalizzazione, dello stereotipo, della menzogna ripetuta fino a diventare verità indiscussa. Dall’altra un mondo adulto vile, imbelle e insensato, incapace di capire che “quel problema” è un Grande Problema e che non può essere occultato o addolcito, né tantomeno diplomaticamente azzittito.
Certo che poi cascano le braccia quando leggi che il nostro primo ministro Enrico Letta, di fronte a una esplicita richiesta da parte di Benjamin Netanyahu perché l’Unione Europea inserisca nella black list l’organizzazione terroristica Hezbollah prende tempo con una vaga quanto ridicola promessa: “Approfondiremo questo tema come Unione Europea”. Nel frattempo si perita di spiegare che “serve l'unanimità ma ci sono ancora divisioni forti e non possiamo nasconderci che si tratti di un tema molto delicato”. Per poi chiudere chiosando che “l'Italia ha i suoi soldati inquadrati nella missione nel sud del Libano e la loro sicurezza e la loro protezione sono una priorità”.
I fatti narrati non hanno un nesso diretto né è mia intenzione forzare (per altro inutilmente) la mano. Non posso però non fare alcune osservazioni: la prima è che in questi ultimi decenni l’antisemitismo, declinato da opposte posizioni politiche (destra, centro e sinistra), continua a germogliare nutrito dall’antisionismo e resuscitando nei modi e nei luoghi più imprevisti. La seconda osservazione è che non capisco come sia possibile esservi dubbi, timidezze o rinvii nel definire Hezbollah una banda infame di assassini con le mani lorde di sangue. Non capisco come un governo democratico possa non considerare tale questione indiscutibile, ma anzi esiti a farsi carico di una battaglia politica indispensabile e non negoziabile. Che poi i soldati italiani in Libano non vadano esposti a chissà quali provocazioni politiche, beh, questo mi pare davvero troppo. Viene da chiedersi cosa ci stiano a fare. A difendere i depositi di armi che continua ad accumulare Hezbollah? Come è accettabile che il capo del nostro governo (per altro una coalizione che impegna destra, centro e sinistra) si senta autorizzato a commenti di così penosa ignavia e furbizia? Ancora una volta non riesco a trovare risposte sensate e il senso di nausea, di tanto in tanto, riaffiora.