|
|
||
" Di nuovo in carreggiata ? " analisi di Zvi Mazel (Traduzione di Giovanni Quer) uscito sul JERUSALEM POST L'ascesa della Fratellanza Musulmana nel mondo arabo è stata considerata da molti un completo disastro. In tutto il mondo arabo, inclusa la Palestina sotto il Mandato Britannico, i Fratelli Musulmani hanno complottato e combattuto con ogni mezzo per 85 anni, incluso il terrorismo, per raggiungere i loro scopi: stabilire regimi islamici basati sulla shari'a per la finale restaurazione del Califfato mondiale. La loro ideologia radicale, dagli accesi tratti antisemiti, ha dato vita a movimenti ancora più estremisti, come Al Qaeda, Gama'a Islamiyya e Jihad, il cui scopo era combattere le dittature laiche che si erano imposte negli Stati arabi. Anche se si tratta di un colpo di stato militare, il golpe è una risposta al volere del popolo e il Generale Al-Sisi ha dimostrato di non avere la minima intenzione di imitare il Generale Tantawi, che ha tentato di governare il Paese senza riuscirvi. E' stato il Consiglio Supremo delle Forze Armate, diretto da Tantawi, che ha permesso ai Fratelli Musulmani di salire al potere con libere elezioni, trascurando l'economia. Il disinteresse per la situazione economica è peggiorato sotto Morsi. Il nuovo presidente, accecato dalla vittoria inaspettata del movimento, ha preferito non badare alla frattura sempre più profonda tra il regime e il popolo, senza tener conto, non senza una certa arroganza, delle crescenti preoccupazioni all'interno dell'esercito. Alla fine i generali si sono sentiti in dovere di intervenire e i Fratelli Musulmani, così come altri gruppi islamisti tra cui i salafiti si sono stati messi da parte. Non si possono sottovalutare i profondi divari politici del Paese, che in un qualche modo mettono in ombra la rivoluzione che ha fatto cadere Mubarak. Nel gennaio 2011 l'obiettivo era liberarsi del dittatore per avere un governo eletto liberamente che trasformasse l'Egitto in un Paese democratico e moderno. Oggi stiamo assistendo a un'aspra lotta culturale e religiosa che minaccia i fondamenti stessi del Paese. I musulmani rappresentano l'80% della popolazione, ma la maggior parte non vuole vivere in un Paese governato dalla legge islamica, la shari'a. Ciò che vogliono è una vita migliore e non hanno interesse nell'instaurazione del califfato. Un buon compromesso potrebbe esser raggiunto applicando l'equivalente arabo del principio "date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio", ossia "la religione a Dio e il Paese a tutti". Le ultime proteste di massa, infatti, non chiedevano riforme economiche, ma le dimissioni di Morsi per metter fine al regime dei Fratelli Musulmani. Zvi Mazel è stato ambasciatore in Egitto, Romania e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta |
Condividi sui social network: |
|
Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui |