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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
06.07.2013 Iran: quando la follia islamista rasenta il ridicolo
censurate le immagini delle tifose di una partita di pallavolo perché avevano le braccia scoperte

Testata: Corriere della Sera
Data: 06 luglio 2013
Pagina: 17
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Le tifose della pallavolo censurate dalla tv iraniana»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 06/07/2013, a pag. 17, l'articolo di Davide Frattini dal titolo " Le tifose della pallavolo censurate dalla tv iraniana".

GERUSALEMME — Sette secondi di ritardo sulla diretta. Per individuare — e oscurare — le tifose in maglietta o minigonna. Gli spettatori iraniani hanno dovuto guardare così la seconda partita tra la loro nazionale e quella italiana. Gli scambi frenetici della pallavolo frammentati da immagini d’archivio inserite per coprire le inquadrature considerate inappropriate: braccia e gambe femminili, ragazze sedute in mezzo agli uomini durante un evento pubblico.

I registi della Irib, la televisione della Repubblica islamica, si sono trovati ancora più in difficoltà per l’incontro giocato oggi (alle 2.40 italiane) contro Cuba, al punto che il presidente dell’emittente ha ironizzato: «Con quel clima e quel caldo siamo costretti a inviare volontari che distribuiscano tute da ginnastica coprenti».

Ezzatollah Zarghami, nominato dalla guida suprema Ali Khamenei, prova a scherzare. Gli ultraconservatori hanno invece preso molto seriamente l’ultima settimana di programmazione sportiva, per loro troppo licenziosa. Il 28 giugno è andato in onda il primo incontro (vinto dalla squadra iraniana, allenata da Julio Velasco ex commissario tecnico degli Azzurri): tra il pubblico del palazzetto di Modena tante tifose con il volto dipinto dei colori della bandiera di Teheran e le braccia scoperte. Lo stesso giorno l’esultanza «non islamica» di Shakira — in top verde — si è infiltrata nelle immagini della sfida tra la Spagna (dove gioca Gerard Piqué, fidanzato della cantante colombiana) e il Brasile.

Troppo secondo il deputato Ali Motahari che ha biasimato la diffusione di usanze e situazioni contrarie alle leggi religiose. Il settimanale Ya Lessarat ha denunciato il comportamento scandaloso della tv di Stato («a quando l’apertura di cabaret?») e ha pubblicato come prova le inquadrature incriminate. Ma ha dovuto sfuocarle. Così Zarghami è stato costretto a trasmettere il ritorno di Italia-Iran (giocata a Sassari il 30 giugno e vinta dagli Azzurri) con interventi di censura sulla diretta. «Misure che hanno innervosito i telespettatori — spiega — spingendoli a preferire i canali satellitari». In sua difesa è intervenuto Mohammad Hashemi, fratello dell’ex presidente Rafsanjani: «In uno Stato islamico — ha commentato sul giornale riformatore Sharg — esistono dei doveri innegabili ma spesso è meglio ignorare i casi minori, come quello degli incontri sportivi». Anche perché gli iraniani sono in delirio per la nazionale di pallavolo (è la prima volta che partecipa alla World League, è riuscita a battere Italia e Serbia) e per quella di calcio che ha ottenuto la qualificazione al Mondiale dell’anno prossimo. Quando i giocatori sono tornati a Teheran per le celebrazioni, le donne non hanno potuto assistere alla festa trionfale nello stadio Azadi. Nel 2006 Mahmoud Ahmadinejad, allora presidente, aveva revocato il divieto deciso da Khomeini ed entrato in vigore dopo la rivoluzione del 1979. Gli stadi erano stati riaperti alle donne «con una corretta pianificazione che rispetti la dignità e l’onore, perché la presenza femminile porta la moralità in quei luoghi». La riforma aveva resistito un paio di settimane: lo stesso Ahmadinejad aveva revocato il permesso.

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