Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/07/2013, a pag. 17, l'articolo dal titolo " Israele: «Hezbollah è terrorista». Ma Letta preferisce glissare ". Dalla STAMPA, a pag. 5, l'articolo di Amedeo La Mattina dal titolo " Letta: stradeterminato, vado avanti ".
Ecco i pezzi:
CORRIERE della SERA - " Israele: «Hezbollah è terrorista». Ma Letta preferisce glissare "
Enrico Letta a Yad Vashem
GERUSALEMME — «Ho avuto la netta sensazione che qualcosa stia accadendo per davvero sulla strada del processo di pace…Anche perché, qui in Israele, domani (oggi,ndr) vedrò anche la controparte, sta cambiando l’agenda politica: alle priorità classiche – difesa, sicurezza interna e orgoglio nazionale – ora si aggiungono con una certa forza welfare, lavoro, disoccupazione giovanile. A mio parere siamo davanti a un passaggio rivoluzionario che certamente spinge ancora di più verso il processo di pace». E tutto questo accade mentre gli Stati Uniti hanno messo in campo il segretario di Stato nel tentativo di far ripartire il tavolo delle trattative tra israeliani e palestinesi: «Ecco, Kerry non se ne è andato mica, sta sentendo altri interlocutori ma ha lasciato qui la sua squadra». Al termine di una giornata carica di incontri e di emozioni, il presidente del Consiglio Enrico Letta prova a sintetizzare la cifra della sua prima vista ufficiale oltre i confini dell’Unione Europea, rivendicando per l’Italia un ruolo di prima fila. E annunciando così per il prossimo dicembre un «bilaterale» con Israele che porterà a Torino (già gemellata con Haifa) mezzo governo israeliano, a partire dal primo ministro Benjamin Netanyahu, con un’agenda fitta soprattutto sui temi dell’energia (by pass israeliano per il Trans Adriatic Pipeline) e delle tecnologie. La maratona di Letta inizia all’alba nei saloni dell’Hotel King David dove incontra Tony Blair, responsabile del cosiddetto «quartetto» (Usa, Ue, Russia, Onu). Con l’ex premier britannico, il presidente del Consiglio parla oltre che di Medio Oriente anche di Unione Europea e di Gran Bretagna, visto che per la seconda metà di luglio c’è nell’agenda di Palazzo Chigi una importante missione a Londra. Più delicato il successivo incontro con il capo del governo israeliano, Benjamin Netanyahu, che con la consueta schiettezza pone anche al nuovo interlocutore venuto da Roma la richiesta insistente di Gerusalemme, da girare a Bruxelles, di inserire l’organizzazione politica libanese sciita Hezbollah nella black list della Ue: «Approfondiremo questo tema come Unione Europea», ha risposto Letta. Che però non ha nascosto le diversità di vedute tra i 28 partner: «Serve l’unanimità ma ci sono ancora divisioni forti e non possiamo nasconderci che si tratti di un tema molto delicato». Inoltre, «l’Italia ha i suoi soldati inquadrati nella missione nel sud del Libano e la loro sicurezza e la loro protezione sono una priorità». La Siria, l’Egitto e l’Iran, e l’evoluzione di un’intera area in fibrillazione, sono stati i temi al centro dell’incontro tra Letta e il presidente israeliano Shimon Peres. Ma la giornata del presidente del Consiglio era iniziata con la visita allo Yad Vashem, il memoriale dell’Olocausto, dove brucia, e di volta in volta viene ravvivata, la fiamma della memoria. Enrico Letta si è inginocchiato all’interno della Tenda della Rimembranza, simbolo dei sei milioni di ebrei trucidati dai nazisti, e poi ha citato il cardinal Martini: «La Shoah è la ferita aperta che squarcia la terra di Gerusalemme e per questo riguarda tutti noi. Non basta dunque essere contro l’antisemitismo ma a favore dello Stato di Israele…». Hanna Weiss, una italiana nata a Fiume, deportata e poi sopravvissuta ai campi di sterminio, ha accompagnato il premier per tutta la visita al Memoriale: «Birkenau non ci ha lasciati, Birkenau è dentro di me», ha detto la signora Weiss a Letta. Ultima tappa della giornata al Tempio Italiano dove una comunità incredibilmente laboriosa cura una piccola sinagoga (un gioiellino di legno smontato negli anni Quaranta a Conegliano Veneto e rimontato a Gerusalemme) e conserva un tesoro di oggetti sacri nell’annesso museo. Ecco, ha detto Letta ai connazionali che lo hanno accolto nel Tempio, «penso che voi soffriate quando qui arriva un’immagine negativa dell’Italia. Ma spero che una nuova generazione anche nella politica possa risollevare questa immagine».
La STAMPA - Amedeo la Mattina : " Letta: stradeterminato, vado avanti "
Enrico Letta con Bibi Netanyahu
Al tempio italiano di Gerusalemme, Letta riceve un caloroso invito ad andare avanti, a stringere i denti, a non impantanarsi nelle beghe politiche di casa nostra. Un invito della comunità ebraica che colpisce il premier. «E’ chiaro che voi soffrite quando dall’Italia arrivano cattive notizie, sentite di continue polemiche e che il vostro Paese stenta ad andare avanti. Ma vi assicuro che faremo di tutto per restituirvi un’immagine nuova, affinché voi possiate andare a testa alta. Anche se devo dire che, da quello che mi hanno raccontato, anche qui in Israele la politica non ha meno divisioni e polemiche...». Gli italo-israeliani che affollano la sala conferenze del tempio ridono, annuiscono e gli augurano in bocca al lupo.
Quando torna in albergo, prima di andare a cena con la moglie Gianna, lo scrittore Grossman, il direttore d’orchesta Zubin Mehta e la cantante Noa, si ferma per fare il punto di una giornata iniziata al memoriale dell’olocausto Yad Vashem. E con poca voglia parla delle beghe nostrane, ma su una cosa vuole dirla forte e chiara - ed è l’avviso ai naviganti della sua maggioranza - quando assicura di essere «stradeterminato ad andare avanti, seguendo i piccoli passi della concretezza, perché di questo c’è bisogno in Italia». Niente voli pindarici, fughe in avanti, sfondamenti di bilancio. Disponibilità a discutere di tutto e con tutti. Per questo ha dato via libera al vertice di maggioranza (lui la chiama «cabina di regia») chiesto da Monti. Scelta civica vuole scrivere un «patto di governo», ma di che si tratti nessuno lo sa, nemmeno il premier che ha incontrato lo stesso Monti la scorsa settimana e in quell’occasione dei problemi sollevati in queste ultime 48 ore non c’era traccia. Letta non direbbe nemmeno sotto tortura che Monti ha un problema di visibilità politica. E infatti non lo dice. Dice che giovedì ci sarà questo incontro ed è il luogo giusto per esprimere critiche, perplessità, stimoli costruttivi. «Capiremo cosa bisogna fare di più», osserva Letta prima di salire in camera al King David. «Sono sincero: non sono preoccupato». Non crede che le sentenze di Berlusconi possano rappresentare un rischio per il suo governo. Una tv israeliana gli ha chiesto se si è mai chiesto «ma che ci faccio qui?». E lui: «Quasi ogni giorno, realizzo che in questi 60 giorni quella che sembrava una mission impossible sta diventando sempre più una mission possible».
Non si nasconde le grandi difficoltà, soprattutto nel reperire risorse. «In questo momento stiamo facendo il Gran Premio della montagna, verso la fine dell’anno comincerà la falsa pianura con i pagamenti dei crediti della Pubblica amministrazione e con lo spread costantemente sotto i 300 punti, nel 2014 chiederemo più flessibilità all’Europa e comincerà la discesa». Queste le tappe che immagina Letta, che ripete come un mantra, «sono stradeterminato, sono convinto che risolveremo i problemi con un atteggiamento costruttivo, come è accaduto sempre in questi 60 giorni».
Il premier cerca di non pensare solo alle vicissitudini italiane. Riporta la chiacchierata ai colloqui che ha avuto col premier israeliano Netanyahu, il quale al termine dell’incontro lo ha salutato con due parole «pace, pace». Si rivedranno il 2 dicembre a Torino per un bilaterale (e insieme andranno alla sinagoga). Letta ha assicurato che Italia ed Europa supporteranno il processo di pace e l’iniziativa del segretario di Stato Usa John Kerry. Una pace che secondo il premier, potrebbe arrivare perché ha riscontrato una grande voglia in tal senso. «Mi ha colpito che l’agenda di Israele non è più come prima solo politica estera e difesa. Ora si è rovesciata: qui si parla di welfare, disoccupazione, pensioni. Una discussione simile a quella che c’è in Italia. Per affrontare questi temi c’è bisogno di pace».
In mattinata al memoriale dell’Olocausto, dopo la visita alla tenda delle rimembranze, ha detto che comunque non si deve mai abbassare la guardia contro l’antisemitismo i cui semi si affacciano nella nostra amata Europa». E citando il cardinal Martini ha aggiunto che «la shoah è una ferita aperta che squarcia la terra di Gerusalemme e ci riguarderà per sempre. L’antisemitismo è un cancro dell’umanità e minaccia la pace di tutti i popoli». Non ha mancato di chiarire la vicenda del Datagate, lo spionaggio Usa delle nostre ambasciate. «Le parole di Obama mi confortano sul fatto che avremo chiarimenti».
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