"Il commento di Fulvio Miceli"
Fulvio Miceli
Di giorno in giorno, e di settimana in settimana, le notizie provenienti dal Medio Oriente delineano il quadro di un progressivo collasso degli stati che Israele ha avuto in sorte come vicini. La situazione più tragica è ad oggi quella della Siria. Nella guerra civile in corso in quel paese ai crimini del regime di Assad si aggiungono quelle dei gruppi qaedisti che combattono con i ribelli, come la decapitazione, ripresa in un video, di tre vittime non ancora identificate e l'uccisione di un religioso cattolico. Il conflitto, che vede in prima linea, a fianco del governo baathista di Damasco, i terroristi i di Hezbollah, ha contagiato il paese dei cedri, con decine di morti e feriti a Sidone negli scontri tra un gruppo salafita e l'esercito.
In Egitto il detonatore della crisi è l'opposizione al governo dei Fratelli Musulmani, alla progresssiva instaurazione della sharia e alla catastrofica gestione dell'economia. Manifestazioni di piazza per chiedere le dimissioni del presidente Morsi e nuove elezioni sono degenerate in scontri violenti che hanno provocato tre morti, tra cui un fotografo americano. Le sedi del partito di governo sono state assaltate e incendiate e l'esercito ha minacciato di intervenire.
In Turchia la violenta repressione del governo islamico di Erdogan non ferma le manifestazioni degli oppositori che si richiamano al modello kemalista di separazione tra stato e religione.
Vi sono poi Gaza e l'Autorità palestinese. Nella prima ad imporre la sharia è Hamas, che è ora anche tornata ad intensificare i bombardamenti terroristici contro le città del sud di Israele. Nella seconda domina una cleptocrazia corrotta e delegittimata, che impedisce lo svolgimento di regolari elezioni. Due primi ministri relativamente estranei a questa cricca, Salam Fayad e Rami Hamdallah, scelti per rassicurare la comunità internazionale sulla gestione dell'economia e degli ingenti aiuti internazionali, sono stati di fatto costretti alle dimissioni dal raìs Abu Mazen. Contro Israele, l'Autorità palestinese non scaglia razzi come Hamas, ma una campagna di delegittimazione e demonizzazione, volta all'indottrinamento sia della popolazione palestinese che della comunità internazionale.
Un simile scenario spazza semplicemente via una serie di luoghi comuni e errate valutazioni sul Medio Oriente: che il principale problema della regione sia il conflitto israelo-palestinese, che Israele abbia interlocutori palestinesi non diciamo affidabili, ma rappresentativi del loro popolo, che i partiti islamici come i Fratelli Musulmani in Egitto e il Partito Giustizia e Sviluppo in Turchia possano essere considerati “moderati”, o addirittura “democratici”, o quanto meno adatti a portare una relativa stabilità e un relativo ordine nei paesi nei quali prendono il potere. Non sembra, tuttavia, che si voglia cogliere l' occasione per una revisione critica, né nel mondo dell'informazione , né nel mondo della politica. Non vi sono giornalisti che, dopo aver guardato con simpatia a Erdogan o a Morsi, o aver garantito le sincerità delle intenzioni riformatrici di Bashar Assad, ammettano ora di essersi sbagliati. Il segretario di Stato americano Kerry concentra tuttora i suoi sforzi diplomatici in Medio Oriente sul tentativo di riportare israeliani e palestinesi al tavolo negoziale ( o meglio, di riportarvi i palestinesi, che continuano a porre precondizioni ), mentre il ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, nonostante la repressione si è schierata a favore dell'ingresso nell'Unione Europea della Turchia di Erdogan.
Uno sguardo d'insieme all'attuale caos mediorentale rende anche drammaticamente evidente l'eccezione rappresentata da Israele, il quale, pur non mancando ovviamente di difetti, è nondimeno uno stato funzionante. Funziona la sua economia, funziona il suo sistema giudiziario, sufficientemente indipendente da indagare, in questi giorni, il rabbino capo Yona Metzger e da incriminare, a suo tempo, un capo di stato (Moshe Katsav). Funziona, scrive Daniel Pipes, (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=215&sez=120&id=49712), nel generare coesione sociale,creatività, cultura, e, in generale “felicità”.
Questo buon funzionamento, si spiega, certo, con le virtù della democrazia liberale: un sistema che consente di cambiare governo senza spargimento di sangue, di fermare la corruzione e gli abusi prima che diventino endemici, di tutelare i diritti o almeno di ripristinarli quando sono violati, di incoraggiare e far fruttare le iniziative individuali. Proprio il confronto con la realtà mediorentale permette però di dare il giusto rilievo a un altro aspetto, che è bene sottolineare nel momento in cui le campagne di delegittimazione di Israele mirano ad equiparare il suo carattere di stato ebraico a una forma di aparthaeid. In realtà, proprio il fatto che Israele sia un autentico stato nazionale costituisce una componente essenziale del suo anomalo successo in una regione nella quale le classi dirigenti hanno in generale subordinato il compito della costruzione e dell'amministrazione dello stato a ideologie imperialistiche sovranazionali come il panarabismo prima e l'islamismo poi e nella quale la “convivenza” tra diversi gruppi religiosi ed etnici in stati come il Libano, la Siria e l'Iraq ha prodotto dittature, guerre civili, lotte mortali tra fazioni.
Israele funziona anche perché l'identità ebraica fornisce il minimo di coesione che manca ai suoi vicini, e che è necessario al funzionamento della società civile e della vita politica. Ciò non è in contraddizione con i diritti e l'eguaglianza dei cittadini non ebrei, che infatti in Israele sono riconosciuti e tutelati Per contro, senza uno stato ebraico,sarebbero gli ebrei a trovarsi a vivere in Medio Oriente, qualora non ne fossero espulsi, come una minoranza senza difesa, esposta ai ricatti e alle minacce dei tiranni, considerata un corpo estraneo dalle ideologie dell'odio. La lezione storica che Fiamma Nirenstein trae dalla lettura di “Servitori di re, non servitori di servitori” di Yosef Hayim Yerushalmi, ovvero la necessità dell' “autodifesa” degli ebrei (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=9&sez=120&id=49711 ) si applica perfettamente al Medio Oriente. Ed è certamente un bene che la maggioranza del popolo israeliano ne sia consapevole.