Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 29/06/2013, a pag. 14, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " Armare i ribelli è una follia ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 17, l'articolo di Davide Frattini dal titolo " Mezzo miliardo al mese. Così Cina, Russia e Iran pagano la guerra di Assad ".
Ecco i pezzi:
Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein : " Armare i ribelli è una follia "
Fiamma Nirenstein un fotogramma del video con la decapitazione
Ancora non si sa con certezza se le vittime della esecuzione mostruosa cui ci tocca assistere su youtube siano frati francescani oppure no. Pare che la notizia, smentita dal Custode di Terra Santa Pierbattista Pizzaballa nasca da una sovreapposizione con un’altra brutta notiza: Halim Noujaim, ministro regionale della Chiesa, aveva infatti comunicato che il giorno prima un gruppo di ribelli era entrato nel convento di Ghassaniye che avevano distrutto dopo averlo razziato, e dopo, secondo il comunicato, aver ucciso un eremita cattolico, padre Francois. Come consolazione ci dicono che il corpo di padre Francois è integro, e degli altri non si sa. Se siano frati non è dunque certo, di sicuro ipotesi della Custodia di Terra Franca che il video sia fatto per terroprizzare i cristiani non è peregrina: certo, di nuovo gente innocente macellata in nome di Allah, stavolta perchè erano al “ soldo del regime”, nell’ agenda di uno di loro compariva il numero di un militare dell’esercito siriano. I tre erano anche accusati, dice il comunicato, di avere fornito armi a Bashar Assad. Per nove minuti abbiamo modo, guardando l’inguardabile, di prendere nota del fatto che: il miliziano “ribelle”, l’assassino, parla con accento ceceno. I ribelli fanno ormai parte di brigate internazionali, proprio come la parte avversa che conta iraniani e Hezbollah. Di video mostruosi ne abbiamo visti già parecchi. Gli assassini sono di origini, dialetti, sfumature di credo diversi ma l’abisso sussiste fra sunniti e sciiti. Le imprese jihadiste che realizzano, le stragi sono fanatiche e crudeli, anche se Assad ha di gran lunga battuto il nemico facendo centomila morti. Ma tagliare le teste è una grande sciccheria jihadista anche sunnita, una specie di citazione dei testi sacri (stiamo parlando dell’interpretazione delle forze estreme naturalmente): Daniel Pearl nel 2002 è forse il caso più famoso, con Nick Berg decapitato personalmente da Al Zarqawi, , con il tunisino apostata del 2012, il polacco del 2009... e tanti altri, purtroppo. L’escuzione jihadista è sempre legata all’identità primaria, vera o presunta. Pearl, era ebreo, come Berg, altri sono infedeli, apostati, cristiani, o imperialisti..Cioè, un cuscinetto di innocenti disgraziati che per religione di religione o origine geografica si trovano sballottati fra le due larghe fazioni che adesso ci stanno abituando alla nuova fase mediorentale. In Siria e nel resto del Medio Oriente contaminato dalla sua guerra (prima di tutto il Libano, ormai straziato) lo si vede bene: sono i sunniti (maggiori in numero e in potere economico,in parte affascinati dalla sirena di Al Qaeda) e gli sciiti (in parte molto poveri, miseri del mondo musulmano, guidati dall’Iran e armati dagli Hezbollah). Ma la parte estrema della rivolta siriana è stata come offuscata, obliterata, dalla fantasia malrisolta di Obama e anche dell’Europa di porre fine alla crudeltà di Assad con le nostre armi. Ma è quasi impossibile, e oggi un pò più di ieri: fa retrocedere la corsa alle armi la crescita di Al Nusra, organizzazione che probabilmente ha anche compiuto questo eccidio bestiale, la sua influenza sui gruppi moderati (contro il generale Albtaish, defezionato dall’eserecito alawita, impegnato a convertire al Nusra e a catturare il consenso di Obama con le sue armi) con questo ultimo episodio e con un attacco suicida a Damasco. Chi può aiutare ragionevolmente dei tagliatori di teste? Se si guarda all’appello del famoso sceicco sunnita Yussef al Qaradawi, si legge nelle sue parole un accanimento che fa da pendant a quello degli hezbollah dall’altra parte. Anche i sunniti vogliono il loro esercito internazionale.Ha detto al Qaradawi: ogni mussulmano che sa combattere deve andare a sostenere i ribelli siriani. I leader del partito di Satana (stavolta l’Iran e gli hezbollah, non la solita America) sono in Siria percombattere i sunniti, ma li batteremo. I preferiti di Qaradawi sono certamente il fronte Jabat al Nusra,il più estremo dei gruppi anti Assad, e chi viene a combattere con loro trova un tappeto rosso. Di sangue, ma rosso: benevenuti alla mattanza, con armi, training, studi alla moschea da campo. IL povero esercito siriano libero (Esl) condanna le decapitazioni dicendo che quei gruppi estremisti non hanno niente a che fare con la religione musulmana e col popolosiriano. Ma anche Obama e perfino gli europei che si muovono solo per lineee ideologiche sanno che la parte più violenta dei ribelli in seguito ai bestiali stermini di Assad, è diventati sempre più forte. La scommessa sui sunniti riserva sorprese: pensiamo al minuscolo villaggio sciita egiziano di Zawiyat Abu Muslim. Gli sciiti sono meno dell’uno per cento della popolazione egiziana. Non danno noia a nessuno., Eppure una folla di 3000 sunniti ha attaccato in paesani riuniti, cinque case di sciiti sono state date alle fiamme, sono state esplode bombe al petrolio, quattro persone sono state uccise, tanti feriti gravi. Ricorda gli attacchi alle chiese copte, ma stavolta l’accusa era di aver insultato Maometto. Ogni giorno fazioni avverse in tutto il Medio Oriente, ci mostreranno spettacoli di crudeltà inaudita. Ma primi, vengono gli occidentali: cristiani, ebrei, imperialisti.. Niente armi dunque, perfavore. Piuttosto, fermiamoli. Tutti e due.
www.fiammanirenstein.com
CORRIERE della SERA - Davide Frattini : " Mezzo miliardo al mese. Così Cina, Russia e Iran pagano la guerra di Assad "
Davide Frattini
GERUSALEMME — I camioncini carichi di materassi e pentole attraversano la frontiera. I siriani fuggono dalla guerra anche solo per qualche settimana, si ammassano nelle stanze dei parenti che vivono dall’altra parte in Libano. I tir carichi di container seguono il percorso inverso, dal porto di Beirut risalgono verso i valichi, scendono nella valle della Bekaa, passano la dogana e arrivano a Damasco.
Negli oltre due anni di guerra i rifornimenti non hanno mai smesso di raggiungere la capitale. Le merci — racconta un uomo d’affari locale — vengono scaricate dalle navi con i documenti di consegna che portano i nomi di commercianti libanesi, come se il materiale dovesse fermarsi lì. Invece continua il suo viaggio e va a sostenere il regime sotto assedio. Che paga ancora i suoi conti, perché gli alleati internazionali di Bashar Assad gli permettono di sopravvivere all’embargo economico imposto dagli Stati Uniti e dall’Unione europea.
Kadri Jamil, viceministro siriano dell’Economia, calcola per il quotidiano Financial Times che ogni mese l’Iran, la Russia e la Cina approvvigionano il Paese con petrolio per 500 milioni di dollari (quasi 385 milioni di euro), concedono crediti e agevolano le transazioni finanziarie. L’economia è diventata così dipendente dalle tre nazioni alleate che la Siria utilizza come valute negli scambi il riyal iraniano, i rubli russi e il renminbi cinese. «Abbiamo rimediato all’errore commesso prima della crisi e siamo usciti dal circolo dell’euro e del dollaro. La sterlina siriana è diventata troppo debole, abbiamo già un piano per rafforzarla nelle prossime settimane», spiega il viceministro.
Ammette che la situazione è «molto difficile e complicata», anche perché i ribelli controllano le province dove si trovano i giacimenti di petrolio. Accusa «i nemici di condurre una guerra finanziaria oltre che militare». Jamil ha studiato a Mosca ed è coinvolto nelle discussioni con il Cremlino: «I mercantili con la bandiera russa scaricano prodotti nei nostri porti. Vorrei vedere chi ha il coraggio di attaccarle», proclama al quotidiano britannico. Le zone sulla costa sono rimaste sotto il dominio del regime.
Il clan degli Assad ha resistito anche grazie al sostegno di imprenditori locali, non solo alauiti come la famiglia al potere. Khaled Mahjoub è un sunnita che tra gli anni Ottanta e Novanta lavorava con le piccole fabbriche della provincia italiana. Adesso investe in costruzioni eco-sostenibili e si è dato la missione di riavvicinare la Siria all’Occidente. «Il sistema funziona ancora e va salvato», commenta.
Bashar Assad, succeduto al padre Hafez nel 2000, ha favorito la nascita di una nuova classe, uomini d’affari arricchiti dalle privatizzazioni. Come il cugino (da parte di madre) Rami Makhlouf, che dopo i primi mesi della rivolta ha dovuto lasciare le numerose partecipazioni (una delle più importanti nella telefonia mobile) perché era diventato il bersaglio principale degli slogan creati dai manifestanti e il regime ancora cercava di calmare le proteste.
Makhlouf aveva promesso di devolvere i suoi profitti in beneficenza: non vivrebbe più a Damasco, forse si è rifugiato a Dubai. Dove risiederebbero anche la madre e la sorella di Bashar e da dove la moglie Asma si faceva spedire sotto falso nome divani e lampadari di lusso. Fino a febbraio 2012, quando il conflitto che ha fatto centomila morti andava avanti già da un anno.
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