Proteste contro i Fratelli Musulmani commento di Carlo Panella
Testata: Libero Data: 28 giugno 2013 Pagina: 15 Autore: Carlo Panella Titolo: «Che disastro Morsi e i suoi Fratelli»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 28/06/2013, a pag. 15, l'articolo di Carlo Panella dal titolo " Che disastro Morsi e i suoi Fratelli ".
Carlo Panella Protesta contro Morsi e i Fratelli Musulmani
«Il problema non è solo il fallimento di Mohammed Morsi, che sta portando l'Egitto alla guerra civile; il dramma è che ovunque siano andati al potere, i Fratelli Musulmani si dimostrano tragicamente incapaci di governare». L'anonimato copre ovviamente l'analisi di un alto responsabile della Nato, che ha solide motivazioni Ovunque, la Fratellanza Musulmana non si dimostra affatto una sorta di «Dc islamica», come sostenevano i suoi estimatori in Europa, ma solo come una fonte di divisione ideologica, del tutto incapace di governare l'economia e la crisi sociale, tesa all'unico fine di imporre la più rigida e fanatica sharia. Ovunque questo ha creato spaccature anche nella popolazione musulmana (e da parte delle minoranze cristiane) al calor bianco. In Egitto, l'esercito già schiera nelle strade di tutte le città centinaia di cani armati per evitare che il 30 giugno si arrivi al bagno di sangue. Domenica infatti i Tamarod, i «Ribelli» sfileranno in massa per presentare alla Corte Suprema la poderosa raccolta di ben 15 milioni di firme di cittadini che chiedono che venga decretata la decadenza del Pre-sidente. Contro di loro, Morsi, ha chiamato a manifestare i suoi sostenitori, dopo aver parlato per 3 ore alla nazione senza rispondere a nessuna contestazione. Il fatto è che Morsi non può nascondere che un annodi suo governo ha messo il Paese in ginocchio. I dati dell'Onu sono impietosi: in un anno gli omicidi sono aumentati del 130%, i furti del 350%, i rapimenti per estorsione del 145%, il tasso di disoccupazione è passato dal 10% a oltre il 14%. La svalutazione della sterlina egiziana è del 12%, mentre Morsi non sa ancora come chiudere l'indispensabile accordo con il FMI per 4 miliardi di dollari di aiuti. In Tunisia il quadro è leggermente migliore, ma solo perché l'arroganza fondamentalista della Fratellanza è contenuta e contrastata da partiti laici forti in Parlamento. In Siria, il tentativo della Fratellanza Musulmana di egemonizzare il Consiglio Nazionale che dovrebbe dirigere la rivolta contro Assad, ha prodotto una spaccatura drammatica con le forze di base che sostengono tutto il peso dello scontro. In Turchia, Tayyp Erdogan che nasce nella Fratellanza, ha smesso il volto moderato dei primi anni di governo e si comporta come un autocrate incapace di confrontarsi - se non a suon di manganellate - con un movimento di protesta imponente che ormai spacca in due il paese. II leader della Fratellanza in Iraq, Tariq Hashemi, è costretto all'esilio in Turchia per una condanna a morte per complicità coi terroristi. Accusa probabilmente gonfiata dal premier sciita Nuri al Malild, ma forse non priva di riscontro, per lo meno sotto il profilo politico. In Libano la Fratellanza continua a giocare un ruolo ambiguo. Un quadro disastroso che obbliga a una presa d'atto: abbattuti i regimi autoritari, gli islamisti - che della rivolta sono stati la retroguardia - hanno stravinto nelle urne. Ma, ispirati come sono da una isteria di comando a sfondo religioso, portano i loro Paesi verso il baratro.
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