L'ultima battaglia al Consiglio d'Europa
Commento di Fiamma Nirenstein
Cari amici,
Ho compiuto l’ultimo dei miei viaggi in missione a Strasburgo come membro della delegazione al Consiglio d’Europa.
Vorrei solo esemplificare quella che a me sembra una pratica utile, e le contraddizioni inevitabili quando si tocca l’argomento Medio Oriente e Israele. L’onorevole Pietro Marcenaro, del PD, ha presentato martedì in plenaria il rapporto per il Medio Oriente per il quale era stato incaricato.
Da decenni solo il PD si vede assegnare il rapporto sul Medio Oriente, e si batte per questo riuscendo a mettere insieme i voti necessari .
Quando io ho cercato di farmelo assegnare, è stato evidente il rifiuto di fare lobby anche nella mia parte politica, il PPE, perché, benché certo io sia là l’unica esperta certificata di Medio Oriente, ma sono ebrea, e questo credo che per un’istituzione europea sia sinonimo di mancanza di obiettività.
Se non di peggio.
E’ evidente dal rapporto, dai toni misurati e cauti, che Marcenaro ha compiuto un suo sforzo di mediazione: tuttavia il rapporto soffre del politically correct consueto sulla pretesa violenza israeliana dello Stato ebraico, sulla supposta persecuzione religiosa e razziale contro la minoranza che ne mette in discussione i fondamenti democratici.
E' un assioma che ho tentato invano di discutere. Inutile ricordare (come è scritto in uno dei numerosi emendamenti che ho presentato al rapporto, che purtroppo non è passato all'esame del voto in commissione politica) che la minoranza araba in Israele ha gli stessi diritti e che invece i Palestinesi rifiutano la prospettiva di una presenza ebraica nel loro futuro Stato.
Lo sforzo di Marcenaro, tuttavia, è rappresentato soprattutto dalla scelta di occuparsi dello scopo classico di “due stati per due popoli” stavolta con in più l’elemento della scelta di auspicare due stati democratici e pluralisti.
Qui si è inserito un mio primo lavoro, che non è stato accolto in quanto emendamento, ma ribadito sia durante la presentazione degli emendamenti stessi che approvato da molti presenti, ovvero quello di sottolineare che questa scelta è di fatto appropriata solo per Israele, unica democrazia dell’area, mentre per i Palestinesi la scelta è tutta da fare.
La discussione sull’argomento non è andata male, ma l’impostazione di Marcenaro tendeva a ribadire un luogo comune molto diffuso e certo ripetutogli parecchie volte dai Palestinesi durante i suoi incontri istituzionali e per altro gradito alla maggioranza dei deputati seduti al Consiglio, ovvero che Israele è una democrazia di nome ma non di fatto perché gli Arabi non godono di eguali diritti, e perché i Palestinesi sono perseguitati.
Tutte le consuete problematiche del muro, dei check point, delle demolizioni, sono state trattate come se non ve ne fosse nessuna ragione oggettiva, come se Israele infierisse sui palestinesi per una sorta di ispirazione intrinseca, e quindi come se dovesse abbandonare ogni politica di sicurezza.
Ma in generale, svariati punti sono stati accolti, per esempio è stata senz’altro una vittoria che a forza di emendamenti e sub-emendamenti si sia inserito nel testo la condanna dell’incitamento “antisraeliano e antisemita”, e che si sia specificato che con “anti-israeliano” si intende tutta la cultura della negazione del diritto di Israele ad esistere.
Il relatore stesso su questo è stato capace di mediare con un sub-emendamento che ha di fatto promosso il mio testo.
Buona anche l’accoglienza relativa alle tre condizioni del Quartetto che renderebbero Hamas “potabile” nei vari casi: Marcenaro ha sostenuto che bastava ribadire il tema una sola volta, cosa che nel testo c'è,e che quindi non fosse necessario ricordarlo quando si condizionava il "sollevamento del blocco di Gaza" appunto al riconoscimento da parte di Hamas delle 3 condizioni (che qui ripeto: rinunciare alla violenza, il riconoscimento di Israele e di accettare gli accordi firmati in passato da Israele e l'OLP).
Buona l'accettazione della sottolineatura del problema del flusso di armi in Medio Oriente e della necessità di occuparsi dell’Egitto e della Siria, un’allusione alla prepotenza dei gruppi dirigenti protagonisti delle primavere arabe.
Come ho detto nel mio intervento, secondo me il Consiglio d’Europa avrebbe il compito di occuparsi strenuamente delle orride violazioni che si compiono in questo periodo oltre che in Siria, in tutti i Paesi in cui la Fratellanza Mussulmana è venuta al potere, e ho detto all’Assemblea che questo si intende nel testo.
Migliorata anche la parte sulla richiesta di rilascio di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliani, dove siamo riusciti a fare aggiungere che la richiesta non vale per i condannati per terrorismo.
Altre cose non hanno avuto luogo a procedere, fra cui una gravissima, cioè che i colloqui di pace devono essere “without preconditions”: evidentemente qui il pesante giudizio europeo sugli insediamenti fa premio sulla volontà di vedere veramente le parti mettersi a sedere di nuovo a parlare.
In generale, in un’atmosfera piuttosto ostile, tuttavia via via che gli emendamenti sono stati difesi in aula, ci siamo sempre ritrovati un certo numero di sostenitori, decine, e anche in numero crescente.
Segno che ascoltare argomenti favorevoli a Israele, capire che non c’è un’unica cappa di consenso per le posizioni che vedono i Palestinesi (perché questo era il punto) come vittime di continue violazioni di diritti umani, come sacrificati dalla storia che devono assolutamente essere ricompensati per questo, aiuta molti deputati a venire allo scoperto.
Alcuni, mai visti prima, sono venuti dopo la seduta a ringraziarmi per avere avuto la costanza e la continuità necessaria per l’azione intrapresa. Altri invece hanno sostenuto che è meglio tacere quando non sia assicurata la vittoria.
Io sono radicalmente contraria a questo modo di vedere le cose, penso che sia stato molto profittevole per esempio nel Parlamento Italiano, ribadire sempre le ragioni di Israele, non nasconderle mai anche a fronte di posizioni negative o dubbie: è così che siamo arrivati a catalizzare maggioranze che hanno votato contro il rapporto Goldstone o per non andare a Durban 2, o che hanno sostenuto Israele durante la prima e la seconda guerra di Gaza.
Voglio aggiungere infine che chi ha invece davvero danneggiato la situazione è stato un emendamento del delegato russo che ha proposto di scrivere "Palestine" invece di "Palestinian Authority", e la cosa è stata accettata.
Peggio ancora, è stata anche accettata la formulazione “due stati” e non “due stati per due popoli”, una recente idea propagandistica palestinese che sta prendendo piede proprio per negare il diritto degli ebrei al loro Stato, Israele. Penso che i delegati che hanno votato questo emendamento, presentato da un cipriota greco, abbiano capito poco della sua gravità.
Qui non c’entrava l'On. Marcenaro né i miei emendamenti: la sconfitta è stata legata a un moto spontaneo dei delegati europei che restano pur sempre europei.
Comunque, ne siamo usciti con la relazione migliorata, e con nuovi consensi conquistati.
p.s.: a questo link si trova la trascrizione degli interventi in plenaria durante il dibattito sul rapporto sul Medio Oriente
http://assembly.coe.int/Main.asp?link=/Documents/Records/2013/E/1306251000E.htm
www.fiammanirenstein.com