Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

 
Ugo Volli
Cartoline
<< torna all'indice della rubrica
Perché Hezbollah no? 24/06/2013
Perché Hezbollah no?
Caroline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

la guerra di Siria è uno di quegli episodi storici confusi, in cui non ci sono buoni e cattivi, ma solo esponenti di quest'ultima categoria. “Cattivo” è Assad, che massacra la sua popolazione dopo averla tiranneggiata secondo la tradizione di famiglia: una dittatura letteralmente nazista che opprime da decenni il suo paese. Ora usa i gas, i razzi, l'artiglieria sulle sue città e naturalmente minaccia di estendere la guerra al Libano, a Israele, dappertutto.
“Cattivi” sono i ribelli, almeno quelli che si sono imposti: torturatori e assassini anch'essi senza pietà, talvolta fino al punto dell'antropofagia dimostrativa, come ha mostrato un filmato diffuso su internat.
Comunque islamisti legati al Al Queda, nella migliore delle ipotesi all'Arabia Saudita e al Qatar, spesso mercenari internazionali che combattono per l'avvento di un califfato islamico. Assad e i ribelli hanno in comune una cosa fondamentale: l'odio per l'Occidente, per l'America, soprattutto per Israele - ciò che li rende “cattivi” entrambi, ma non li unisce affatto: una dimostrazione importante che non vi è, e probabilmente non vi sarà mai, un campo unificato degli “antimperialisti”, ma solo lotte scoordinate.
Del resto questa è un'antica tradizione: se si studia un po' di storia dell'Islam si vede che la maggior parte delle loro energie fin dal primo secolo dopo Maometto è stata spesa non a conquistare il mondo ma a combattersi fra di loro, ad ammazzarsi implacabilmente fra Sciiti e Sunniti, sostenitori della Mecca e di  Bagdad, del Cairo e di Damasco, arabi e persiani... per fortuna.
Dunque non ci sono i “buoni”, o magari c'erano dei ribelli per la democrazia, che nel grande gorgo della guerra civile sono stati inghiottiti e distrutti.
 

Terroristi ? L'Italia dice di no
 
Fra i “cattivi” filo-Assad si segnala un gruppo, che sembra aver trasformato negli ultimi mesi la situazione strategica: è Hezbullah, il partito di Allah, un gruppo di sciiti libanesi che si è organizzato in forma militare per combattere Israele è stato finanziato e pesantemente armato per questo dall'Iran attraverso la Siria e  a differenza di Hamas, che è sunnita, non ha morso la mano che l'ha nutrito ma ha rispettato le appartenenze settarie e si è impegnato progressivamente sempre di più e sempre più apertamente nell'ultimo anno a favore di Assad.
Nell'ultimo mese le truppe scelte di Hizbollah sono state determinanti per la riconquista di quella regione siriana assai strategica, il Qusayr che congiunge Damasco al Libano e alle montagne del nord dove hanno la loro sede ancestrale gli alauiti, cioè la setta di Assad  

Hezbollah è un gruppo che pratica senza ritegno il terrorismo in tutto il mondo. Ha provocato la guerra del Libano nel 2006 con il rapimento di tre soldati israeliani in un agguato in territorio israeliano, dopodiché ha bombardato indiscriminatamente coi suoi missili le citta israeliane del Nord; è stata giudicata responsabile alle autorità bulgare dell'attentato di Burgas sul Mar Nero dove persero la vita mezza dozzina di turisti israeliani in vacanza su quella località del Mar Nero; un suo esponente è stato di recente condannato a Cipro per il tentativo di organizzare attentati in quell'aeroporto, vi sono indizi che legano il gruppo sciita alle bombe contro la comunità ebraica di Buenos Aires,  organizzata dall'Iran.
Vi è da tempo una richiesta israeliana e americana di inserirlo nella lista nera delle organizzazioni terroriste della Comunità Europea, dove già si trova Hamas. Ciò non le farebbe probabilmente gran danno, ma almeno le toglierebbe legittimità, renderebbe più evidentemente colpevoli le complicità, per esempio impedirebbe gesti come quelli di Massimo d'Alema che dopo la guerra del 2006 si fece fotografare a braccetto con un parlamentare del movimento che risulta essere il responsabile di Hezbollah per la logistica delle armi; e magari renderebbe più difficile  il suo finanziamento, che in buona parte deriva dalla vendita di droga in Sudamerica, ma viene anche per una parte importante da raccolte più o meno forzate dai libanesi in Europa. 

La richiesta è stata fatta propria dalla Gran Bretagna, ma la Comunità Europea da mesi e anni si rifiuta di mettere nella lista nera non solo tutto Hezbollah, ma neppure la sua “ala militare”, come è stato proposto per compromesso (anche se un movimento del genere è, in sostanza, la sua ala militare, perché quella “politica” è solo un ufficio di relazioni pubbliche vero il Libano).
La comunità non è sicura, hanno spiegato gli eurocrati, non vorrebbe compiere mosse avventate... ingiustizia...  Ma queste decisioni vengono prese al livello dei consigli dei ministri, è importante sapere chi si oppone a questa scelta, che consiste semplicemente nel dire terrorista un gruppo terrorista.
Bene, la maggioranza numerica e anche qualitativa dei paesi europei, inclusa Francia e Germania, è favorevole alla richiesta inglese. Sapete chi si è opposto, almeno le ultime volte che la questione è stata posta? In questo articolo del Jerusalem Post (http://www.jpost.com/International/Britain-fails-to-get-EU-backing-for-Hezbollah-blacklisting-317112 ) si citano tre paesi che fanno resistenza: due pesi leggeri come l'Austria e la Repubblica Ceca e uno fra i grandi paesi dell'Europa, uno dei fondatori, che a noi cari amici è molto caro perché si chiama Italia. Senza dibattito pubblico, senza coinvolgere il Parlamento, sembra che l'Italia abbia deciso di non volere che Hezbollah sia dichiarato movimento terrorista.

Mi sembra giusto chiedere al ministro degli esteri Bonino: è vero che l'Italia si oppone all'inserzione di Hezbollah nella lista dei movimenti terroristi? Perché? Quando il nuovo governo fu nominato, molti di noi accolsero con sollievo il nome di Emma Bonino, uscito all'ultimo momento al posto della rinomina di Massimo D'Alema a quella responsabilità. Ma ora sembrerebbe proprio che in questa come in altre questioni Bonino stia seguendo la politica di D'Alema. La prego, signora ministro, in nome dei suoi trascorsi radicali a fianco di Israele, smentisca quest'impressione.

Ugo Volli 

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui